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Pescara, approvato il Piano del Colore e dell’Arredo urbano

da Redazione

Antonelli su presentazione Piano del rischio aeroportualeIeri in Consiglio comunale è stato varato il Regolamento che fissa rigidi criteri  negli interventi di ristrutturazione degli edifici  del centro storico

PESCARA – L’assessore alla Gestione del Territorio Marcello Antonelli  ieri  pomeriggio ha presentato  in Consiglio comunale  la delibera sul Regolamento del Piano del Colore e dell’Arredo Urbano, strumento poi approvato  dall’assise.Ora Pescara ha  un Regolamento che disciplina le metodologie, gli strumenti e anche le tonalità autorizzabili negli interventi di ristrutturazione ordinaria e straordinaria degli edifici cittadini, a partire da quelli del centro storico. L’obiettivo è di evitare, d’ora in avanti l’effetto ‘arlecchino’ lungo le strade cittadine, tra edifici new age e baite di montagna, che poco hanno a che fare con il paesaggio pescarese, andando a tutelare anche il nostro patrimonio storico. Lo  strumento approvato è frutto del lavoro gratuito profuso da uno staff di lavoro di altissimo livello composto dalla struttura tecnica comunale, con l’architetto Piergiorgio D’Angelo, l’ingegner Massimo Di Cintio e Danilo Crisologo, e poi la Soprintendente per i Beni Ambientali e del Paesaggio Patrizia Tomassetti, il professor Claudio Varagnoli, del Dipartimento di Architettura dell’Università ‘d’Annunzio’, e le tirocinanti Paola Mancini, Michela Pirro e Gemma Renella.
“La progettazione di una città e dei suoi spazi – ha spiegato l’assessore Antonelli – deve saper integrare l’aspetto estetico con quello funzionale di un territorio e diventare il tessuto connettivo delle diverse realtà urbane. Affinchè ciò sia possibile occorre individuare un elemento costante di coerenza al fine di evitare interventi disomogenei che non migliorano la vivibilità, ma trasformino i luoghi in zone di degrado. Ovviamente la riqualificazione dell’ambiente rappresenta un primo passo per il recupero dell’identità della città e il Piano del Colore intende contribuire a una corretta individuazione della forma architettonica di un edificio nel suo insieme e quindi a una migliore percezione della qualità ambientale e urbana. Per l’applicazione del Regolamento il territorio comunale è stato diviso in tre zone, ossia la zona d’interesse storico ambientale, ovvero il centro storico; la zona urbana consolidata, che comprende gli agglomerati posti tra l’attuale tracciato ferroviario e il mare, con gli assi viari principali; infine le restanti zone del territorio, che abbracciano le zone pianeggianti e collinari della città, poste a ovest del tracciato ferroviario. Per ora il Regolamento si limita a disciplinare il centro storico, fissando regole ferree per le ristrutturazioni, ovvero tutti gli interventi inerenti la colorazione o l’esecuzione di intonaci colorati di facciate esterne degli edifici sono soggetti ad autorizzazione comunale con la domanda presentata prima dell’intervento; per gli edifici vincolati occorre anche l’autorizzazione della Soprintendenza e per la ristrutturazione di tali immobili si farà obbligatoriamente riferimento alle tracce di pittura storica rilevate o alla documentazione in archivio. Negli edifici non vincolati le colorazioni verranno stabilite dal Comune; potranno essere proposti colori diversi solo se gli stessi verranno rintracciati nella storia degli edifici attraverso un’analisi stratigrafica dell’immobile. Sugli immobili che presentano decorazioni pittoriche, le stesse andranno obbligatoriamente conservate; è vietato colorare la facciata di un edificio in modo parziale o differenziato, anche in presenza di più unità immobiliari e proprietari; e la colorazione dovrà interessare anche le parti che emergono, come le canne fumarie. Per la sostituzione di elementi fatiscenti, vanno riutilizzati gli stessi materiali, riportando alla luce elementi costruttivi significativi, come architravi, lunette, archi. In caso di sostituzione di serramenti esterne, ringhiere o cancelli, vanno riutilizzati materiali identici a quelli originari; negli edifici in muratura gli infissi vanno previsti in legno; i canali di gronda e i pluviali dovranno essere in rame o in lamiera verniciata, esclusa la plastica. E soprattutto il Comune potrà obbligare i proprietari a provvedere al rinnovo delle facciate, quando il degrado e l’incuria deturpino l’aspetto esteriore e l’ambiente circostante. Il Regolamento è stato approvato e d’ora in avanti sarà il vademecum per qualunque intervento previsto nel centro storico. Rinviato a lunedì, invece, l’esame della delibera inerente l’adozione della Variante al Piano regolatore con le schede del Patrimonio Storico-Architettonico, uno strumento che ci permetterà di tutelare immobili storici della città ed evitare futuri scempi come nel caso dell’ex Centrale del Latte”.

Durante la seduta, infatti, Italia Nostra ha chiesto la sospensione dell’Assemblea per un incontro con l’assessore: “Sostanzialmente – ha spiegato l’assessore Antonelli – l’Associazione ci ha chiesto un approfondimento per stringere i vincoli su due zone della città, via Gobetti, a ridosso del rione di Borgo Marino nord, e via Monte Bolza, dietro l’ospedale civile. In realtà si tratta di due comparti già in avanzato stato di formazione: per via Monte Bolza, addirittura, i permessi a costruire sono stati richiesti nel 2011, l’intervento sta per partire, e dobbiamo interessare della questione l’Avvocatura comunale per verificare se esistano o meno margini per apportare modifiche senza rischiare di esporre il Comune a un contenzioso con relativa richiesta di risarcimento danni; stesso discorso per via Gobetti dove siamo in uno stato avanzato di formazione del comparto e anche in questo caso dobbiamo sentire l’Avvocatura comunale, ferma restando, poi, quella che comunque sarà la volontà politica dell’Aula”.

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