Il racconto di un testimone diretto di come l’antico giubileo aquilano, il primo della cristianità, rinacque a nuovo splendore
L’AQUILA – Il 29 settembre 1294, un mese esatto dopo la sua incoronazione a L’Aquila, nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio, papa Celestino V sanciva con Bolla pontificia l’istituzione della Perdonanza, il primo giubileo della Cristianità, regolarmente statuito (il Perdono della Porziuncola di Assisi, del 1216, fu un’indulgenza concessa a voce da Onorio III a S. Francesco e il documento che la riconosce è il Diploma di Teobaldo, frate minore e vescovo di Assisi). Da allora, e per 729 anni, l’antico giubileo aquilano si celebra ogni anno dai Vespri del 28 agosto a quelli del giorno successivo, con l’apertura della Porta Santa della basilica. L’anno scorso, nell’edizione entrata nella storia anche per la concessione dell’Anno straordinario della Misericordia, ad aprire la Porta Santa al mondo venne Papa Francesco, il primo pontefice alla Perdonanza. Quest’anno, nell’edizione 729, ad aprire la Porta Santa sarà il Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi.
La Perdonanza Celestiniana, sotto la definizione “The Celestinian Forgiveness”, nel 2019 è entrata nella lista dei Patrimoni Culturali immateriali dell’Umanità dell’Unesco. Un riconoscimento di notevole valore, fortemente atteso dalla Municipalità aquilana che lo aveva richiesto con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e della rappresentanza italiana dell’Unesco. Nelle motivazioni del riconoscimento l’Unesco dichiara che la Perdonanza costituisce un simbolo di riconciliazione, coesione sociale e integrazione, riflettendo nell’atto del perdono i valori di condivisione, ospitalità e fraternità tra le genti, rafforzando la comunicazione e le relazioni tra le generazioni, con un notevole coinvolgimento emotivo e culturale in grado di interessare una vasta comunità di persone, indipendentemente dalle differenze di età, genere e origine. Infatti il Cammino del Perdono, il Corteo della Bolla e l’apertura della Porta Santa della Basilica di Collemaggio rappresentano tre forti elementi identitari della Perdonanza Celestiniana, simbolo dei valori di solidarietà per tutti coloro che vi partecipano, testimonianza del patrimonio culturale immateriale per la società civile, specie per le nuove generazioni. Fin qui le considerazioni dell’Unesco nel riconoscere la Perdonanza quale Patrimonio immateriale dell’Umanità, tralasciati i rilevanti aspetti spirituali del primo Giubileo della storia della Cristianità in quanto inconferenti al giudizio d’una organizzazione mondiale laica quale essa è.
L’edizione 729 della Perdonanza sarà interessata da un intenso programma religioso, civile, artistico e culturale, presentato ufficialmente qualche giorno fa a Roma, presso il Ministero della Cultura, da una delegazione delle Istituzioni della città capoluogo e della Regione Abruzzo, presenti al massimo livello, e dell’Arcidiocesi dell’Aquila. Sul ricco programma di iniziative altri si soffermeranno nel dettaglio. Chi scrive, ricorrendo quest’anno il quarantennale della “rivitalizzazione” del giubileo aquilano, vuole segnalare l’interessante tavola rotonda “I 40 anni della Perdonanza moderna, 1983-2023”, in programma il 26 agosto alle 16:30 presso il Monastero di San Basilio, dove vive l’unica comunità di Suore Celestine che ha due missioni, in Centrafrica e nelle Filippine. Il Monastero ospiterà peraltro numerosi altri i eventi, assai significativi, dal 20 al 30 agosto 2023, sotto il logo “Cordata per l’Africa”, a consolidamento della vasta attenzione raccolta nelle precedenti sedici edizioni.
Nella tavola rotonda si parlerà dei 40 anni – dal 1983, quando il sindaco Tullio de Rubeis avviò l’opera di “rivitalizzazione” – durante i quali la Perdonanza ha riguadagnato il ruolo che le compete, sul piano spirituale e civile, quale elemento rilevante dell’identità civica. Ora, dopo la storica Perdonanza del 2022 con la straordinaria presenza del Papa ad aprire la Porta Santa, il messaggio celestiniano di Perdono, di Riconciliazione e di Pace deve uscire sempre più dai confini e diventare concretamente universale, patrimonio dell’umanità. “L’Aquila sia capitale di perdono, pace e riconciliazione” è stato l’auspicio e il compito che Papa Francesco ha consegnato alla comunità aquilana. Credo sia doveroso, a questo punto, rendere il giusto tributo a tutte le Amministrazioni che dal 1983 si sono succedute al Comune dell’Aquila, ciascuna mettendo in campo un progressivo lavoro di valorizzazione della Perdonanza Celestiniana fino a cogliere, finalmente, l’eccezionale presenza del Santo Padre ad aprire l’anno scorso le celebrazioni dell’antico Giubileo aquilano. Un fatto straordinario teletrasmesso all’Angelus in tutto il mondo e che ha posto le basi per una sempre più diffusa conoscenza internazionale della Perdonanza e dei valori spirituali, storici e culturali che la connotano.
