PESCARA – Si è svolto ieri il convegno ‘La Città bombardata, la Città ricostruita, la Città che verrà’, promosso nell’ambito delle celebrazioni per il 70° anniversario dei Bombardamenti su Pescara. Presenti, come relatori, lo storico Licio Di Biase, consigliere delegato al Recupero e valorizzazione del patrimonio storico della città, l’architetto Roberto Mascarucci, professore Ordinario di Urbanistica all’Università ‘d’Annunzio’, e il giornalista Marco Camplone quale moderatore dell’incontro, dinanzi a una platea di storici e architetti, oltre che di Autorità.
Il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia nel corso del suo intervento ha detto che settant’anni fa Pescara ha subito una serie di bombardamenti che l’hanno devastata, sventrata, dilaniata nell’anima. La sua comunità ha avuto la forza della ricostruzione, ma oggi, a settant’anni di distanza bisogna affrontare un nuovo bombardamento, quello della crisi economica che impone coraggio e forza nel portare avanti scelte importanti.
Ad aprire la giornata di dibattito il consigliere Di Biase, che ha ricostruito la fase drammatica dei bombardamenti, “che hanno lasciato un segno tragico: pensiamo che la stazione ferroviaria è stata rasa al suolo, proprio perché quella stazione era uno snodo fondamentale, per non parlare di altri edifici strategici che furono distrutti, le chiese, il Municipio di Castellamare. E da quegli eventi emerge che Pescara è una città ‘senza rughe’, ossia una città con un passato importante, ma senza le rughe, senza i segni del passato cancellati dalle bombe”.
“Nella fase della ricostruzione – ha osservato il professor Mascarucci – è successo di tutto: a Pescara si sono succeduti 7 Piani regolatori. Il primo fu il Piano di Piccinato, poi quello del ’46, il Piano del ’73, il Piano dell’87, infine quello degli Uffici tecnici del 2001, la Variante delle invarianti nel 2004 e infine il Piano del 2007. E in sessant’anni è cambiato tutto nel modo di organizzare le città, ma non è cambiato nulla nel modo di governare le trasformazioni. Oggi noi lavoriamo ancora con una legge urbanistica nazionale che risale al 1942, usiamo gli stessi strumenti. Piccinato, nel dopoguerra, venne chiamato a ripensare una città, Pescara, per 80mila abitanti, e il suo Piano si basa sull’idea della ‘Città Giardino’ che include spazi aperti e cubature ridotte. Tuttavia alla sua filosofia si è poi sovrapposta una diversa modalità di crescita. Noi oggi siamo di fronte alla città ricostruita tradendo il modello di riferimento, perché nei fatti alla bella idea si è sovrapposta l’applicazione distorta della realtà. Ora la città va ripensata senza la paura delle altezze e della densità, tutte le città debbono ridisegnare il futuro, partendo dal recupero della mobilità sostenibile, concentrando le cubature in altezze, lasciando spazi a terra per il verde e per il risparmio del suolo, pensando a una città metropolitana.
“Dalle parole del professor Mascarucci – ha detto il sindaco Albore Mascia – emerge che Pescara ha vissuto una ricostruzione spesso definita ‘disordinata’, caotica, in cui ci si è preoccupati di edificare manufatti prim’ancora di ridisegnare l’assetto urbanistico del territorio e i servizi di urbanizzazione primaria, dunque strade, marciapiedi, reti fognarie e spesso, ancora oggi, ci troviamo in qualche modo, a ‘pagare lo scotto’ di tale interventismo edilizio-urbanistico. Tuttavia è anche vero che, settant’anni fa, probabilmente, la preoccupazione di quella comunità, non era tanto la costruzione dei sottoservizi o di infrastrutture come le piste ciclabili, che oggi destano giustamente tanto interesse e attenzione. La prima emergenza, 70 anni fa, era la ricostruzione di una Città intesa soprattutto come ‘comunità sociale’, la prima urgenza era riportare la popolazione, che aveva vissuto lo sfollamento, nel territorio urbano e, ovviamente, dare a quella popolazione servizi primari, dunque abitazioni, Uffici pubblici, ospedali e scuole. Oggi dobbiamo parlare della ‘seconda ricostruzione’ di Pescara che, sicuramente, ha vissuto settant’anni di pace sul territorio nazionale, non abbiamo vissuto altre drammatiche