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Ordine dei giornalisti su dichiarazioni Chiodi

da Donatella Di Biase

L’AQUILA – Le dichiarazioni del presidente della Regione Gianni Chiodi rilasciate alla commissione parlamentare d’inchiesta sulla sanità    hanno  sollevato una polemica e determinato la reazione dei giornalisti di Rete8 e Telemare, che  a detta del presidente si lascerebbero condizionare dalla sanità privata proprietaria di tali emittenti. I giornalisti hanno replicato:

I giornalisti di queste due testate rigettano con forza ogni riferimento legato alla volontà di condizionare l’opinione pubblica. Un modo di fare che non li ha mai contraddistinti in passato e non lo farà in futuro. Il nostro compito è stato sempre quello d’informare gli abruzzesi con correttezza ed onestà, nel rispetto della verità sostanziale dei fatti. E con tale spirito, in totale sintonia con il nostro Direttore Responsabile  continueremo a lavorare, senza rancori ma con la massima serenità ed obiettività.


Sulla querelle riceviamo e pubblichiamo l’intervento  di Stefano Pallotta , Presidente Ordine giornalisti d’Abruzzo  la cui nota recita:

I giornalisti di Rete8 e Telemare, nel corso degli anni, hanno dato ampia dimostrazione di saper rispettare le regole fondamentali della professione giornalistica, producendo un’informazione di qualità che ha consentito alla loro emittente di posizionarsi al vertice dell’informazione regionale. Ogni considerazione che sollevi dubbi sulla loro attività, improntata a fornire un servizio ai cittadini abruzzesi, non può che trovarci in completo disaccordo.

Ciò al di là delle teorie sul condizionamento dell’opinione pubblica, che è un elemento insito a qualsiasi tipo di attività editoriale, posto che nel nostro Paese non esistono i cosiddetti “editori puri”. Proprio in Italia, infatti, vi sono esempi che non lasciano dubbi rispetto a questo assunto. Tuttavia l’attività di informazione, e più specificatamente l’attività dei giornalisti che operano in questi organi di informazione, è improntata al rispetto delle norme deontologiche ed etiche della professione giornalistica che impone loro di considerare il loro editore di riferimento l’opinione pubblica che non è, amorfamente, materia da manipolare.

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