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Pallavolo Teatina: Angeloni parla del futuro dei neroverdi

da Redazione

Giustino Angeloni pallavolo teatina

Il nuovo corso della CO.GE.D. Chieti. Il futuro, gli obiettivi e l’identità della società neroverde nelle parole di Giustino Angeloni che si è unito al gruppo dirigenziale. “Il nostro impegno è di costruire una squadra di buon livello, con giocatrici forti, un mix di ragazze confermate e di nuovi acquisti”

CHIETI – A partire dal finale della penultima stagione, e con sempre maggior presenza e passione nel corso del campionato appena concluso, Giustino Angeloni si è unito al gruppo dirigenziale della CO.GE.D. Pallavolo Teatina. Un umanista, come lui stesso ama definirsi, ma anche tante altre cose: ingegnere chimico, dirigente d’azienda e amministratore delegato di gruppi importanti quali, tra gli altri, Niccolai e De Cecco, nonché titolare della società Theate Consult. Ma ancor di più di questo, Giustino è un teatino vero, una persona innamorata della sua città che ha scelto di intraprendere questa nuova avventura nella pallavolo femminile, portando in società tutto il bagaglio di esperienze e di competenze che la sua carriera e la sua esperienza di vita gli hanno regalato.

Hai alle spalle una lunga carriera come dirigente d’azienda, ma qualcuno potrebbe pensare che non hai esperienza nel mondo dello sport. E invece…

Da giovane ho praticato il calcio, arrivando a giocare fino in serie D, che all’epoca era una categoria di ottima caratura tecnica. Gli altri sport, inclusa la pallavolo, li avevo conosciuti solo a livello studentesco. Poi, per peripezie lavorative, mi sono trovato ad essere dirigente di una squadra di pallavolo maschile di serie B. Era il 1979 ed ero direttore di stabilimento per un’azienda, la Mangimi Niccolai, che finanziava una squadra presso Casavatore, vicino Napoli. Era una bella squadra tra l’altro, dove militava Giovanni Errichiello (uno che poi è arrivato in Nazionale), ma anche Russo e Fabroni. Essendo parte dell’azienda, mi sono trovato ad essere dirigente di una squadra che vinse il campionato di serie B e giocò, l’anno successivo, in A2. Ricordo trasferte lunghe e durissime, anche dal punto di vista logistico, campionati di alto livello e un episodio in particolare: quando il Chieti venne a giocare in casa nostra ed io, da solo, mi misi a urlare “Chieti, Chieti!”, destando lo stupore dei miei giocatori e del resto del pubblico. Molti anni dopo, nel 2006, ho rilevato la Chieti Calcio e ne sono stato presidente per due stagioni, vincendo altrettanti campionati, dalla Promozione all’Eccellenza e dall’Eccellenza alla Serie D. Quindi si può dire che ho pochi anni d’esperienza nel mondo dello sport, ma anche che ho riscosso un buon numero di successi.

In virtù della tua esperienza, cosa puoi portare di nuovo e in cosa pensi di poter migliorare la CO.GE.D. Pallavolo Teatina?

Parto dalla premessa che in questi ultimi anni le cose sono cambiate moltissimo. Nella logistica, nelle modalità di allenamento, in tutto insomma. Più che dalla mia esperienza di dirigente sportivo, posso insegnare qualcosa attingendo dalla mia esperienza di dirigente d’azienda. Lo sono diventato nel 1982 e sono rimasto tale per il resto della mia carriera. Ho avuto la fortuna di lavorare in aziende importanti e a stretto contatto con capi importanti (uno su tutti l’ingegner Carlo De Benedetti), che hanno investito tanto nel capitale umano e quindi anche su di me, facendomi imparare tante cose. Tutto ciò che ho appreso risulta ancora utilissimo per una società moderna. Nella Teatina ho trovato grande passione e grande amore per la pallavolo, ma anche una profonda impreparazione nella gestione dei fenomeni di natura aziendale. Mi riferisco in particolare alla capacità e alla necessità di incrociare dati sportivi e dati economici, di stilare una programmazione a breve e medio termine, di porsi obiettivi strategici che vanno confermati negli obiettivi tattici, di portare avanti una gestione collegiale, in cui ogni dirigente apporta il proprio contributo in base alla rispettive competenze e specializzazioni. Il tempo dei dirigenti “tuttofare” è finito. Io credo che la CO.GE.D. possa crescere molto in questo senso e il mio obiettivo è di trasmettere ad uno staff di persone giovani e volenterose queste mie esperienze.

Nel mondo della pallavolo femminile, quantomeno a livello di serie B, non girano grandi cifre e spesso le società vanno in difficoltà con i conti. In questo quadro, Chieti ha la possibilità di far meglio degli altri e di lasciarsi certi problemi alle spalle?

