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Pescara, in Consiglio comunale la discussione sul mercatino etnico

da Redazione

mercato multietnico PescaraPESCARA – Il Vicecapogruppo Forza Italia, Vincenzo D’Incecco riferisce sulla seduta Consiglio comunale di ieri durante la quale era in discussione il ripristino del mercatino etnico sotto il tunnel della Ferrovia. D’Incecco, che ha presentato in aula i primi emendamenti contro la delibera ribadisce che per il Centro Destra tale ripristino costituisce una follia amministrativa e politica.

“Il nostro obiettivo – ha detto senza mezzi termini in aula il Vicecapogruppo D’Incecco – non è certamente quello di contribuire a ‘migliorare’ il testo della delibera, perché su tale provvedimento, tra maggioranza e opposizione, non c’è alcuna possibilità di dialogo, siamo su rette parallele, su fronti diametralmente opposti, oggi assistiamo allo scontro reale tra due diverse visioni della città e del suo sviluppo. Vale la pena ricordare che il sindaco Alessandrini è stato costretto a smantellare quel mercatino etnico su ordine del Prefetto Provolo, per ragioni di sicurezza e per evidenti situazioni di illegalità diffusa. Vale la pena ricordare che in quell’area operavano senza alcuna licenza né autorizzazione commerciale centinaia di extracomunitari, che non hanno mai pagato un euro per l’occupazione del suolo pubblico, facendosi beffe dei commercianti pescaresi, ambulanti e non, che ogni anno pagano migliaia di euro per le tasse comunali, pagano anche per l’aria che respirano.

Vale la pena ricordare che sono state le Forze dell’Ordine a certificare, nero su bianco, che in quel mercatino c’era la ‘centrale della contraffazione’ del centro-sud del Paese, una centrale dalle proporzioni inimmaginabili. E oggi, nonostante questi elementi, il sindaco Alessandrini pensa di ripristinare quel mercatino, peggiorando, se possibile, anche la situazione visto che i futuri titolari delle bancarelle non avranno più neanche la preoccupazione di dover lavorare all’aria aperta, ma beneficeranno di un posto loro riservato, ben protetto e lontano da occhi indiscreti, sotto il tunnel di una ferrovia. È chiaro che il sindaco Alessandrini è sottomesso a una costrizione politica che gli viene da una frangia estrema della sua maggioranza traballante, che sta portando avanti una battaglia sterile e inutile contro la città.

Ma noi impediremo con ogni mezzo legittimo che si consumi tale danno contro il nostro territorio: noi crediamo nella possibile integrazione di quegli ambulanti nel nostro tessuto economico, ma chi vuole lavorare nel commercio deve farlo all’interno dei mercati rionali già esistenti, dotandosi di una regolare licenza e rispettando le leggi dello Stato italiano, le stesse che gli ambulanti italiani sono tenuti a osservare, senza zone franche né strizzatine d’occhio. Il centro-destra continuerà a ribadire la propria contrarietà a un mercatino che oggi nessuno vuole: non lo vogliono i cittadini, che hanno già sollevato i propri giustificati timori in termini di sicurezza e ordine pubblico. Non lo vogliono i commercianti, ambulanti o meno, e non lo vogliono le Associazioni di categoria che hanno già espresso chiaramente il proprio ‘no’.

Ma quel mercatino non lo vogliono neanche molti consiglieri della maggioranza di centro-sinistra che a più riprese, in Commissione, lungo i corridoi, più o meno pubblicamente, hanno espresso il proprio dissenso. E ora quei consiglieri – ha aggiunto il Vicecapogruppo D’Incecco – li aspettiamo sul banco di prova. Vogliamo vedere come voterà il consigliere Padovano, peraltro rappresentante della Confcommercio, la prima Organizzazione di categoria che ha chiesto al sindaco di fermare quel provvedimento. E vogliamo vedere come voteranno i consiglieri Teodoro e Pignoli che già in più occasioni hanno espresso la propria contrarietà.

Stavola non si tratta di scelte di partito, questa volta si tratta di difendere tutta la città da quello che è un abuso, una violenza a un tessuto sociale ed economico già molto precario. Oggi anche il sindaco Alessandrini dovrà decidere e scegliere tra gli interessi dei suoi cittadini o quelli di una componente irrisoria della sua stessa maggioranza”.

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