PESCARA – “Su invito della Dirigente Prof. Giovanna Ferrante questa mattina, come Assessore alla Pubblica Istruzione e Pari Opportunità, ho incontrato i ragazzi del liceo Marconi, accompagnata dai docenti Scorcia, Operoso e Paolone, per parlare insieme di Parità e di contrasto alla violenza.
Mi hanno accolta, con un tavolo da relatori cosparso di petali di rosa rossa e messaggi sul senso dell’amore scritti in rosso su bigliettini bianchi, dopo aver approfondito con l’insegnante di storia il tema dei diritti delle donne nel novecento. Ho spiegato ai ragazzi come la parità sia il frutto dell’uguaglianza e come sia tutelata, nel nostro ordinamento giuridico, nell’articolo 3 della Costituzione ma che innanzitutto la Parità è un diritto umano è fondamentale e che la creazione del principio delle pari opportunità, seppur recente, già sta portando grandi frutti sul piano del rispetto e della valorizzazione della figura femminile. Ma ancora molta strada deve essere compiuta.
Ho spiegato ai ragazzi che per la prima volta noi donne in Italia abbiamo avuto il diritto di votare nel 1946 e che soltanto nel 1956 è stato abolitolo lo “Ius corrigendi” ossia il diritto del marito di correggere la moglie anche con l’uso di forza; che soltanto nel 1969 veniva dichiarato incostituzionale l’articolo 559 del codice penale che puniva per il reato di adulterio, con il significato dettaglio che l’adulterio costituiva reato solo se perpetrato dalla moglie nei confronti del marito e non il contrario; ed infine che soltanto nel 1981 è stato abolito il matrimonio riparatore che poneva il paradossale scenario dell’estinzione del reato di violenza sessuale in capo al maltrattante se poi questi avesse sposato la vittima: oltre all’orrore della violenza sessuale veder restare impunito il maltrattante divenuto marito della vittima stessa.
In questo quadro abbiamo riflettuto insieme su come tanto recente sia la storia di mancanza di parità e come negli ultimi decenni si sia giunti alla consapevolezza della necessità di intervenire a livello legislativo e culturale e così nel 1997 nasce il ministero delle pari opportunità con la legge 120 del 2011 nasce la legge delle cosiddette “quote rosa” volta a garantire una percentuale obbligatoria di entrambi sessi nelle attività lavorative, negli assetti collegiali pubblici o privati proprio per garantirne la rappresentatività. Ho raccontato ai ragazzi le ultime scoperte delle neuroscienze che ci confermano che il sistema neurologico maschile e femminile sono diversi e che il cervello femminile è dotato di una grande forza che è l’empatia.
Proprio per questa diversità, che rappresenta un dono e un punto di forza, è necessario promuovere la presenza paritaria di donne e uomini in ogni organo collegiale perché il frutto dell’operazione proficua e che tenga conto di tutti, inclusiva e benefica per la società non può venire se non dalla cooperazione tra i sessi. Abbiamo parlato dell’agenda 2030, di come l’ uguaglianza di genere costituisca il quinto punto dei 17 obiettivi e che quindi è un obiettivo condiviso a livello internazionale e mondiale.
Ragionando insieme ho spiegato ai ragazzi come alla radice della violenza contro le donne vi sia proprio la mancanza di parità, lo squilibrio di potere tra uomo e donna che e la mentalità che vi sono ancora molto sostenitori di questo squilibrio. Più lavoreremo per la parità all’interno delle nel nostre comunità, più forte sarà il contrasto alla violenza sulle donne. Sul tema della violenza ho dato alcuni numeri che purtroppo non sono rassicuranti e che indicano un elevato tasso di violenza in ogni contesto fino a raggiungere la c.d “strage delle donne” con i quasi 100 femminicidi annui attualmente calcolati nel nostro paese. Per aiutare i giovani ho descritto quali sono i segnali della violenza che sono sempre simili nelle casistiche e si ripetono: il primo segnale è rappresentato dal possesso e dal controllo sull’altro, poi c’è la violenza verbale psicologica, fisica o sessuale e poi c’è la farsa della tregua che sempre il maltrattante, dalla personalità narcisistica, mette in atto per confondere e manipolare la vittima.
Quindi dal controllo e dalla gelosia si passa alla violenza e poi al chiedere scusa, al fare i complimenti, al mettere in atto un atteggiamento tenero (naturalmente falso!) per poi ricominciare ad usare violenza. Ho detto con forza ai ragazzi e alle ragazze presenti che non c’è nessuna giustificazione per la violenza fisica subita non c’è nessuna azione che possa essere compiuta che meriti la violenza fisica e ho invitato quindi i giovani a comunicare tra loro eventuali episodi accaduti, a riferire a genitori ed insegnanti ed a contattare le forze di polizia che oggi più che mai sono totalmente disponibile rispetto al recepimento di segnalazioni denunce o semplicemente condivisione di fatti vissuti.
Come donna nelle istituzioni ho promesso il mio impegno per la città e per il nostro territorio affinché la parità possa crescere sia nella mentalità delle persone sia come concreta tutela maggiore della figura femminile a livello legislativo e di governo, in tutti i contesti. I ragazzi mi hanno rivolto domande molto intelligenti ed utili e rispondendo alle domande che in parte vertevano sul tema della donna e del lavoro ho spiegato come nel nostro paese c’è ancora molto da fare poiché le statistiche dicono che le donne sono le prime a raggiungere titoli di studio con votazioni molto alte ma poi ai vertici accademici o aziendali quasi sempre vi sono
uomini.
Questo vuol dire che nel nostro paese dobbiamo migliorare la tutela della donna non soltanto nell’accesso al mondo del lavoro ma anche nella conservazione del suo ruolo nel momento in cui nasce una famiglia perché il dono più grande, ho spiegato ai ragazzi sono sicuramente i figli ma questo non deve portare, e l’ho detto da madre di quattro figli, alla rinuncia dei loro ruoli professionale e lavorativi all’interno della società. A tal proposito una studentessa mi ha chiesto quanto sia importante la indipendenza economica per una donna io ho spiegato che è fondamentale per noi donne poter essere autosufficienti poiché una diffusissima forma di violenza, forse la più diffusa in un paese dove il dato occupazionale femminile è ancora basso, è la violenza economica.
Non poter scegliere perché si dipende dalla figura maschile della della coppia, non poter decidere ma dover subire da parte di chi prevale solo perché fornisce la sostanza economiche alla famiglia. Ho detto ai ragazzi che la violenza economica è frustrante e mortifica e costituisce un pessimo esempio anche per i figli perché i figli guardano il modello dei genitori e la violenza economica, produce disparità e tanta sofferenza.
Ho quindi invitato le ragazze a studiare e poi a lavorare ed a realizzarsi nello studio o nel lavoro a seconda delle proprie attitudini e per un numero di ore che non deve essere necessariamente quello di otto ore ma le ho invitate a dedicare una parte della loro giornata, della loro vita in futuro, al lavoro non soltanto perché noi donne con la nostra forza generatrice e la nostra grande empatia possiamo dare tantissimo al mondo del lavoro nonché siamo dotate di naturale predisposizione allo studio ed alla risoluzione dei problemi pratici ma anche e soprattutto per noi stesse per permetterci di essere libere, di poter scegliere e di poter davvero porci su un piano di parità rispetto al mondo maschile come donne e madri, anche come esempio per i nostri figli e per i giovani che vedranno madri e padri, alla pari, occuparsi della famiglia, ciascuno con il suo ruolo differente e complementare, e contemporaneamente contribuire con il proprio lavoro alla società ed alla realizzazione di sé stessi”.