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Operazione Carinzia, scoperta maxi frode fiscale per 295 milioni di euro

da Francesco Rapino

Operazione CarinziaI dettagli presentati questa mattina nel corso di una conferenza stampa

CHIETI – Il Nucleo Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Chieti ha concluso una vasta operazione in materia di fiscalità internazionale nei confronti di un gruppo criminale che aveva ideato un complesso ed articolato sistema illecito finalizzato a frodare il Fisco italiano mediante società operanti in Italia ma con residenza fittizia all’estero.

“Questa operazione – ha spiegato il comandante delle Fiamme Gialle di Chieti, Vittorio Di Sciullo – riguarda una maxi evasione fiscale ed è internazionale. Si tratta di un triangolo tra aziende estere e società cartina che fa delle fatture fittizie. C’è il danno allo Stato che non incassa, il danno economico con la concorrenza sleale ed un danno alle imprese con la perdita di posti di lavoro. Il dato è incredibile. Quello che provoca allarme sociale è il furto, la rapina, l’estorsione, ma anche l’evasione fiscale ha delle ricadute sulla società incredibili. L’evasione fiscale a questo livello è un crimine. Il danno è notevole, c’è il danno allo Stato e alla collettività con la perdita di molti posti di lavoro”.

Attraverso una fitta rete di indagini e riscontri documentali compiuti, le Fiamme Gialle teatine hanno delineato un preciso quadro probatorio documentale a carico dei responsabili dell’organizzazione criminale, caratterizzanti l’illecita attività svolta nel settore del commercio di prodotti elettronici avente i requisiti di una complessa frode alla normativa Italiana e comunitaria in materia di Imposte Dirette e di IVA. I Finanzieri di Chieti hanno accertato che, nel periodo dal 2006 al 2013, il gruppo criminale ha occultato al Fisco oltre 295 milioni di euro di elementi positivi di reddito ed oltre 59 milioni di euro di IVA sottratti a tassazione.

Alla Procura della Repubblica di Chieti sono state denunciate 42 persone, fra cui spiccano i sei soggetti al “vertice” del sodalizio criminale i quali dovranno rispondere del reato associativo finalizzato alla frode fiscale ed all’omessa dichiarazione, reso più grave dalla circostanza aggravante della transnazionalità e cioè dell’essere stato perpetrato mediante un’organizzazione operante in diversi Stati nazionali.

Il meccanismo della frode si è basato su operazioni intercorse tra soggetti con sede in diversi paesi membri della Comunità Europea e volte ad aggirare la normativa sul regime IVA degli acquisti intracomunitari. In particolare, la merce veniva acquistata in esenzione d’imposta da soggetti giuridici esteri la cui localizzazione all’estero (Austria, Polonia e Slovacchia) è risultata fittizia in quanto la loro l’attività si realizzava di fatto in Italia (Francavilla al Mare, Ripa Teatina e Pescara), e successivamente rivenduti ad acquirenti finali nazionali, interponendo soggetti giuridici nazionali (c.d. società cartiera o missing trader) creati ad hoc al solo scopo di caricarsi di tutto il debito IVA che non sarebbe mai stato pagato.

La costante evasione delle Imposte dirette e dell’Iva consentendo l’immissione sul mercato nazionale di prodotti elettronici ed informatici “sottocosto” ha ovviamente realizzato una situazione di concorrenza sleale nei confronti degli operatori onesti che si sono trovati costretti a concorrere con operatori in grado di offrire prezzi considerevolmente più bassi.

Inoltre, è stato richiesto il sequestro di beni immobili alcuni dei quali intestati a prestanome allo scopo di sottrarli ad eventuali azioni di confisca.

“Abbiamo smantellato una grande evasione fiscale – ha sottolineato il maggiore Alberto De Ventura – con società con sedi estere. Erano società credibili, con sede, era tutto perfetto. In Europa non c’è ancora un’economia armonizzata, non ci sono le stesse aliquote Iva. Si faceva finta di vendere, inoltre i prodotti non si muovevano dall’Italia, le fatture andavano e venivano, ma era tutto finto. Questi soggetti per sei anni sono riusciti a farla franca. Sono stati traditi da un piccolo errore, il capo di questa organizzazione aveva un tenore di vita molto elevato con Porsche, ecc. dovuto ad un elevato reddito, ma dichiarava molto poco e da lì sono arrivati i pedinamenti. Questo gruppo criminale ha organizzato tutto in modo che si potessero evitare i controlli. Noi abbiamo fatto il salto di qualità controllando il territorio. Anche le società estere erano organizzate con un organo di controllo”.

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