PESCARA – Era divenuta l’incubo delle gioiellerie di Pescara, R.I., 52 anni, pescarese residente in provincia di Chieti. La donna, tratta in arresto ieri dagli agenti della Polizia di Stato, nei primi mesi di quest’anno, fingendosi cliente, aveva messo a segno una serie di furti in diverse gioiellerie di Pescara e provincia. La tecnica era ormai collaudata: R.I. si presentava presso il punto vendita dicendo di voler acquistare un bracciale, piuttosto che una catenina o un anello.
In alcuni casi, per dare ancora più credibilità alla messinscena, sosteneva di essere amica di persone conosciute dal gioielliere. A quel punto, quando le si mostrava qualcosa che potesse fare al caso suo, la donna riusciva abilmente a distrarre il gioielliere o il commesso di turno e ad impossessarsi dei preziosi, senza che questi ultimi, nell’immediatezza, si accorgessero di alcunché. I titolari delle oreficerie colpite, accortisi degli ammanchi, si sono così rivolti alla Squadra Mobile della Questura di Pescara, che nel febbraio e marzo scorsi ha raccolto le denunce dei titolari di cinque diversi negozi di Pescara e provincia, che lamentavano, per l’appunto, furti di gioielli compiuti, con destrezza, dalla sconosciuta, di cui fornivano tutti la medesima descrizione. In alcune occasioni la ladra era accompagnata da una complice (poi identificata per G.D.O, 57 anni, anch’ella residente in provincia di Chieti) la quale aveva evidentemente il compito di aiutarla nel distrarre gli addetti ai punti vendita per agevolare il furto dei preziosi.
Grazie anche alla visione delle immagini della videosorveglianza installata negli esercizi, gli agenti della Squadra Mobile riuscivano a dare un nome alle malfattrici, che venivano poi riconosciute dalle vittime in sede di individuazione fotografica.
Dalle medesime immagini emergeva la particolare destrezza nel portare a segno i colpi. In una circostanza R.I., entrata in una oreficeria di Corso Vittorio Emanuele con il pretesto di dover comperare una catenina con croce da regalare per un battesimo, aveva poggiato il proprio telefonino sul bancone, vicino alla merce tirata fuori dal gioielliere, per poi riprenderlo per rispondere ad una telefonata. Solo che, oltre al proprio smartphone, la donna, senza farsene accorgere, aveva anche “agganciato” una collanina del valore di circa 250 euro, nascondendola tra la mano ed il telefono, per poi occultarla in una tasca dei pantaloni e, con una scusa, uscire dal negozio come nulla fosse.
In un’altra occasione, R.I., sempre con la storiella del regalo per il battesimo, era riuscita a farsi mostrare diversi monili in una gioielleria di via Nicola Fabrizi, chiedendo al titolare di pesarglieli, così distraendolo e riuscendo a trafugare un anello in oro di circa 400 euro.
Ancora, questa volta in un esercizio di via Venezia, la donna, approfittando della confusione, era riuscita a staccare da un rotolo di collane alcune catenine, per un valore di circa 5000 euro, nascondendole nella tasca del giubbotto prima di allontanarsi indisturbata. Altre volte le cose sono andate meno bene. Come quando in una gioielleria di viale D’Annunzio, R.I., spacciandosi per amica di una negoziante lì vicina, dopo che la titolare, convinta delle sue buone intenzioni, le aveva posto in visione diversi monili, aveva tentato di aprire di nascosto un rotolo contenente preziosi, venendo però scoperta ed invitata ad uscire.
E ancora, in una oreficeria di Spoltore, dove R.I., con la complicità di G.D.O., aveva cercato di trafugare quanto veniva loro mostrato, venendo però le donne allontanate dal negozio dalla titolare insospettitasi degli strani movimenti delle due “clienti”.
Le indagini, dirette dal Sostituto Procuratore della Repubblica, dr. Salvatore Campochiaro, hanno consentito, inoltre, di accertare come R.I. e G.D.O. si fossero rivolte, in più occasioni ad alcuni “compro-oro” della zona, ai quali avevano venduto collane, anelli e bracciali. Sei in totale i furti (di cui due tentati) aggravati dall’uso della destrezza, contestati a R.I, nei cui confronti il P.M. ha richiesto l’applicazione di una misura cautelare; due (di cui uno solo tentato) sono invece gli episodi contestati, in concorso con la sua complice, a G.D.O.
Il G.I.P. presso il Tribunale, dr. Nicola Colantonio, ritenendo sussistente il pericolo di reiterazione del reato, ha disposto nei confronti di R.I., ritenuta dedita in maniera professionale alla realizzazione di reati contro il patrimonio, la misura cautelare degli arresti domiciliari presso la propria abitazione, eseguita nella giornata di ieri dalla Squadra Mobile di Pescara.