Operazione partita nelle prime ore dell’alba
PESCARA – È in corso dalle prime ore della mattina un’operazione condotta dai militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Pescara per l’esecuzione di misure di custodia cautelare, emesse nei confronti di Paun Ciprian, 31enne, Comardici Sile-Marian, 30enne e D’Alessandro Gianni, 50enne di Spoltore con precedenti specifici, indagati per il reato di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti e alla ricettazione di rame nelle province di Pescara e Chieti.
L’indagine ha preso il via nel mese di giugno 2016, a seguito di un controllo della pattuglia in servizio di perlustrazione; nella circostanza, alle 2.30, sono stati fermati tre romeni in via Raiale nei pressi dell’ex cementificio e a seguito di perquisizione, sono stati rinvenuti arnesi atti allo scasso. La presenza degli attrezzi e le circostanze di tempo e di luogo non sono passate inosservate tant’è che i Carabinieri hanno deciso di avviare una complessa attività investigativa, protrattasi per circa tre mesi e condotta con l’ausilio d’intercettazioni telefoniche e video-ambientali, nonché con numerosi servizi di pedinamento.
I militari hanno accertato l’esistenza di un’associazione criminale dedita alla commissione di furti consumati in aziende delle province di Pescara e l’Aquila. Il materiale rubato veniva poi ricettato da Gianni D’Alessandro, titolare della ditta di smaltimento rifiuti non ancora ufficialmente attiva con sede a Miglianico; circostanza curiosa è da individuare nel fatto che il capannone utilizzato fosse lo stesso utilizzato da Giuseppe Salvatore per la ricettazione ed il riciclaggio di rame, illecita attività smascherata sempre dagli stessi Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Pescara nell’ambito dell’ operazione Red Sky conclusa nel 2015 con 25 arresti.
In particolare il D’Alessandro, si è faceva consegnare cavi elettrici, per la maggior parte delle volte già sguainati, che previa pesatura pagava in contanti direttamente alla banda.
Singolare il modus operandi:
i malviventi giungevano in tarda serata nei pressi dell’ex cementificio; l’autista, una volta scaricati i complici a poca distanza dalla ditta, rimaneva in attesa nascondendosi solitamente all’interno del parco posto di fronte alla porta carraia, fungendo da palo ed avvisando i complici, che nel frattempo erano intenti a tagliare e sguainare i cavi di rame dall’impianto elettrico, in caso il vigilante di turno entrasse per effettuare un controllo nei giri d’ispezione.
Una volta asportati i cavi questi venivano nascosti nell’area retrostante lo stabile in mezzo e sterpaglie, ben celati, per poi essere recuperati in un secondo tempo. La tecnica aveva lo scopo di evitare di poter incorrere in controlli, più facili in orario notturno, con la refurtiva appena asportata. Solo la mattina successiva recuperavano il rame, portandolo al capannone del D’Alessandro; monitorati quindi gli spostamenti della banda e individuato il luogo della ricettazione, i Carabinieri, grazie all’installazione di una telecamera, sono riusciti a documentare lo scarico della refurtiva consegnata con puntualità svizzera, ricevendo pagamenti in contanti per quanto lasciato.
Ridottissimi i contatti telefonici tra i romeni ed il ricettatore, che avevano ideato un sistema talmente collaudato da evitare qualsiasi tipo di comunicazione; tale espediente però non ha impedito ai militari di scoprire la procedura grazie ad una sola telefonata nella quale il chiamante, fingendo di non conoscere il D’Alessandro, gli diceva che stava passando da quelle parti per caso ed avendo notato un capannone di rifiuti gli chiedeva se avesse una batteria. La telefonata ha subito destato l’attenzione dei militari in quanto se la conversazione fosse stata genuina il romeno non avrebbe potuto avere il numero di cellulare di uno sconosciuto.
Le incursioni al cementificio sono durate qualche settimana fino a quando i Carabinieri, accertato nel dettaglio il modus operandi, hanno deciso di intervenire. La notte del 19 settembre 2016, un equipaggio in borghese ha seguito a distanza la Mercedes con i 5 a bordo. Il mezzo, imboccato via Raiale in direzione Chieti, giunto in prossimità dello stabilimento ha lasciato quattro uomini, visti scavalcare il muro di cinta.
A quel punto l’autista, si è allontanato, fungendo da palo mentre gli altri, come al solito, si sono messi al lavoro. Intorno alle 04.00, terminato di caricare il rame pulito dalle guaine di plastica, mentre stavano caricando l’oro rosso sulla macchina intanto ritornata sono stati bloccati dai militari della Compagnia di Pescara. Cinturata la zona, per i malfattori non c’è stata possibilità di fuga: ingente il bottino del furto; 47 matasse di rame per un peso complessivo di 560 kg e per un valore di mercato di circa 4000 euro.
Ancora maggiore il valore complessivo di quanto recuperato: circa 2 tonnellate di rame per un valore di circa 16.000 euro.
Sono in corso le ricerche di 3 romeni destinatari della misura cautelare al momento resisi irreperibili.
“È stata smantellata nelle prime ore della mattina un’associazione per delinquere composta da cinque cittadini romeni ed un italiano – ha spiegato il maggiore Claudio Scarponi – sono state documentate nel corso delle attività una serie continuata di reati commessi appunto ai danni del cementificio e di un’azienda dell’aquilano.
L’attività partita da un semplicissimo normale e quotidiano controllo effettuato da una pattuglia durante la notte. È stato bloccato un furgone e per gli attrezzi trovati a bordo (cacciaviti, pinze, piedi di porco) e per il fatto che le persone avevano tutte precedenti specifici per analoghi reati, si è deciso di accendere il faro investigativo.
Le comunicazioni erano veramente limitate, è stata documentata infatti una sola telefonata nei confronti del ricettatore che era la persona che riceveva materialmente l’oro rosso rubato. Sono in corso le ricerche tuttora, una volta accertato che in Abruzzo ed in Italia non ci sono, verranno estese anche all’estero”.