Viene da chiedersi, a distanza di 40 anni dall’inizio della “rivitalizzazione”, se Tullio de Rubeis – il sindaco dell’Aquila che ebbe il merito di trarre la Perdonanza dalla noncuranza nella quale era caduta da molti decenni per avviarla alla rinascita – avesse immaginato di poter cogliere risultati così straordinari. Probabilmente non poteva immaginarlo e tuttavia penso che la sua determinazione, la sua visione progettuale e certamente il suo desiderio non si discostassero di molto da ciò che allora appariva un sogno e che ora è diventata realtà. Vale dunque la pena ricordare quel 1983, come la Perdonanza rinacque. Ci sarebbe molto da scrivere sulle singolarità che segnano la nascita nel 1294 del primo Giubileo della Cristianità, con la Bolla di Celestino V. Come pure del singolare privilegio, gelosamente conservato nei secoli dalla Municipalità aquilana, la quale proprio in virtù del possesso ininterrotto della Bolla custodita nella cappella della Torre civica, ha la potestà d’indire annualmente le celebrazioni della Perdonanza. Ma non è di queste, come di altre singolarità, che ora s’intende argomentare. Piuttosto preme richiamare alla memoria – da testimone e amministratore civico, qual io sono stato per un lungo periodo, vivendo molto addentro i fatti della Municipalità aquilana – circostanze e vicende che riportarono la Perdonanza all’attenzione della comunità non solo aquilana, facendo riscoprire un evento della spiritualità e della stessa storia civica che per lungo tempo e fino all’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso sembrava quasi del tutto sopito e marginalizzato nella memoria collettiva degli Aquilani.
Questa nota vuole dunque richiamare alla memoria le iniziative attivate nel 1983 grazie alla lungimiranza del sindaco De Rubeis, che della Perdonanza intuì tutte le potenzialità, sia sotto l’aspetto religioso come dei valori civici, avviando decisamente il percorso di “rivitalizzazione” dell’antico giubileo aquilano che, per le forme e per le dimensioni del progetto, può effettivamente considerarsi come la vera rinascita. Occorre infatti ricordare che fino allo scadere degli anni Settanta del Novecento, dopo secoli di splendore della Perdonanza, per decenni verso il giubileo celestiniano c’era stata una caduta d’attenzione, quasi un appannamento della memoria collettiva della comunità aquilana. La Perdonanza s’era ridotta a una tradizione qualunque, con una semplice celebrazione religiosa vespertina, il 28 agosto, con l’apertura della Porta Santa cui seguiva una sciatta benedizione di automobili – sì, proprio a tanto era stata ridotta – davanti la Basilica di Collemaggio.
Solo all’inizio degli anni Ottanta il rettore della basilica di Collemaggio, il francescano padre Quirino Salomone, aveva meritoriamente avviato un recupero di solennità e di attenzione intorno alla figura di San Pietro Celestino e al messaggio universale di perdono del giubileo aquilano, con le iniziative del Fuoco del Morrone e della Campestrina della Perdonanza, prologo della nascita qualche anno più avanti del Centro Celestiniano. Il 28 agosto del 1981, infatti, dopo l’arrivo a Collemaggio del Fuoco del Morrone, aveva aperto la Porta Santa il Cardinale Corrado Bafile. Oltre alla Messa solenne del 28 e alla veglia di preghiera, nella giornata del 29 si svolsero per la prima volta eventi musicali nella splendida Sala Celestiniana ubicata nell’abbazia adiacente alla basilica. Il sindaco De Rubeis assecondò quegli sforzi, ma la sua grande intuizione fu quella di promuovere un forte investimento culturale e civile nella “rivitalizzazione” della Perdonanza, consapevole che l’evento portava con sé valori religiosi e civili talmente unici e così intimamente legati alla storia della città per i quali valeva la pena di mettere in campo un grande progetto pluriennale di valorizzazione.
