Flaiano è uno dei maggiori scrittori abruzzesi, la cui fama resta inoltre strettamente avvinta a quella di Federico Fellini, per il quale compose la sceneggiatura e talvolta creò i soggetti dei capolavori cinematografici prodotti negli anni ’50 e ’60 del Novecento. Ovviamente, si tratta di qualcosa che somiglia a un evento teatrale, per il quale Iaia Centofanti ha curato Drammaturgia e Costumi, mentre la Regia è di Fabrizio Pompei. Il testo è intrecciato alle variazioni di Francesco Rapinesi sulle musiche composte da Nino Rota per alcuni dei film di Fellini con sceneggiatura di Flaiano (I vitelloni – La strada – La dolce vita – 8½ – Giulietta degli spiriti). L’ambientazione scenografica è di Antonello Santarelli. In scena ci saranno gli attori Gemma Maria la Cecilia e Claudio Marchione e Francesco Rapinesi al contrabbasso. Il disegno luci è di Corrado Rea.
Si racconta di due attori e un contrabbassista ai quali è stato chiesto di presentarsi a Roma, nell’anno 1959, presso il Caffè Strega in Via Veneto. L’email, firmata con le misteriose iniziali E. F. specifica le istruzioni da seguire. Il Caffè Strega è uno dei locali simbolo della Dolce Vita romana, frequentato, tra gli anni ’50-’60 del Novecento, da Flaiano, Fellini e altri intellettuali. L’azione si sviluppa in base al presupposto che nel Caffè Strega aleggi lo spirito di Flaiano, la cui svanita fisicità echeggia tramite la voce del contrabbasso e la cui sempreverde creatività gioca a impadronirsi della volontà degli attori: questi, infatti, quando indossano gli occhiali alla “Ennio” parlano secondo le idee e il vocabolario dei libri di Flaiano, con particolare attenzione al “Diario degli errori” e al suo micidiale intreccio di illuminismo tenebroso e pessimismo comico. La tessitura musicale evoca le opere di Nino Rota, fratello della moglie di Flaiano e autore di molte colonne sonore dei film di Fellini scritti insieme con Flaiano.
L’atmosfera generale ricorda quella tipica dei film in bianco e nero. La scenografia allude vagamente al Caffè Strega degli anni ’50. Tra l’altro, si noterà, sullo sfondo una riproduzione della foto di Man Ray “Le Violon d’Ingres”. Ben evidente sarà l’insegna “Caffè Strega” con sotto la scritta del tipico umor nero flaianeo “Barbiere, Polizia, Vendita di bare, Caffè, Tutto”. Non va trascurato che Ennio Flaiano vinse, nel 1947, la prima edizione del Premio Strega e che negli anni ’50 e ’60 del Novecento fu sceneggiatore anche per molti grandi film di Antonioni – Dino Risi – Eduardo – Lattuada – Monicelli – Steno e Zampa.
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