In Abruzzo tradizioni e riti della Santa Pasqua si rincorrono da una località all’altra. Ma quest’anno il Coronavirus impone di non far rumore
REGIONE – Si sta avvicinando la Santa Pasqua. In Abruzzo riti e tradizioni della Settimana Santa si rincorrono da una località all’altra e vantano origini antichissime.
Si comincia il Venerdì Santo quando a Teramo, nelle prime ore del mattino, si svolge la Processione della “Desolata”, che pare risalga al 1200 e appresenta la Vergine Maria che va alla ricerca di Cristo condannato a morte. Il corteo, composto da uomini in tunica nera e donne velate accompagna la statua della Madonna in tutte e sette le chiese della città, iniziando da quella di Sant’Agostino e finendo con quella dell’Annunziata, dove trova il Cristo Morto che giace su un’artistica bara.
Al tramonto, invece, nel centro storico di Chieti si svolge una Processione che si ripete dall’anno 842, quasi ininterrottamente. Vi partecipano tutti i “fratelli” delle dodici congreghe cittadine, riconoscibili dalle mantelline di diverso colore, che, incappucciati, portano i simboli della passione. Al termine dei simboli vi è il feretro del Cristo. L’atmosfera è resa suggestiva dalle note in sottofondo del Miserere di Saverio Selecchy, artista teatino del XVIII secolo, cantate dal coro composto da circa 150 elementi e suonate da altrettanti musicisti. Le strade sono illuminate dalla luce delle fiaccole.
Miserere anche a Lanciano, dove le manifestazioni tradizionali iniziano già il Giovedì Santo e dove si svolge la Processione degli Incappucciati. I confratelli di San Filippo Neri sfilano in corteo con tonache nere e madaglioni con simboli di morte, con il volto coperto, quasi per espiare il tradimento di Cristo nella sera dell’ultima cena.
A L’Aquila l’origine della Processione si colloca intorno al 1505, ma cessò nel 1768 per motivi di ordine pubblico e fu ripresa nel 1954 grazie ai frati minori del convento di San Bernardino. Centinaia di personaggi in costume sfilano per le vie del centro storico con incensieri e torce, sulle note del Miserere del Selecchy.
Il Sabato Santo, a Pescasseroli, all’alba, il corteo delle donne velate entra nella chiesa parrocchiale e la più anziana da il via alla funzione intonando la “via crucis” e la melodia di Maria Desolata. Per tutta la cerimonia le donne si battono il petto e percorrono scalze il perimetro della chiesa manifestando così il lutto per Maria.
La manifestazione più celebre è, però, molto probabilmente la Madonna che scappa in Piazza, che si svolge a mezzogiorno nella Piazza Maggiore di Sulmona ed è organizzata da secoli dalla Confraternita di Santa Maria di Loreto. Rievoca il momento in cui la Vergine Maria incontra il Cristo risorto. La Madonna, mentre corre verso il figlio, perde il mantello nero del lutto. Rito analogo è la Madonna che Vele, che si svolge a Introdacqua, in provincia de L’Aquila. Chiude le celebrazioni la Festa dei Talami di Orsogna. Una secolare sfilata di sette carri, su ognuno dei quali, viene rappresentato un quadro vivente ispirato a episodi del Vecchio e Nuovo Testamento.
Quest’anno, però, non ci sarà niente di tutto questo. Sarà una Pasqua all’insegna dell’interiorità e dell’intimità spirituale. Niente tradizoni, riti e folklore. Lo impongono le misure restrittive adottate dal Governo per contenere e combattere la diffusione del Coronavirus. Ma lo comanda soprattutto la sensibilità che, di fronte a tanto dolore e tanta sofferenza, non può fare finta di niente. Ci sarà tempo per l’allegria. Ci sarà tempo, soprattutto, per le tradizioni, perchè sarà importante conservarle per mantenere la nostra identità. Ora non é quel tempo. É tempo di fermarsi. E di pregare per la Santa Pasqua e per chi, purtroppo, non é più tra noi.