Nel corso della serata sarà presentato il volume Libia 1911-2015 (Miraggi edizioni) da uno degli autori, Salvatore Santangelo
PESCARA – L’Italia si trova in un periodo di forte debolezza. I suoi interessi, se solo pensiamo all’approvvigionamento energetico, sono fortemente a rischio: Libia, Russia e Algeria, nostri fornitori, si trovano in situazioni di grave instabilità politica. Stesso discorso può essere fatto per la potenziale “bomba” migratoria proveniente dalle coste dell’Africa settentrionale. Questi sono alcuni dei temi che verranno affrontati, oggi,venerdì 31 luglio, presso il Neptune beach club a partire dalle 19 nel seminario organizzato da Alessandro Addari (presidente di “App Abruzzo”) in collaborazione con “Competere” e il centro studi “Geopolitica.info” a Pescara.
Nel corso della serata – da uno degli autori, Salvatore Santangelo – verrà presentato il volume Libia 1911-2015 (Miraggi edizioni). Questa pubblicazione è il frutto del lavoro di un gruppo di studiosi coordinati dal professor Folco Biagini (La Sapienza), che hanno provato a dare una lettura degli eventi che comprendesse sia la dimensione storica degli stessi, sia quella geopolitica. Oltre a quello di Santangelo, nel libro ci sono i contributi di Andrea Cartheny, Gabriele Natalizia e Roberto Reali.
In particolare il giornalista abruzzese descriverà “l’arco di crisi” che tra il 2011 e il 2015 ha travolto la sponda Sud del Mediterraneo, i rischi per l’Italia e le diverse ipotesi politico-militari da mettere in campo. “La crisi libica – afferma Santangelo – deve essere anche l’occasione per l’Italia per superare finalmente la visione ‘minimalista’ che sta ispirando ‘Triton’: i flussi migratori, che non sono un fenomeno né contingente né di breve durata, possono essere gestiti solo con un orizzonte politico di più ampio respiro e con la piena condivisione da parte di tutti i Paesi della Eu degli oneri e delle responsabilità di questa drammatica emergenza”.
E aggiunge: “Questo stesso protagonismo deve essere esercitato dall’Italia anche nei rapporti bilaterali con tutti i diversi attori esterni alla Libia che hanno una qualche ‘influenza’ sulle diverse fazioni in lotta. Questa nuova centralità del nostro Paese si può raggiungere solo se riusciremo a mettere in campo una politica estera bipartisan lineare e coerente, che eviti le sbavature cui abbiamo recentemente assistito. L’obiettivo finale resta una risoluzione delle Nazioni unite che consenta, quando ce ne saranno le condizioni, l’ingresso in Libia di una forza multinazionale a sostegno delle ricostituite istituzioni libiche. Tale forza dovrà avere una chiara connotazione araba e africana. Non deve e non può essere l’Italia, né tantomeno l’Occidente, a gestire militarmente il possibile intervento sul campo: ne deriverebbe una lettura neo-coloniale. Al contrario – conclude il giornalista aquilano – il nostro Paese deve porsi alla guida di tutte le iniziative politiche e di intelligence possibili”. Il tutto appunto nella consapevolezza che i destini dei due Paesi sono intimamente legati.
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