L’accusa è di interruzione di pubblico servizio. I fatti si riferiscono alla scorsa estate quando, durante le operazioni di sfoltimento e potatura di alberi anche secolari, tanti cittadini si sono mobilitati per salvaguardare il patrimonio arboreo
PESCARA – Il Coordinamento SalviAmo gli alberi Pescara rende noto che 6 attivisti sono stati denunciati dall’Amministrazione comunale di Pescara per “interruzione di pubblico servizio” durante le indiscriminate operazioni di taglio di pini e pioppi la scorsa estate. Il reato penale prevede da 1 a 5 anni di reclusione.
In una città dove l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e il consumo di suolo la fanno da padroni,in una regione dove dalle discariche di Bussi sono immessi cancerogeni nell’ambiente è veramente paradossale che siamo perseguiti cittadini che difendono il verde.
Si legge nella nota delle Associazioni:
A seguito della grande mobilitazione, e di partecipate assemblee che costituirono un movimento spontaneo “SalviAmo gli alberi” di associazioni, esperti e cittadini, dopo un braccio di ferro che portò il Comune ad aprire un tavolo di confronto pubblico, salvando decine di esemplari di pini, davvero nessuno si aspettava un epilogo finale tanto autoritario e reazionario.
Ormai arriviamo al paradosso che da oltre 10 anni dalla discarica di Bussi fuoriescono cancerogeni ogni giorno (ormai ne sono uscite decine di chili) perchè nessuno mette in sicurezza il sito, ma si procede contro i cittadini che vogliono difendere quel poco di verde che è rimasto portando montagne di ragioni tecniche ed amministrative.
Il fatto contestato si riferisce all’agosto 2016, quando nelle operazioni di sfoltimento e potatura del Comune di Pescara, tanti cittadini si mobilitarono vedendo tagliare alberi secolari con la giustificazione della “somma urgenza”.
Se ci fosse una norma che impedisse lo scempio del patrimonio pubblico, forse saremmo orgogliosamente colpevoli di “interruzione di pubblica devastazione”.
Il nostro atteggiamento e comportamento è stato sempre ispirato al più alto valore civico, ci riteniamo infatti cittadini consapevoli, non sudditi deferenti.
La battaglia condotta non era per salvare l’aiuola sotto casa, quanto per tutelare un bene comune di valore inestimabile visto che ci difende anche dall’inquinamento che porta morti in città. Per giorni abbiamo chiesto un confronto, raccolto denaro per dar luogo a esami strumentali più accurati. Alla fine Grazie alla protesta si sono salvati tanti esemplari di Pino d’Aleppo di altissimo valore storico e paesaggistico condannati sommariamente e –ora lo sappiamo – superficialmente all’abbattimento, molte addirittura per errore di numerazione.
Una brutta pagina per Pescara. Con questo che crediamo essere un atto intimidatorio, si crede forse di spaventare e scoraggiare le persone alla partecipazione?
Tutte le nostre ragioni sono oggi confermate dalla stessa amministrazione comunale che, grazie alla nostra battaglia di protesta, ha dovuto rinunciare al taglio di tante piante. Come pure si è palesato che non vi era la “somma urgenza”, invocata per giustificare la vasta operazione di tagli, visto che il procedimento era di ben tre anni prima.
Oggi con la relazione del consulente esterno Dott. Sani – con la metodologia che avevamo da subito proposto all’amministrazione per una perizia approfondita e strumentale – si conferma la stabilità di molti degli alberi esaminati.
Le criticità rilevate, che in alcuni casi purtroppo comporteranno il taglio di alcune piante sono tra le ultime vittime di una pessima gestione del verde che, negli anni, con potature devastanti e mancate cure, ha indebolito il patrimonio arboreo di Pescara.
Ricordiamo che Pescara è ben al sotto degli standard riguardo il verde pubblico: 2 mq/ab contro i 9 mq/ab necessari per raggiungere lo standard minimo europeo! Invece ai primi posti in Italia quanto a consumo di suolo: ben il 50,8 % del territorio comunale!
Ci attendiamo che nel prossimo futuro si cambi registro con l’istituzione ufficiale della tanto agognata Consulta del verde, partecipata dalle associazioni e da esperti, per una gestione più attenta e professionale di un bene pubblico fondamentale per il benessere della comunità.Sarebbe anche un modo per assolvere ai principi contenuti nell’art. 21 della nostra Costituzione, nell’art. 9 che sancisce la “Tutela [del] il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione” e nella Convenzione di Aarhus (legge n. 108 del 16 marzo 2001) che prevede “il diritto alla trasparenza e alla partecipazione in materia ai processi decisionali di governo locale, nazionale e transfrontaliero concernenti l’ambiente”.