Home » Attualità » Oricola, questione amianto ancora in discussione

Oricola, questione amianto ancora in discussione

da Annarita Ferri

Amianto e rifiuti pericolosi: il caso Oricola

ORICOLA (AQ) – Si torna a discutere del problema dell’amianto e dei rifiuti pericolosi ad Oricola nella provincia aquilana. Oggetto dell’attenzione  è un un capannone di 10000 mq, denominato ex fornace Corvaia, situato in località Golfarolo del comune di Oricola,confinante con i territori e le comunità abitative, commerciali e industriali della Piana del Cavaliere, Carsoli e Pereto.

Il capannone in cemento e amianto, abbandonato, diroccato e pericolante è stato da circa un ventennio, continuativamente aggredito dagli elementi atmosferici e dalla vegetazione che ne hanno provocato sfaldamenti e crolli.

Il relitto, che appare sempre più strutturalmente degradato ed ai limiti del collasso, grava su un’area al di sotto della quale pescano i pozzi d’acqua di uso domestico, è adiacente a corsi d’acqua di Fosso Cammarano di Colle Farola, Carsoli e  Fosso Secco di Golfarolo, Oricola, all’impianto del depuratore CAM del distretto idrico dei Comuni di Carsoli, Oricola, Pereto, Rocca Di Botte e ad un laghetto di pesca sportiva.

I cittadini rappresentati dal portavoce Virgilio Conti sono allarmati in quanto un cedimento della costruzione portante accrescerebbe a dismisura il quantitativo delle fibre di amianto in aerodispersione che secondo l’ASL di Avezzano-Sulmona e l’Agenzia per l’ambiente ARTA Abruzzo, si trattano di sostanze estremamente pericolose per la salute: amianto in matrice friabile del tipo crisotilo o asbesto bianco e crocidolite o asbesto blu; in altre parole, polveri e microfibre amiantifere che, liberate dalle aggressioni atmosferiche e poste in aerodispersione sono, se inalate, letali e cancerogene anche a distanze notevoli.

Il tempo trascorso dalle certificazioni ASL e ARTA che attestano la pericolosità del sito purtroppo è di tre anni e mezzo;il tempo massimo di trenta giorni previsto dall’Ordinanza del comune di Oricola per lo sgombero e la bonifica è scaduto da tre anni. A ciò si somma che il tempo trascorso dal sequestro penale e dalle prime notifiche sanzionatorie è di due anni e sei mesi,mentre il tempo trascorso dall’emanazione della sentenza che ha decretato la condanna della persona fisica proprietaria del sito e ordinato la bonifica del sito è di un anno.Il tempo dunque scorre: a ottobre 2010, nessun provvedimento concreto di messa in sicurezza, nessuna rimozione dei materiali inquinanti, nessuna bonifica del territorio, nessuna risposta dalle istituzioni …niente di niente, e si è in attesa di veder attuato quanto disposto da ARTA e ASL, ordinato dal Comune di Oricola, sollecitato dalla Protezione Civile di Roma, dalla Regione Abruzzo, dalla Provincia e dalla Prefettura di L’Aquila e da ultimo, in ordine di tempo, intimato dalla Procura di Avezzano.

Le carte della vicenda del capannone di amianto, scritte a vario titolo nel corso degli anni ormai costituiscono un faldone cospicuo e polveroso  che giace  lì negli uffici che ricevono le segnalazioni che  Conti le definisce in questo modo:

le carte sono pesanti e ferme come e più della struttura incriminata che pur qualche sussulto manifesta nel crollo e nella dispersione aerea dei suoi pezzi; le carte, tante e nessuna che protegge realmente, riferiscono esposti e denunce, ispezioni e analisi, ordinanze e ingiunzioni, sequestri e processi… ma da decine d’anni le sostanze nocive che contaminano l’aria, la terra, le acque, incombono ogni momento, gravi, pericolose, terribili, …cancerogene; le carte ci sono tutte, per dare finalmente concretezza alle disposizioni previste, per avviare a soluzione una vicenda gravissima e non più tollerabile di offesa alla salute e all’ambiente;le carte ci sono tutte per realizzare un passo che rafforzerà nell’animo dei cittadini, dei residenti, dei contribuenti e degli elettori quella fiducia per le istituzioni che talvolta essi sentono vacillare.

E continua chiedendosi:

Potranno mai i numerosi appelli dei cittadini avere risposte dalle istituzioni? E soprattutto, potranno mai le tante citate carte tradursi in un intervento risolutivo di effettiva messa in sicurezza?

Eppure la legislazione a riguardo è chiara: secondo l’ Articolo 244 se il proprietario del sito non provvede, gli interventi necessari sono adottati dall’amministrazione competente in conformità a quanto disposto dall’articolo 250,invece l’ Articolo 247 recita che nel caso in cui il sito inquinato sia soggetto a sequestro, l’autorità giudiziaria che lo ha disposto può autorizzare l’accesso al sito per l’esecuzione degli interventi di messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale delle aree, anche al fine di impedire l’ulteriore propagazione degli inquinanti ed il conseguente peggioramento della situazione ambientale ed infine l’ Articolo 250 riporta che qualora i responsabili della contaminazione non provvedano, gli interventi sono realizzati dal comune territorialmente competente e, ove questo non provveda, dalla regione.

Sono tutti e tre articoli di legge tratti e qui liberamente riproposti  dal Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 14 aprile 2006

Ti potrebbe interessare

Lascia un commento