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Pescara, assenteismo: arrestato un maresciallo della Polizia Municipale

da Redazione

Pescara assenteismo arrestato un marescialloPESCARA – Dopo aver regolarmente timbrato il cartellino, in orario di lavoro, andava a pesca con gli amici, passeggiava sul lungomare o si intratteneva nei bar e nelle sale scommesse. Si sarebbe dovuto occupare del controllo ambientale ed ecologico del parco D’Avalos ed invece il maresciallo della Polizia Municipale di Pescara preferiva trascorrere le proprie giornate “lavorative” a passeggio sul lungomare o sull’arenile, a pesca con gli amici, al bar, ai videopoker e presso le agenzie di scommesse di Pescara.

Nei due mesi di pedinamenti ed osservazioni della Guardia di Finanza, P.S. classe 1955, dopo aver provveduto alla timbratura del badge personale – presso il palazzetto dello sport di via Elettra o presso lo stabile dell’ex Aurum, contravvenendo alla disposizione di servizio che gli imponeva di timbrare presso la sede del Comando della Polizia Municipale di Pescara –, non si è mai recato a svolgere la propria attività istituzionale, omettendo persino di indossare la divisa di ordinanza, come invece avrebbe dovuto, e si è sistematicamente dedicato alle più piacevoli e meno defatiganti attività di natura personale e privata.

Secondo i tabulati di presenza era sempre in servizio, dal lunedì al sabato, per l’intero turno lavorativo….., ma solo sulla carta. Come accertato dalle Fiamme Gialle pescaresi il sottufficiale della Polizia Municipale, infatti, durante tutto il periodo di monitoraggio, non ha dedicato alla propria attività lavorativa neanche un’ora del proprio tempo, pur avendo regolarmente indicato la propria presenza sul lavoro tanto da conseguire l’intero stipendio mensile, con salario base di 1600 euro.

Ieri, al termine delle indagini, i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Pescara hanno notificato un’ordinanza di misura cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Chieti, dr. Luca De Ninis, al pubblico dipendente che è stato posto agli arresti domiciliari.

I reati contestati al dipendente “infedele” sono gravi: truffa pluriaggravata per essere commessa in danno di ente pubblico e con abuso dei poteri e violazione dei doveri inerenti ad una pubblica funzione.

L’attività di polizia giudiziaria svolta, che testimonia la particolare attenzione riservata dalla Guardia di Finanza nel contrasto dell’illegalità nella Pubblica Amministrazione, ha posto fine al danno economico sofferto dall’Ente Locale derivante dal difetto di prestazione lavorativa del proprio dipendente, e al conseguente danno, in termini di maggiori costi per i servizi pubblici, arrecato al cittadino.

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