I suoi genitori erano entrambi nati in provincia di Pescara: il padre a Torre de’ Passeri e la madre a Popoli
POPOLI – Fra pochi giorni saranno trascorsi 80 anni da quando Felice Di Nicolantonio entrò nella leggenda degli Eroi. Lo vogliamo ricordare dopo averne ricostruito le esatte origini familiari. Felice Di Nicolantonio nacque a Barren Island (Stati Uniti) nel 1916, da Carmine (“contadino” nato a Torre de’ Passeri, il 26 ottobre del 1875, figlio di Giovannantonio e Carmela Di Bartolomeo) e da Domenica Ciccarelli (“contadina” nata a Popoli, in provincia di Pescara, il 13 febbraio del 1882, figlia di Berardino e Maria Sofia Antonucci). I genitori di Felice si erano sposati a Popoli il 9 dicembre del 1902. Nel 1910 i suoi genitori decisero di tentare il “sogno americano”.
Sbarcarono ad “Ellis Island” dal piroscafo “Prinzess Irene”: con loro Luciano (7 anni), Amedeo (nato il 26 marzo 1907), Berardino (2 anni) e Maria (1 anno). Negli Stati Uniti Carmine trovò lavoro e residenza a Barren Island penisola sulla costa sud-est di Brooklyn a New York City (a quel tempo utilizzata come discarica dove venivano trasportate tonnellate di rifiuti. I residenti, soprattutto neri e poveri immigrati italiani, vivevano in baracche e costretti a sopportare la puzza nauseabonda e i fumi nocivi degli inceneritori dell’isola. In molti si ammalavano. Un vero vergognoso “ghetto”). Lì, nel 1916, nacque e fu battezzato, nella unica chiesa cattolica, Felice Di Nicolantonio.
E sempre lì studiò nella piccola scuola attrezzata in una fatiscente baracca. Anni dopo tornò in Italia per il servizio di leva. Nel 1937 servì il 322° reggimento di fanteria e poi il 22° reggimento fanteria. Successivamente partì volontario, con il VII battaglione complementi, per la “Guerra di Spagna”. Inquadrato nella “Divisione Littorio” (quest’ultima divisione era costituita con volontari dell’Esercito) partecipò alle operazioni di guerra, distinguendosi per ardimentoso coraggio, fino al giugno del 1939. Rimpatriato fu collegato in congedo.
Richiamato per mobilitazione il 6 giugno 1940 fu destinato al 12° fanteria dove venne promosso caporale. Trasferito al 47° reggimento mobilitato e incorporato nella compagnia comando del I° battaglione, partì per l’Albania sbarcò, il 9 dicembre 1940, a Valona.
Solo pochissimi giorni dopo il giovane abruzzese seppe conquistare la gloria morendo da Eroe. Ecco la motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare che gli venne assegnata: “Facente parte di un battaglione già provato da sanguinosi combattimenti ed in critica situazione, veniva incaricato con pochi ardimentosi di raggiungere ed occupare di urgenza una quota allo scopo di prevenire e trattenere il nemico reso baldanzoso da un inaspettato successo. Con decisione e sprezzo del pericolo giungeva primo sull’obiettivo e col tiro calmo e preciso della sua mitragliatrice fulminava l’avversario, incitando con la voce i camerati ed infiammandoli con l’esempio del proprio ardimento. Gravemente ferito, rimaneva eroicamente al suo posto di combattimento per tre giorni, finché mortalmente colpito al petto si abbatteva sull’arma, offrendo la sua vita alla Patria al grido di « Viva l’Italia ». Fulgido esempio di valore militare e di eroico attaccamento al dovere. Mali Terzorit (Q. 1381), 14-16 dicembre 1940”.
A cura di Geremia Mancini – presidente onorario “Ambasciatori della fame”