Nei primi mesi del 1983, quindi, diede con decisione avvio a quel progetto, tra qualche diffidenza e un malcelato scetticismo sia in seno al Consiglio comunale sia anche nella stessa Giunta, che tuttavia non fermarono la sua determinazione assistita da un forte carisma personale. Errico Centofanti – fondatore con Luciano Fabiani e Giuseppe Giampaola del Teatro Stabile dell’Aquila e direttore dell’ente fino al 1982 – fu chiamato ad essere l’artefice del progetto di recupero della Perdonanza, nei suoi valori civici e negli aspetti creativi delle manifestazioni culturali collegate. Per la consulenza storica il sindaco De Rubeis si avvalse delle competenze del prof. Alessandro Clementi, di padre Giacinto Marinangeli e Walter Capezzali; per gli aspetti religiosi di padre Quirino Salomone e di Mons. Virgilio Pastorelli, vicario dell’Arcivescovo dell’epoca Mons. Carlo Martini. Della Giunta si avvalse particolarmente dell’assessore alla Cultura, Carlo Iannini, e di Goffredo Palmerini, chi scrive, allora assessore alle Finanze.
Errico Centofanti, nel frattempo, portava brillantemente a compimento, con l’autorevole sostegno del sindaco, la restituzione alla Municipalità, dalla Soprintendenza ai Beni Culturali dell’Abruzzo, della Bolla celestiniana che era custodita ed esposta, come un normale documento d’archivio, in una sala del Museo Nazionale d’Abruzzo, al Castello Cinquecentesco. Tra genialità artistica e rigore storico Centofanti progettò l’impianto per la rinascita della Perdonanza Celestiniana, attingendo agli antichi Statuti della Città, alle cronache dell’epoca e alle varie altre fonti della secolare tradizione aquilana. Quindi ricostruì la composizione del Corteo, con un attento e rigoroso cerimoniale, che quantunque codificato fu purtroppo manomesso dopo che egli, all’inizio degli anni Novanta, lasciò la soprintendenza dell’evento.
Pensando appunto al Corteo del 28 agosto, per l’annuale traslazione della Bolla dal Palazzo municipale alla basilica, si ritenne doversi trovare una soluzione che incorniciasse l’antica pergamena pontificia con la dovuta dignità e l’adeguata solennità, cosicché, recandola a Collemaggio, ciascun aquilano potesse ammirarla. Fu Remo Brindisi, cui il sindaco si era rivolto, a realizzare un’opera adatta allo scopo. L’artista creò una grande teca a forma d’aquila, di color verde, rimasta esposta in municipio fino al terremoto del 6 aprile 2009 all’interno di Palazzo Margherita ed attualmente a Palazzo Fibbioni. Nell’agosto del 1983 andammo – il sindaco, Centofanti e chi scrive – da Remo Brindisi a Lido di Spina per ritirare la teca, alcuni giorni prima della Perdonanza. Il grande pittore ci tenne felicemente ospiti nella sua splendida villa rivestita di formelle di ceramica bianca, in verità un Museo Alternativo d’arte, che attualmente porta il suo nome, con centinaia di opere di sommi artisti contemporanei – da Picasso a Chagall, Braque, Dalì, Fontana, Modigliani, De Chirico, Guttuso e tanti altri, oltre alla ricca produzione delle sue opere – insomma il meglio della pittura del Novecento.
La prima Perdonanza Celestiniana “rivitalizzata”, come allora si scrisse, fu certamente un evento spartano, rispetto a quelle degli anni successivi. Eppure fu bella e di emozionante impatto. Fu un evento di grande respiro. Fu un miracolo inatteso per gli Aquilani, per i turisti e per gli Abruzzesi venuti a parteciparvi. Grande anche il ritorno della Chiesa, presente con il Cardinale Carlo Confalonieri, già arcivescovo della diocesi aquilana dal 1941 al 1950, ad aprire la Porta Santa, con l’arcivescovo Carlo Martini e il vescovo ausiliare Mario Peressin, e con un’imponente partecipazione di religiosi. Come pure generosa e ampia fu la partecipazione dei Comuni abruzzesi, delle autorità e delle rappresentanze civili della città e dell’intero territorio regionale. Davvero un buon inizio, con un Corteo della Bolla ben costruito, severo e dignitoso: la Bolla, nella sua teca portata a spalla da quattro funzionari comunali in livrea settecentesca (gli abiti li imprestò la gentilizia famiglia Rivera), seguita dal sindaco Tullio de Rubeis, con la Giunta e i Consiglieri Comunali. Tra i pochi gruppi storici, la Contrada dell’Aquila di Siena con i colori giallo sgargiante e nero dei suoi costumi. Solo l’anno successivo sarebbe nato il Gruppo Storico del Comune dell’Aquila, che Don Tullio, come affettuosamente veniva chiamato il sindaco, concordando con l’orientamento di Centofanti di rifarsi sempre, per quanto possibile, alle norme di severa solennità degli Statuti medioevali, volle esclusivamente composto da funzionari del Comune. Quanto ai vestiti, Centofanti decise d’ispirarsi alle fogge tre-quattrocentesche del periodo di maggior splendore della città e di ricorrere agli antichi colori civici bianco-rosso, curandone la creazione in una delle più famose sartorie teatrali di Roma, con l’apporto progettuale di Francescangelo Ciarletta e Giancarlo Gentilucci, mentre fece realizzare dai maestri senesi le bandiere che aveva chiesto di disegnare al pittore Fulvio Muzi.
