Pescara

Pescara, celebrazione 25 aprile: intervento del sindaco Alessandrini

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PESCARA – Di seguito pubblichiamo l’intervento del  sindaco di Pescara, Marco Alessandrini in occasione della cerimonia svoltasi ieri per la celebrazione del  25 aprile :

Fra pochi giorni a Palazzo di Città consegneremo a tutti i ragazzi neo 18enni una copia della Costituzione Italiana.

Vuole essere una sorta di benvenuto alla cittadinanza attiva, che di fatto li coinvolge in prima persona nelle scelte politiche e democratiche della nostra Repubblica attraverso il voto.

Con la Costituzione non consegnamo solo un documento, ma un pezzo di storia fatto di passione, sacrificio, ideali, valori, un condensato della nostra identità che dobbiamo rinnovare e tenere sempre viva, perché ci appartiene come cittadini e come italiani.

L’8 settembre 1943, il 25 aprile 1945, il 2 giugno 1946, il 1 gennaio 1948, giorno della entrata in vigore della nostra Carta Costituzionale: sono tutte date che parlano di quello che siamo oggi.

Date che hanno un valore e un significato particolare, perché ci raccontano quello che abbiamo vissuto per conquistare la libertà e quanto è importante mantenerla vivendo in pace, chiudendo le porte alla paura, ai venti di guerra, alla sfiducia verso il prossimo, perché siamo nati da tutta un’altra storia.

Infatti, uomini, donne, vecchi, giovani hanno fatto l’Italia insieme. E’ stata un’impresa riuscita perché non c’erano distinguo, l’obiettivo era uno ed è stato conquistato con costi assai salati, ma pagati da tutti.

Lo sanno le nostre montagne che hanno accolto speranze e coraggio dei partigiani durante la Resistenza abruzzese e italiana.
Lo sanno le nostre città bombardate, crollate e risorte per crescere ancora e incarnare tutto quello che dalla Resistenza era nato: democrazia, libertà, possibilità.
Lo sanno le nostre famiglie, in ognuna delle quali c’è qualcuno che ha da raccontare com’è accaduto, consegnando al presente dei tasselli di partecipazione che arrivano dal passato, dal proprio passato personale.

Non abbiamo dimenticato, non possiamo dimenticare, quelle giornate. Questa celebrazione della festa del 25 aprile, durerà anche quando non vi saranno altre città martiri da inserire nell’albo delle medaglie d’oro della Repubblica, perché questo giorno è per noi insieme al 2 giugno il giorno in cui ritroviamo il senso più profondo dei valori della Patria.
Sono valori popolari, di tutti, tanto forti e chiari da rappresentare la rotta seguita da quanti ne furono animati combattendo contro il fascismo e per la libertà.
Sono valori che fecero da motore alla Resistenza in tutte le sue diverse manifestazioni: vissuta da italiani, diversi, ma uguali.
Per questo vogliamo trasmettere ai giovani un condensato di quei valori, affidandogli la conoscenza della Carta costituzionale, perché la diversità venga considerata una forza, e perché nel rispetto delle regole possano trovare quello che anima la voglia e il coraggio di vivere e costruire ancora.

In un suo discorso sulla Resistenza pronunciato nel 1955 Sandro Pertini invitava a far conoscere ai giovani in che cosa consistevano le spedizioni fasciste, la loro barbara opera di distruzione, i loro crimini, come furono assassinati uomini come Giacomo Matteotti e don Minzoni e colpiti a morte Giovanni Amendola e Piero Gobetti.

Come un Paese venne annientato in nome di un Regime che solo con la forza, la violenza e la sopraffazione poteva crescere.

Oggi questa storia ci può aiutare a guardare negli occhi il mondo sofferente, colpito da guerre e attentati disumani che, come all’epoca il Fascismo, non possono far progredire l’umanità, perché con la paura non si cresce, non si vive, non si cambiano in meglio le cose.
Nella storia della Resistenza ci sono tutte le ragioni per non avere paura.
Ci sono le ragioni del coraggio, che hanno fatto nascere l’Italia e da cui dobbiamo ripartire per vederla crescere come merita:
un Paese che apre le braccia, che lavora, che non opprime, che grazie alla cultura e alla sua storia ha radici millenarie, linfa di tutti.
Viva la Resistenza, viva l’Italia, viva la Repubblica.

 

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Redazione

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