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Pescara, domani ‘La pazza della porta accanto’

da Redazione

Al Mediamuseum il 25° Scrittura e Immagine Film 25° Scrittura e Immagine Film FestivalFestival: tra le proposte di martedì 17 novembre il docufilm di Antonietta De Lillo sulla poetessa Alda Merini e “A Blast” di Syllas Tzoumerkas sulla crisi ecomonica greca

PESCARA – Prosegue il 25° Scrittura e Immagine Film Festival al Mediamuseum di Pescara che per domani 17 novembre propone alle ore 17.30 un docufilm sulla poetessa Alda Merini, “La pazza della porta accanto” con la regia di Antonietta De Lillo: Nel 1995 la regista incontra la poetessa Alda Merini (1931-2009): le conversazioni con lei, inframmezzate dalla lettura di sue poesie per voce dell’attrice Licia Maglietta (che a metà anni ’90 portò a teatro un fortunatissimo monologo di Teatri Uniti, Delirio amoroso, sempre su quei testi) confluirono nel mediometraggio Ogni sedia ha il suo rumore (27′). A distanza di quasi 20 anni il girato in parte non utilizzato di quelle interviste riemerge dagli archivi RAI e rimontato accanto a rapide riprese della Milano di oggi, torna visibile come struttura portante di La pazza della porta accanto (che è anche il titolo di un libro di prosa del 1995 della scrittrice).
Con la sua naturale schiettezza, Merini si apre a pensieri sul peccato, l’anima, l’isolamento, l’ipervalutazione dell’amore, i clichés sulla santità dei poeti, la morte, l’esperienza dell’ospedale psichiatrico, la religione, il terribile distacco dai figli per via della malattia. Su tutto, il male contemporaneo dell’indifferenza. Con il linguaggio ordinario della “porta accanto” che all’improvviso si fa preciso, esatto, poetico, appunto. Un mediometraggio che alterna, alla quasi totalità d’immagini d’archivio (interviste realizzate a Milano, a casa della poetessa, seduta al suo tavolo di lavoro o di cucina), sporadici, fuggevoli flash – postprodotti come se fossero visioni parziali, confuse, forse allucinate – dei Navigli, quartiere della Merini.

Alle ore 19.00 si prosegue con “Violette” di Martin Provost: nella Francia occupata dai nazisti Violette Leduc traffica nel mercato nero e cerca di portare avanti un mènage difficile con un coniuge gay. Il suo incontro con Simone De Beauvoir le cambia la vita. La scrittrice la spinge a trasformare le proprie angosce esistenziali in parole scritte. E’ l’inizio di un percorso che la porterà ad essere una delle scrittrici più coraggiose ed apprezzate della Francia. Dopo il successo di Séraphine (7 premi César e 700.000 spettatori) Martin Provost torna ad occuparsi di un personaggio femminile realmente esistito. Questa volta però deve mettere in scena parole e non opere pittoriche. Gli occorre quindi il sostegno di un’attrice capace di sostenere il ruolo. L’ha trovata nella straordinaria Emmanuelle Devos che è da sempre in grado di fornire corpo ed anima ai ruoli che le vengono affidati.

Accanto (e talvolta di fronte) a lei un’altrettanto efficace Sandrine Kiberlain stretta negli abiti borghesi di un’icona della letteratura non solo francese: Simone De Beauvoir. Perché è sull’incontro tra queste due donne che il film, strutturato in capitoli, incentra la propria forza.

Infine alle ore 21.30 viene presentato “A Blast” di Syllas Tzoumerkas: Maria è madre di tre bambini, avuti da un marinaio di cui è sinceramente innamorata, sorella di una donna con problemi mentali sposata ad un simpatizzante dell’estrema destra, figlia di un’anziana paraplegica e di un padre con poco polso. I problemi finanziari della famiglia, proprietaria di un’attività commerciale e di pochi immobili, vanno di pari passo con il suo crollo psicologico. Ancora meglio, potrebbero esserne la causa.
Sia ascrivibile o meno in quella new wave greca che ha portato all’attenzione della critica e dei maggiori festival i lavori di Yorgos Lanthimos, Alexandros Avranas e Athina Rachel Tsangari, A Blast apre uno squarcio impressionante sulla situazione di un nazione strangolata dalla crisi economica attraverso quello stesso obiettivo che dal particolare sembra aprirsi al generale. Con l’apporto fondamentale di Aggeliki Papoulia, già interprete delle pellicole di Lanthimos si procede in una discesa verso un teorema del malessere e della menzogna che Syllas Tzoumerkas suggerisce appartenere, in stessa misura, al privato e al pubblico, alla famiglia e alla cosa pubblica. Tutto brucia in questo racconto ipercinetico e diretto, contribuendo a disegnare una Grecia più che tragica perché nessun intervento arriverà a restituire equilibrio ai meccanismi in gioco. Siamo alle prese con un chiaro esempio di cinema della crudeltà, volutamente sgradevole, di pancia, urlato e fisico quanto lo sono le interpretazioni di un gruppo di attori adattissimi ai loro ruoli.

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