PESCARA – Mercoledì, 5 giugno 2013, alle ore 17.30, saranno reimmesse nell’Adriatico, dopo sette mesi di cure e riabilitazione, le prime due tartarughe, la prima di vent’anni d’età, la seconda di 14 anni, spiaggiate e curate grazie ai fondi europei assegnati al Comune di Pescara nell’ambito del progetto di Cooperazione Transfrontaliera Net-Cet, che vede la nostra città capofila di un partneriato con altre città italiane e dei Balcani. L’obiettivo è ora l’inaugurazione del primo ospedale per animali marini e cetacei, già finanziato dalla Comunità europea, e per il quale l’amministrazione comunale sta cercando uno spazio idoneo, aprendo un dialogo anche con la Provincia di Pescara e con l’Ater. Lo ha reso noto ieri l’assessore alla Difesa della Costa Antonio D’Intino ufficializzando l’iniziativa, alla presenza, tra gli altri, della dottoressa Montefusco, responsabile del progetto Net-Cet, del veterinario Vincenzo Olivieri e del rappresentante della Capitaneria di Porto.
Ha ripercorso D’Intino:
nel settembre del 2012 Pescara è stata ammessa al finanziamento del programma Europeo Net-Cet di Cooperazione Trasfrontaliera Ipa Adriatico e che ci vede partner del Comune di Venezia, dell’Università di Padova, della Fondazione Cetacea, e poi di alcuni Enti istituzionali della Croazia, Albania, Montenegro, Slovenia e dello stesso Wwf Italia. Obiettivo del progetto è ovviamente lo sviluppo di strategie comuni per attività di valorizzazione e di tutela dell’ambiente marino e della sua ‘popolazione’, come le tartarughe che sono a rischio estinzione. Il punto caratterizzante dell’intero progetto è ovviamente la localizzazione a Pescara del primo ospedale per animali marini, una struttura in cui si farà formazione a tutti i livelli con i bambini in età scolare, con i biologi, la Capitaneria di porto, e con tutti i soggetti normalmente coinvolti in caso di spiaggiamento di cetacei o tartarughe. In Adriatico esistono già due strutture simili, a Venezia e a Riccione, e quella di Pescara si andrà a collocare cercando di colmare una carenza del centro-sud. E ricordiamo anche che la durata del progetto è di tre anni, ma al suo termine resterà sul territorio una struttura all’avanguardia, l’ospedale, che continuerà a operare, camminando con le proprie gambe e con attrezzature innovative: complessivamente l’ospedale dovrà essere dotato di 16 vasche, di cui 15 vasche di stabulazione, 2 metri per uno, e una vasca grande per la riabilitazione al nuoto prima della reimmissione in mare; poi ci sarà un ambulatorio veterinario per clinica e chirurgia, e un centro diagnostico con apparecchiature radiologiche. Nella struttura lavoreranno 3 persone fisse e diversi volontari, anche perché un ospedale presuppone un lavoro continuo sulle ventiquattro ore in termini di reperibilità e per tale ragione stiamo cercando uno spazio idoneo sul territorio in cui poter ospitare una struttura di tale rilevanza.
Il progetto – ha detto la dottoressa Montefusco – vuole costituire sia una rete di Istituzioni, sia un network di scienziati e ricercatori, quindi da un lato abbiamo interventi strutturali per la costituzione di un centro di recupero o di primo soccorso; dall’altro un supporto alle competenze per i sistemi di ricerca con attività di training per i ricercatori. Complessivamente il progetto Net-Cet è stato finanziato per 145mila euro, di cui 50mila euro destinati alla realizzazione del Centro di primo soccorso.
Intanto – ha detto il dottor Olivieri – parte la fase operativa del progetto Net–Cet, ovvero il recupero delle tartarughe spiaggiate: due gli animali che mercoledì prossimo, 5 giugno, andremo a riportare nell’Adriatico, ossia la prima tartaruga, 20 anni di età, trovata sulla costa abruzzese, catturata accidentalmente e con gravi problemi respiratori; la seconda, 14 anni, trovata a San Domino, sulle Isole Tremiti, recuperata moribonda da un sommozzatore, ha avuto bisogno di diversi interventi chirurgici. Entrambe, dopo sette mesi di cure, sono state ritenute idonee al rilascio, cosa che avverrà mercoledì, alle 17.30, alla presenza della Capitaneria di Porto e dei ragazzi dell’Associazione Scienza Under 18 di Carla Antonioli.