distruzioni, come quelle che, purtroppo, hanno riguardato Paesi del Mediterraneo o dell’Adriatico, da noi distanti pochi chilometri, ma comunque oggi Pescara deve pensare a una nuova fase di ‘ricostruzione’ economica, sociale e urbanistica, oggi è indiscutibilmente giunto il momento di ripensare il territorio, in funzione di una Città che è cresciuta, in cui c’è stata una forte espansione orizzontale, con un consumo del territorio spesso indiscriminato, crescita che ha determinato anche l’insorgere di nuove problematiche, e penso alla qualità dell’aria o al traffico veicolare in costante aumento con il congestionamento delle strade esistenti. Ma penso anche alla necessità di dotare il capoluogo adriatico di nuovi servizi, partendo dalle strutture culturali, perché la cultura è indubbiamente mezzo di crescita, di sviluppo, di turismo, di economia, di marketing e di lavoro, e poi i parcheggi, perché è vero che dobbiamo incentivare la mobilità sostenibile, puntando sul trasporto pubblico o ciclabile, come stiamo facendo, ma è anche vero che non possiamo desertificare comunque il centro cittadino, e piuttosto dobbiamo dare, a chi viene a Pescara in auto, l’occasione e la possibilità di fermarsi, di parcheggiare la propria auto, anche in pieno centro, ovviamente pagando per tale servizio che però dev’essere efficiente e disponibile. E ovviamente la necessità della nuova ricostruzione deriva anche da quella crisi economica planetaria che rappresenta, effettivamente, un ‘bombardamento’ per il tessuto sociale. Ecco, il raggiungimento di questi obiettivi, di questi target, deve oggi essere alla base della nuova fase della ‘ricostruzione’ di Pescara 2020. Rispetto ad altre città che sono già ‘sature’, Pescara – ha sottolineato il sindaco Albore Mascia – ha ancora l’occasione di ripensare il proprio territorio e le Istituzioni hanno il dovere di cogliere le occasioni che esistono e che sono raggiungibili, perché Pescara ha ancora dei ‘vuoti urbani’, peraltro in pieno centro, e ha ancora degli spazi in cui la riorganizzazione è possibile. La mia Amministrazione Comunale ha pienamente intrapreso tale percorso, già avviato, e lo abbiamo fatto riorganizzando e rivoluzionando lo spazio rappresentato dall’asse via Firenze-via Cesare Battisti, lo stiamo facendo sulle nostre riviere, nord e sud, dove abbiamo riorganizzato il concetto stesso della mobilità veicolare, ciclabile e pedonale, separando i percorsi e restituendo priorità ai pedoni istituendo la ‘zona 30’. E il cammino intrapreso intendiamo portarlo avanti con altri progetti, tre dei quali, peraltro, coinvolgono proprio quella fetta della città strategica, il centro urbano, che settant’anni fa è stata devastata dai bombardamenti e ha già vissuto una prima ricostruzione: aree di risulta, corso Vittorio Emanuele e piazza Salotto. Le Aree di risulta le abbiamo ripensate come la ‘città dei servizi’: dunque una ricostruzione che mira a dotare il territorio di quelle infrastrutture e attrezzature che a tutt’oggi, a 70 anni dai bombardamenti, comunque ancora mancano a Pescara. Sulle aree di risulta abbiamo pensato e voluto il Teatro dell’Adriatico, opera monumentale per la quale, per la prima volta, la nostra Amministrazione comunale ha già approvato in giunta il progetto preliminare, superando mille ostacoli e soprattutto compiendo finalmente quel passo avanti che sino a oggi mai era stato fatto. E ricordo che tale operatività ha suscitato, lo scorso gennaio, l’attenzione di due architetti del calibro di Massimiliano Fuksas e Sir Norman Foster. E abbiamo pensato un Teatro da 1.200-1.500 posti, dunque moderno, attrezzato con i principali servizi come Foyer, sale più piccole, e ristorante annesso, servizi presenti in tutti i principali teatri del mondo. E ovviamente, come ha ben sottolineato nei giorni scorsi, il consigliere Di Biase, non abbiamo pensato di ricostruire a Pescara un’opera sul modello del San Carlo di Napoli, o anche del Marrucino a Chieti, ma pensiamo a una struttura moderna che possa avere utilizzi molteplici. Ma non solo: sulle aree di risulta abbiamo inteso localizzare i parcheggi, circa 3mila, a disposizione dei