PESCARA – Passa a maggioranza in Consiglio comunale la delibera che, su proposta dell’assessore al Patrimonio Maria Rita Carota, introduce l’adozione delle linee guida inerenti la sclassificazione dei beni residui di uso civico del cosiddetto demanio Saline, sito integralmente nella parte a sud del fiume. Sono numerosi le aree, edificate e non, interessate: tutte comprese nel quadrilatero compreso tra via Andrea Doria, il lungomare Sud, Viale Pepe e Viale Pindaro. Si tratta di un atto di importanza epocale perché regolamenta e afferma la certezza del diritto in merito alla questione della piena proprietà di terreni che per oltre un secolo non hanno avuto una definizione giuridica dei titoli in capo a chi l’avesse acquisiti al proprio patrimonio anche sottoscrivendo regolari contratti di compravendita. Tra gli altri vi una gran quota di beni dell’Amministrazione, basti pensare a strade, parchi, giardini, e finanche una quota del fondo dove sorge lo stadio Adriatico.
“Oggi definiamo un passaggio – ha detto l’assessore Maria Rita Carota – che attraverso queste linee guida permetterà ai nostri uffici tecnici di mettere la parola fine a una condizione indeterminata ormai secolare e rimasta irrisolta perché mai concretamente e definitivamente affrontata”.
“Questo provvedimento – ha dichiarato il presidente della Commissione Gestione del Territorio, Andrea Salvati – riguarda beni vincolati all’uso civico già dall’epoca del loro impiego in attività agropastorali o di produzione di sale. Oggi sono già nella disponibilità di privati o utilizzati per finalità di interesse collettivo, ma ora diventano a tutti gli effetti beni riacquisibili alla piena titolarità dei legittimi proprietari”.
L’atto votato dall’assemblea, determina infatti il passaggio dei beni in questione dal novero di quelli demaniali a quelli del patrimonio comunale. Le diverse situazioni si riferiscono dunque sia a beni privati che a proprietà pubbliche, a secondo delle quali sarà sufficiente o una semplice trascrizione o un verbale ricognitivo (nel caso del patrimonio comunale) o, come ultima situazione, un’alienazione onerosa.