Con la consegna delle doggy bag ai ristoratori abruzzesi, parte l’iniziativa del Dipartimento per la Salute e il Welfare che punta a far riscoprire ai cittadini il valore degli avanzi
PESCARA – Si è tenuto questa mattina, nella Sala Favetta del Museo delle Genti d’Abruzzo di Via delle Caserme 24 a Pescara, l’evento di lancio della campagna di sensibilizzazione contro lo spreco alimentare “EAT ME HOME. Non lasciarmi nel piatto.” Promossa dalla Regione Abruzzo – Dipartimento per la Salute e il Welfare, con il patrocinio di Slow Food Abruzzo e Molise, la campagna vuole favorire un cambiamento nelle nostre abitudini rispetto al consumo di cibo. In particolare, l’intento è coinvolgere tutte le strutture ristorative abruzzesi affinché promuovano l’uso di doggy bag brandizzate nei propri locali per fare in modo che i cittadini superino l’imbarazzo di riportare a casa quello che non consumano al ristorante.
L’iniziativa, che ha visto la partecipazione di Marinella Sclocco, Assessore regionale alle Politiche Sociali; Flora Antonelli, Dirigente del Servizio per il Benessere Sociale del Dipartimento per la Salute e il Welfare della Regione Abruzzo; Raffaele Cavallo, Segretario regionale di Slow Food Abruzzo-Molise e di Marcello Spadone, Chef patron del Ristorante “La Bandiera” e presidente di “Qualità Abruzzo” è stata animata anche dal cooking show di Maurizio Della Valle, chef dell’Osteria “La Corte” di Spoltore, che ha dato dimostrazione di quanto sia gustoso e creativo preparare ricette riusando gli “avanzi”.
Oltre ai cittadini, alle associazioni e agli ospiti istituzionali, numerosi gli operatori della ristorazione abruzzese che hanno aderito all’iniziativa e che, partecipando all’evento, hanno ricevuto delle doggy bag in due diversi formati in cartone alimentare da usare nelle proprie strutture, una vetrofania per segnalare l’adesione alla campagna, pieghevoli informativi da mettere a disposizione della clientela per spiegare l’iniziativa e tovagliette alimentari sotto piatto da distribuire come gadget ai propri clienti.
In totale sono state prodotte 15.000 scatole alimentari (10.000 di un formato e 5.000 dell’altro), 1.000 vetrofanie, 5.000 brochure informative e 5.000 tovagliette americane.
«In un momento storico di forti disparità sociali ed economiche – ha sottolineato Marinella Sclocco, Assessore regionale alle Politiche Sociali – la lotta allo spreco alimentare gioca un ruolo decisivo nel ridurre l’impatto ambientale della produzione di alimenti e nell’assicurare un’adeguata disponibilità di cibo per le generazioni attuali e future. Solo in Italia – ha proseguito la Sclocco – sono 5,6 milioni le tonnellate di alimenti in eccedenza, che in larga parte vengono buttati. Una quantità di cibo che basterebbe a sfamare 44 milioni di persone. Nel mondo, e parlo di dati FAO, un terzo della produzione di alimenti destinati al consumo umano viene sprecata: 1000, i miliardi di euro persi a causa dello spreco alimentare; 1,3 i miliardi di tonnellate di cibo ancora buono che buttiamo ogni anno, 900 milioni le persone che non riescono a sfamarsi.
In Abruzzo – ha continuato l’assessore regionale alle Politiche Sociali – siamo stati lungimiranti anticipando, nel 2016, la legge nazionale con una regionale, ma non è ancora abbastanza. Oggi – ha concluso la Sclocco – affidare ai ristoratori il compito di farsi portavoce di una buona pratica come quella dell’uso delle doggy bag con i propri clienti è uno strumento fondamentale che abbiamo per vincere questa lotta contro lo spreco e veicolare il “valore del cibo che avanza” ricordandoci che è troppo prezioso per essere lasciato nel piatto.»
«Tutti, ma proprio tutti, possiamo contribuire ad evitare lo spreco di cibo e in diversi modi – ha commentato Flora Antonelli, Dirigente del Servizio per il Benessere Sociale del Dipartimento per la Salute e il Welfare della Regione Abruzzo. Uno di questi, quando siamo al ristorante, è chiedere la doggy bag per portarci a casa il cibo che rimarrebbe nei piatti per essere buttato. Questa semplice regola, che viene vista ancora come cosa disdicevole o decisamente poco elegante deve diventare un’abitudine, una normalità, un segno di civiltà e, a dirla come Bruno barbieri: per chi cucina questa richiesta è gratificante, non sminuente. Insomma è una richiesta ‘figa’.»
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