cittadini residenti e dei frequentatori del centro urbano, prevedendo spazi per la mobilità ciclabile e veicolare interrata per un ampio tratto, accanto al verde attrezzato e al terminal bus. In altre parole, rispettando il mandato del Consiglio comunale, riempiremo il vuoto urbano delle aree di risulta con attrezzature a servizio della città, valvola di sfogo strategica per chi cerca a Pescara la sosta, il verde o uno spazio per fare e godere della cultura. Su corso Vittorio Emanuele il nostro intervento mira alla ‘riqualificazione e valorizzazione’ dell’asse stradale, una delle arterie principali del nostro territorio, sia dal punto di vista viario, sia sotto il profilo commerciale, probabilmente era l’asse di maggior richiamo negli anni ’70 e ’80. Oggi è evidente che corso Vittorio ha perso il suo appeal, è un asse viario ‘grigio’ in cui tante vetrine, nel corso degli anni, si sono spente, creando disoccupazione e degrado economico e urbano. Noi vogliamo tornare ad accendere corso Vittorio Emanuele, vogliamo tornare a solleticare l’interesse degli operatori e degli investitori economici, vogliamo che corso Vittorio Emanuele torni a essere punto di incontro e di ritrovo, luogo di aggregazione e di socializzazione, e possiamo farlo solo investendo risorse su quell’asse viario, cominciando dal tratto centrale, compreso tra via Ravenna-via Teramo e sino all’altezza di via Piave, toccando anche quella che sarà destinata a diventare la ‘piazza’ del Teatro dell’Adriatico. Per la riqualificazione i nostri progettisti hanno studiato una nuova pavimentazione carrabile della strada, bella, luminosa, colorata, con disegni a terra che, senza indicare alcuna particolare conformazione, servono solo a vivacizzare l’asse dal punto di vista estetico. Ovviamente abbiamo dato centralità al trasporto pubblico, ossia alla filovia che, uscendo da via Castellamare-via Muzii, proseguirà proprio sul corso, e questo per dare un sostegno concreto alla riduzione dei livelli delle polveri disincentivando l’uso del mezzo privato nel centro cittadino. Ma i materiali che utilizzeremo sono comunque carrabili. Per favorire la funzione di aggregazione e socializzazione, abbiamo ovviamente previsto un nuovo arredo urbano, con l’installazione anche di panchine, che mai nessuno aveva pensato sino a oggi. Mi sembra dunque chiaro che semplificare un tale intervento con la mera ‘pedonalizzazione’ dell’asse è riduttivo. Infine, la Città che verrà passa anche dalla riorganizzazione dello spazio in piazza Salotto, nella quale vogliamo ricreare la centralità, la funzione aggregativa. Qualche anno fa l’area è stata sottoposta a un’opera di restyling, studiata da professionisti, che però, è innegabile, ha un po’ snaturato la memoria del luogo, e penso alla rimozione delle storiche magnolie, con installazioni artistiche moderne che, senza entrare nel merito del gradimento comunque soggettivo, oggi comunque impongono una rivisitazione. E noi, anche in questo caso, abbiamo progettato la nostra ‘ricostruzione’ della piazza, peraltro anche senza spendere somme esagerate, dovendo comunque tener conto degli investimenti precedenti. E la nostra ricostruzione, ancora, punta a restituire luce alla piazza, con una fontana artistica che sia elemento d’attrazione, ripensando all’arredo urbano complessivo, nuove panchine addirittura dotate di pannelli solari per il risparmio energetico, un nuovo assetto nella pavimentazione che le dia ‘movimento’ ed energia, una ricostruzione che, anche in questo caso, sia capace di restituire capacità attrattiva alla piazza, portando un beneficio diretto e immediato al nostro Centro Commerciale naturale. Sui nostri progetti nei prossimi mesi, nelle prossime settimane, intendiamo portare avanti un confronto serrato con il territorio, per giungere all’obiettivo del ‘fare’, dunque un confronto costruttivo, non teso all’istituzione di Tavoli di Lavoro che, in passato, non hanno fatto crescere la città, ma noi vogliamo vedere ruspe al lavoro, giovani impegnati nel fare impresa, vogliamo restituire fiducia al tessuto, perché Pescara può e deve superare quel nuovo bombardamento rappresentato dalla crisi”.