Oggi viviamo in una crisi economico-finanziaria generale, di cui le attuali vicissitudini di governo sono specchio. Ne deriva sempre meno denaro destinato da aziende e imprenditori per fare sport e per pubblicità. Ma proprio in questi momenti di difficoltà lo sport diviene, a mio avviso, ancora più importante, un modo per distribuire le energie e per impiegare ragazze e ragazzi che magari non vogliono continuare a studiare, che non trovano o persino non cercano un lavoro. Facendo sport possono capire le loro attitudini, le loro qualità, trovare una strada sulla quale proseguire lungo il cammino della loro vita. La CO.GE.D. ha tutte le caratteristiche per fare bene: deve affrontare costi alti, ma di certo non paragonabili a quelli che girano nel mondo del calcio o anche del basket; in più, fa riferimento a quello che è lo sport più praticato in Italia (oltre 7 milioni di giocatori/giocatrici) e soprattutto dalle donne. A fronte di tutto questo, bisogna avvicinare la città a questa realtà in un momento di crisi nera per lo sport a Chieti, soprattutto dal punto di vista dei risultati. La società va rinforzata, bisogna portare avanti un programma di marketing concreto, ottimizzare i costi e organizzare una forte attività giovanile, perché far crescere atlete forti in casa è l’unico modo per rimanere competitivi sul lungo periodo. A Chieti esistono 108 società sportive censite, che vanno dal calcio alla scherma, dalla ginnastica artistica al basket, dal rugby al nuoto, dal baseball agli scacchi. Questo vuol dire che a Chieti si gioca, ma significa anche che le forze, e quindi le finanze, sono molto disperse. La Teatina può essere la felice sintesi tra un’attività sportiva di base e un’attività che possa ottenere dei risultati sportivi. Quello che noi ci poniamo, il nostro obiettivo strategico sul breve periodo, è conquistare la serie B1.

L’obiettivo è dunque quello di costruire una buona squadra, che occupi le zone alte della classifica, ma senza fare il passo più lungo della gamba dal punto di vista economico?

Esattamente. Il nostro impegno, al quale stiamo lavorando già da alcune settimane, è quello di costruire una squadra di buon livello, con giocatrici forti e il giusto mix di ragazze confermate e di nuovi acquisti. Tuttavia, allestire una squadra competitiva è condizione necessaria ma non sufficiente per vincere. Per ottenere i risultati sul campo entrano in gioco tanti altri elementi: la chimica di squadra, la comunione di intenti tra squadra e società e all’interno della società, non ultima la fortuna, che rimane fondamentale in tutte le attività umane.

Oltre ai valori tecnici, quali sono gli altri valori ai quali tieni, quelli che vorresti trasmettere attraverso la CO.GE.D. e la pallavolo?

Su tutti il labor, come dicevano i latini, ovvero la voglia, l’applicazione, il sudore. Raggiungere i risultati attraverso il sacrificio, la disponibilità a sacrificarsi per fare risultato tutti insieme, giocatori e dirigenza. E a proposito di quest’ultima, non parlo solo di chi mette i soldi, ma anche di chi dà il proprio prezioso contributo. Negli scorsi giorni, le signore che compongono lo staff dirigenziale hanno prestato il loro tempo e la loro energia per restituire pulite, ai legittimi proprietari, le case che sono state date in affitto quest’anno alle giocatrici: quanto vale questo gesto? Tantissimo, è incalcolabile, perché è una testimonianza d’amore e di disponibilità senza pari. Con queste persone e con questo spirito, da parte di tutti, non si può che vincere. Il mio desiderio è che le giocatrici capiscano che la nostra società non è uguale alle altre, che a Chieti potranno arricchirsi dal punto di vista tecnico e umano, che possano innamorarsi della nostra città e che comprendano che giocare in una città con tremila anni di storia non è la stessa cosa che giocare in un paesino di montagna o in altri luoghi senza passato.

Dal punto di vista personale, dopo quello che hai già raggiunto e vissuto, cosa ti spinge a buttarti in questa nuova avventura della pallavolo femminile?

Bella domanda, me la sono posta anch’io tante volte. Siamo a metà strada tra la scelta e la costrizione. Dopo quello che ho già fatto, anche a livello sportivo per Chieti, nessuno avrebbe potuto dirmi nulla se avessi deciso di rimanere fuori. Ma in tutta la mia vita l’attaccamento per la mia città è stato un motivo fondamentale, una forza insuperabile. Da giovane ho fatto a lungo il commerciale, sono stato area manager in Sud America, ho avuto la fortuna di girare il mondo, ma tutto ciò che ho imparato l’ho riportato qui, l’ho reinvestito a Chieti. La mia società si chiama Theate Consult, dall’antico nome latino della città: se mi fossi trasferito a Milano certamente avrei guadagnato di più, ma io e la mia famiglia siamo fatti così. Lo faccio per amore. Per amore della mia città.

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