L’AQUILA – “Celestino V e la Perdonanza rappresentano una pietra miliare del patrimonio storico e culturale dell’Aquila. L’Indulgenza Plenaria, concessa con l’emanazione della Bolla del Perdono, ha prodotto la più grande frattura all’interno della Chiesa cattolica, mettendo in contrapposizione potere e coscienza.
Papa Paolo VI, a 673 anni dall’emanazione della Bolla di San Pietro Celestino, pose la Perdonanza aquilana al centro del Protocollo della Sacra Penitenziaria. A tutt’oggi, la prima Indulgenza della storia, di cui si conservano testimonianze scritte, incarna un messaggio di pace di inestimabile valore. Tale, da validare la candidatura della stessa a patrimonio immateriale dell’Unesco”.
A sostenere il corposo dossier per la candidatura del primo Giubileo della Cristianità, istituito da Papa Celestino V nel 1294, è la giornalista e scrittrice aquilana, Monica Pelliccione, autrice del libro “Nel nome di Celestino”. Dopo la bocciatura del 2015 e il rinvio del 2016, la Perdonanza punta ad ottenere, il prossimo anno, l’iscrizione nella lista dei patrimoni immateriali dell’Umanità. Tutta la documentazione è nella mani del segretario generale Unesco di Parigi.
“La Perdonanza racchiude in sé valori culturali, spirituali e storici di grande levatura”, sostiene Pelliccione, profonda conoscitrice della figura di Papa Celestino, “che possono trovare terreno fertile in una società, quella odierna, minata dal seme della discordia, del potere, del denaro. L’emanazione dell’Indulgenza celestiniana non va intesa unicamente come remissione dei peccati. Tra le pieghe nasconde un significato più intimo e profondo, di riconciliazione sociale. Papa Celestino ordinò la riappacificazione delle fazioni cittadine in lotta e costrinse lo stesso Carlo II d’Angiò a perdonare gli aquilani ribelli. Il privilegio dell’Indulgenza, nelle intenzioni di Celestino, si lega ad un forte impegno morale: la Perdonanza chiede all’uomo una rivoluzione interiore, una rinuncia al proprio predominio sugli altri. La basilica di Collemaggio, testamento di Celestino V all’umanità, rappresenta il Santuario della riconciliazione”.
Pelliccione precisa: “L’Indulgenza Plenaria incarna il dono elargito da Papa Celestino V la sera della sua ascesa al Soglio pontificio, che si rinnova nei secoli con il Giubileo cristiano. L’Aquila, con il privilegio della prima Perdonanza, ripropone al mondo il messaggio celestiniano che nel 1200 portò la città al centro dell’alveo cristiano e della Chiesa”.
La Perdonanza come simbolo di riconciliazione e sincero pentimento è, secondo la giornalista, “un emblema da salvaguardare, trasmettere, conservare e promuovere, come parte costruttiva del patrimonio comunitario Unesco. Un’anticipazione, riconosciuta dalla Chiesa stessa, del Giubileo cristiano. Nel passaggio sotto la Porta Santa si rinnova il grido universale di pace e riconciliazione, per rispondere ai bisogni spirituali dell’anima. Dirompente e attuale”, sottolinea Pelliccione, “la Perdonanza viene letta come il filo che unisce L’Aquila a Celestino: la storia civile di una città che si intreccia con quella religiosa. San Pietro Celestino ha saputo elevare, in una mistica aspirazione a Dio, l’animo umano desideroso di grazia e giustizia. L’Aquila si fregia della magnificenza della Perdonanza, per trasmettere ai posteri ideali di fede e speranza. Senza pentimento non vi è riconciliazione. Senza riconciliazione non vi è amore. Il messaggio che frà Pietro da Morrone ha diffuso durante il suo cammino pastorale è giunto, con forza dirompente, fino ai nostri giorni. Ha rotto gli argini dei pregiudizi”.
In questo si annida il senso più profondo della Perdonanza, come patrimonio immateriale dell’umanità, spiega Pelliccione: “Il rigore, la semplicità e l’universalità del Perdono vengono letti e interpretati come segnali di purezza in un mondo lacerato da guerre e soprusi. Il magistero di Celestino V, riscoperto ed enunciato con rinnovato vigore”, conclude la giornalista, “è per la storia contemporanea simbolo di spiritualità e cultura. La Perdonanza possiede una forza intrinseca che supera l’umano smarrimento e ci proietta verso una rinascita spirituale e civile”.
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