“A chi non ha altro da proporre che cambiarne, dopo sessant’anni, la denominazione in quella di Parcheggio Centrale, ricordo che nel dopoguerra Pescara era chiusa in una cintura di ferro ferroviaria con i passaggi a livello che chiudevano la Tiburtina e la Statale Adriatica otto ore al giorno per il passaggio dei treni e le manovre di stazione. Il Ministro dei Trasporti Angelini proponeva la realizzazione di sottopassaggi o cavalcavia. Ma il Consiglio Comunale di Pescara il 30 novembre 1959 approvò il mio ordine del giorno che respingeva tale proposta e reclamava l’arretramento e la sopraelevazione degli impianti ferroviari il cui “progetto prevede la liberazione di notevoli aree di risulta valutabili su tre miliardi”: è l’inizio della denominazione Area di Risulta.
Il Sindaco Antonio Mancini e l’On. Delfino il 3 dicembre iniziano la trattativa al Ministero dei Trasporti e il successivo 12 dicembre la Commissione Trasporti della Camera dei Deputati approva un emendamento presentato dagli onorevoli Raffaele Delfino, Giulio Spallone, Remo Gaspari (MSI, PCI, DC) che stanzia il primo miliardo per lo spostamento e sopraelevazione degli impianti ferroviari di Pescara nell’ambito del Piano decennale delle Ferrovie.
Pescara è una città giovane: perché cancellarne già la storia?
Successivamente fu il Piano Regolatore del 2002 che stabilì per l’Area di Risulta il potenziamento dell’accessibilità veicolare al parcheggio che dovrà essere assicurata da Nord, da Sud e da Ovest con interventi strutturali sulla viabilità di carattere straordinario e innovativo: il Ponte Flaiano appunto, inserito da me e Angelo Faieta nel PRG.
Uno studio dell’ing. Giovanni Lupone prevedeva, occupando solo tre dei tredici ettari dell’Area, 2000 + 2000 parcheggi a silos a Nord e a Sud. Poi tutto il rettangolo centrale fino al mare pedonalizzato e servito da bus navetta. A questo disegno, della Nuova Pescara e dell’Area Vasta con Chieti, il già assessore Prof. Stefano Matteucci Civitarese, gemello di Luciano D’Alfonso nella Scuderia Toto, contrappone una riduzione dei parcheggi a meno degli attuali 2250, cioè 1900, l’edificazione di palazzi residenziali e commerciali nel centro della città invasa da avvisi di negozi e appartamenti in affitto o in vendita, un mini Central Park (ricordiamo il film Mamma ho perso l’aereo!) al confine di una già pericolosa zona multietnica e, non poteva certo mancare, un ennesimo giochino per il plurincaricato remunerato Prof. Mattoscio secondo PrimaDaNoi non smentito.
Mi ripeto: una vera e propria follia in abbinata all’idea di cacciare le macchine da Pescara bloccandole in parcheggi di scambio ai confini con Francavilla, Sambuceto, Spoltore e Montesilvano – desertificando il Centro e mandando tutti in bicicletta – invece di farle parcheggiare nell’Area di Risulta. Sulla quale il Professore affermava che “la sua prima sfida è quella della riqualificazione delle aree di risulta dopo trent’anni di attesa”.
Studi prima il Professore la storia di Pescara: le aree furono acquistate dall’Amministrazione di centro-destra del Comune di Pescara nel 2002 e difese dall’assalto di D’Alfonso e di Toto. I centri commerciali che con grandi parcheggi assediano le attività storiche di Pescara, ringraziano il grande Professore già assessore e preparano per lui una festa di ringraziamento anche perché la Sua riserva di proposte assurde, quali il senso unico di Viale Marconi e la chiusura alle auto di Corso Vittorio, è illimitata.
In nessun programma elettorale di tutti i tempi c’è scritto che, a Pescara, Corso Vittorio Emanuele sarebbe stato “riqualificato”, eufemismo per mascherare la truffa del previsto passaggio nei due sensi, ogni cinque minuti, del Killer della pedonalizzazione: il mastodontico Filò, che in origine, e logicamente, doveva passare nell’area di risulta, dove sono le stazioni di tutti gli autobus locali, provinciali, regionali, nazionale europei, di fronte alla stazione ferroviaria.
L’attuale disputa sul passaggio o meno delle auto su Corso Vittorio Emanuele è pertanto una surreale “ wargame “ che non fa i conti con il Filò e non arresta il declino che purtroppo non è solo di Corso vittorio Emanuele ma di tutto il moribondo centro commerciale di Pescara: i negozi vuoti, occupati dai comitati di partito e personali durante la recente campagna elettorale, li potremo ricordare come cappelle cimiteriali. Non fiori, ma santini per le preferenze. Racconteremo una Spoon River pescarese. Pescara si può rianimare e sviluppare solo se si portano le auto dentro la città, nell’area di risulta, da sud-ovest attraverso il nuovo ponte “ Ennio Flaiano “, dall’asse attrezzato come da emendamento Faieta Delfino, e da nord attraverso il collegamento di via Caravaggio con via Ferrari, come previsto dal Piano regolatore Generale.
Tutti dobbiamo prendere realisticamente atto che nell’area di risulta non sono realizzabili oggi né i parcheggi nel sottosuolo, per il loro costo insostenibile, né “ il bosco “ di Monestiroli o altri sottoboschi, per la sicurezza dei cittadini insidiata quotidianamente, persino nei cespugli, dalla criminalità, organizzata o allo sbando. Poiché la attuale maggioranza prevede inoltre che il teatro debba realizzarsi altrove e, mi permetto di suggerire, la mediateca o la ludoteca possono trovare spazio nel palazzo dell’ex Banco di Napoli della Fondazione PescarAbruzzo, l’area di risulta potrà essere veramente, come previsto dal vigente P.R.G., “ al servizio del centro commerciale naturale “, risolvendo il primo essenziale problema di ogni centro commerciale: la sosta! I 2000 posti auto previsti dai vecchi e nuovi amministratori sono una inezia difronte ai 1350 posti realizzati a Dragonara solo per vendere mobili svedesi.
Due silos uno posto a Nord e l’altro a Sud, in linea con l’estetica della facciata della stazione, potrebbe ospitare su due-tre ettari ( dei tredici dell’area ) 2000 più 2000 posti auto e assolvere la funzione di parcheggi di scambio, non in periferia, ma al centro non solo per i pescaresi ma soprattutto per i visitatori esterni e turisti, potenziali consumatori e clienti.
Ricordo, da uno studio fatto dall’Ing. Giovanni Lupone, che per ogni posto auto e le relative corsie e spazi di manovra, occorrono circa 25 mq e quindi ogni piano da 10.000 mq potrebbe ospitare 400 auto: 2000 in cinque piani per una altezza di poco oltre i 20 metri. Dai silos, a piedi o in minibus ecologici verso la città e il mare, con Corso Vittorio Emanuele veramente pedonalizzato. Chi continua ad affermare che bastano 2000 posti auto, cioè meno degli attuali, non crede né nell’Area Vasta con Chieti né alla Grande Pescara con Montesilvano e Spoltore. Tra quanti secoli e con quale catastrofico evento potrà riproporsi tanto spazio libero al centro della città?
Sono decenni che opero, scrivo e affermo queste valutazioni per il futuro di Pescara. Ripeto quel che ho già detto nel passato: io ho dato. Spetta a chi di dovere assumersi le proprie responsabilità.
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