Rinacque così la Perdonanza, con una nuova attenzione ai valori religiosi e civili, con un grande fervore della ricerca storica su Celestino V e sul suo tempo, con importanti iniziative che esaltavano il valore della Pace e del dialogo interculturale, con una città che, nella settimana d’agosto dal 23 al 29, finalmente scopriva le sue meravigliose architetture, i suoi scorci, il suo prezioso centro storico, vedendoli diventare per incanto quell’Isola Sonante che Errico Centofanti aveva inventato, trasformando in realtà le parole di papa Celestino nella Bolla, affinché cum hymnis et canticis si svolgesse la festosa giornata del giubileo celestiniano.
Negli anni seguenti, specie ad opera di insigni accademici, quali Raoul Manselli ed Edith Pasztor, come di altri illustri storici, si sarebbe dato un notevole impulso alla ricerca storica sul monaco Pietro Angelerio, poi diventato papa Celestino V, restituendo a quella figura tutta la sua grandezza nella storia della cristianità, correggendo alla radice il giudizio, tanto superficiale quanto distante dalla realtà, invalso per secoli, che aveva dipinto Celestino dapprima come un povero monaco ignorante e poi come un pontefice pavido, restituendogli la considerazione che gli compete nella spiritualità del suo tempo, segnata da Gioacchino da Fiore e Francesco d’Assisi. Merita dunque un grande plauso l’iniziativa dell’Arcidiocesi dell’Aquila, annunciata dal Cardinale arcivescovo Giuseppe Petrocchi, di tenere il 25 agosto prossimo il convegno “L’Aquila, capitale del Perdono” con relatori di altissimo profilo, proprio in ragione della ripresa d’interesse nella ricerca storica e nell’indagine sui documenti d’archivio – particolare attesa c’è sugli esiti degli studi condotti su tutte le Bolle emesse dalla Cancelleria apostolica durante il breve pontificato di Celestino V, ben 145, pubblicate nel secondo volume del Corpus Coelestinianum,– che nuova luce porteranno sulla figura di Celestino V e sulla sua opera, con importanti elementi di verità storica sul suo pontificato.
A quarant’anni di distanza dall’avvio della rinascita della Perdonanza, molta strada è stata compiuta. Importanti traguardi sono stati raggiunti, segnatamente il riconoscimento della Perdonanza “Patrimonio immateriale dell’Umanità”. Ma soprattutto la storica visita di Papa Francesco, il 28 agosto 2022, ha segnato una svolta epocale per la Perdonanza, per cui L’Aquila e l’Abruzzo dovranno essere all’altezza d’interpretarne, nella sostanza e nei fatti, tutta la portata storica. C’è quindi necessità che la Perdonanza possa presto contare su una struttura organizzativa esclusivamente dedicata, forse una Fondazione potrebbe esserlo, la quale già all’indomani di un’edizione pensi a programmare quella successiva, operando nel corso di tutto l’anno. E soprattutto che il messaggio spirituale di Perdono, Riconciliazione e Pace sia sempre preminente sulla parte spettacolare e artistica. Anzi, che il significato spirituale del giubileo celestiniano, attualizzato al tempo che viviamo e ai suoi terribili drammi, inviti a riflettere e a “leggere i segni dei tempi”, indirizzando l’espressione artistica e culturale quale arricchimento del messaggio celestiniano sui temi della Pace, della riconciliazione tra i popoli, sul dialogo tra le culture, sull’accoglienza e la fraternità tra le genti, in luogo di semplici espressioni ludiche e spettacolari che invece si consumano nell’effimero.
Concludendo, pare giusto sottolineare come tutto questo sia oggi possibile grazie alla lungimiranza d’un sindaco che, tra non poche incredulità e sufficienze, nel 1983 ebbe il coraggio di crederci e di guardare lontano, restituendo splendore alla Perdonanza ed investendo su una tradizione che per secoli aveva accompagnato la storia dell’Aquila e connotato la sua spiritualità.