PESCARA – Oggi, giovedì 4 maggio, alle ore 11.00, presso l’ex Ferrhotel, si terrà la commemorazione del centenario del bombardamento della Città di Pescara durante il Primo Conflitto Mondiale. Nell’occasione, verrà inaugurata la lapide posta sulla facciata del fabbricato, in ricordo delle vittime del bombardamento, restaurata di recente, grazie al taglio del 20 per cento dell’indennità dell’assessora alle Tradizioni Cittadine Paola Marchegiani. Oggi in Sala Giunta si è svolta la conferenza di presentazione dell’evento che si svolgerà domani in presenza di una scolaresca e dei restauratori.
Oggi saranno cento anni dal bombardamento e io ho voluto celebrarne il ricordo perché questa data sia inserita nelle giornate che la città deve ricordare. La targa restituisce la memoria di quel bombardamento: 5 velivoli austriaci ci colpirono, due le ipotesi del senso dell’operazione. La prima vede la strategia di colpire Piano D’Orta e Bussi dove si producevano materiali per l’industria bellica avversaria. La seconda ipotesi, che mi viene suggerita da Antonio Bini, uno studioso di storia e delle nostre origini, arriva dal francese Gabriel Faure che nel suo libro di viaggi, Pellegrinaggi Italiani, raccontò anche il suo passaggio a Pescara e vide in quelle bombe un’azione contro d’Annunzio e il suo irredentismo.
Le ricerca delle ragioni è compito degli storici, da parte nostra era doveroso far rivivere la memoria di ciò che accadde e delle tre persone che morirono sotto le bombe. Un gesto dovuto anche per sottolineare la lungimiranza e la sensibilità dei concittadini dell’epoca, che dopo il bombardamento si affrettarono a mettere anche quella epigrafe accanto alla lapide dedicata a Battisti.
Un gesto che mi fa venire in mente un momento del libro Cento anni di solitudine, quando a Macondo arriva la malattia del sonno e tutti soffrono d’insonnia: per vincere questo momento di mancanza di memoria, attaccarono agli oggetti dei biglietti perché non fossero vinti dall’oblio. Il restauro dell’epigrafe a cento anni dai fatti che essa ricorda, può essere considerata come uno dei bigliettini che aiutarono gli abitanti del villaggio di Gabriel Garcia Marquez a tenere viva la propria memoria”.
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