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Pescara, emergenza balneazione: esito Commissione comunale Vigilanza

da Redazione

Fiorilli e Foschi commentano quanto dichiarato dal vicesindaco  e ribadiscono la necessità delle dimissioni del sindaco e della Giunta per non aver saputo  gestire l’emergenza e la comunicazione dell’emergenza

PESCARA – Non si placano le polemiche sull’emergenza balneazione a Pescara e continuano gli attacchi alla Amministrazione Alessandrini per una inadeguata gestione della stessa. L’avvocato Berardino Fiorilli, promotore dell’Associazione ‘Pescara – Mi Piace’ che, con Armando Foschi, sta seguendo giorno per giorno gli sviluppi della vicenda che lo stesso Fiorilli ha denunciato per primo, ha dichiarato:

“La pezza che il vicesindaco e la maggioranza consiliare Pd hanno tentato oggi di cucire per rammendare il disastro politico-amministrativo del sindaco Alessandrini sull’emergenza balneazione è peggio del buco stesso. Oggi nella Commissione Vigilanza riconvocata dal Presidente Carlo Masci abbiamo infatti scoperto che dal 28 al 29 luglio nel fiume e nel mare sono finiti ben 30mila metri cubi di liquami, stima in difetto, ossia 30milioni di litri di feci, anziché 25 milioni di litri, in appena 17 ore, e che sono stati sversati 450 litri, e non 350 litri, di Oxystrong direttamente nella rete fognaria per cercare di arginare il danno. Confermata invece la mancata comunicazione alla città circa il divieto di balneazione, città che dunque ha nuotato per tre giorni tra i liquami con tutte le possibili e immaginabili conseguenze. In un Paese civile un Capo di Stato si sarebbe dimesso per molto meno: il sindaco Alessandrini e la sua giunta sono stati incapaci di gestire l’emergenza e la comunicazione dell’emergenza (materia altrettanto delicata), quindi devono andare tutti a casa, dimissioni immediate”.
“Spedito il sindaco Alessandrini in vacanza tra le montagne – hanno detto Fiorilli e Foschi –, oggi il vicesindaco pensava probabilmente di andare in Commissione per mettere a tacere, con il suo eloquio, tutte le polemiche degli ultimi giorni, mettendo pezze e giustificazioni, prive di riscontri cartacei. Ma non è più il tempo delle chiacchiere, infatti il suo piano è miseramente naufragato dinanzi alle ulteriori rivelazioni dell’ingegner Bartolomeo Di Giovanni dell’Aca. Innanzitutto è stato acclarato che, dopo il cedimento del 6 aprile scorso della condotta fognaria da 110 centimetri di diametro, le rotture della vecchia linea ripristinata in urgenza, di appena 60 centimetri di diametro, ancora oggi non è in grado di assicurare tutto il trasporto delle acque reflue che, dunque, non vanno a finire tutte nel depuratore come dovrebbe essere, ma in parte sfiorano e vanno le fiume, ossia nel mare. Il 28 luglio scorso, alle 22, c’è stata la dodicesima rottura della condotta con lo sversamento in mare dei liquami andata avanti per 17 ore, e non 10 ore come inizialmente asserito dall’amministrazione comunale. Ciò significa che, considerando che la condotta fognaria trasporta tra i 1.800 e i 2200 metri cubi di liquami all’ora, nel fiume e nel mare si sono riversati almeno 30mila metri cubi di feci, e non 25mila. Allo stesso modo, per contenere il danno batteriologico e inquinante, l’Aca ha sversato direttamente nella fogna di Fosso Cavone 450 litri di Oxystrong, acido peracetico, e non 350 litri, sulla base di un’unica autorizzazione firmata dall’Arta il 14 maggio, sversamento diverso da quello effettuato in precedenza, quando l’Oxystrong si sversava solo nella vasca di disinfezione del depuratore. Ma non basta: dal 6 aprile al 28 maggio la stessa condotta si è rotta ben 11 volte, ossia il 6, il 7, il 10 aprile, due volte il 13 aprile, e ancora il 23 e 29 aprile, e poi il 7, il 12, il 14 e il 28 maggio. Ogni volta le rotture hanno dato luogo a sversamenti nel fiume, ossia nel mare, di liquami, tra i 1.800 e i 2.200 metri cubi all’ora, per una media di 6-12 ore, a seconda della gravità del danno, e solo dopo la rottura del 14 maggio l’Aca si è fatta autorizzare dall’Arta a utilizzare l’Oxystrong direttamente nella rete fognaria. Ciò significa che nel nostro mare e fiume, da aprile a oggi, si è riversata una quantità incalcolabile di feci e mai il Comune ha avvertito la necessità di informare la popolazione, tant’è vero che lo stesso vicesindaco non è stato in grado di produrre neanche un comunicato stampa, presentando solo quelli del mese di giugno fatti per dire che il mare era balneabile, guarda caso a fronte della mancata rottura della condotta. Smascherato anche il tentativo di tergiversare del vicesindaco sull’emergenza balneazione del 28 luglio – hanno insistito Fiorilli e Foschi -. Il sindaco Alessandrini ha già confessato di aver firmato il primo agosto l’ordinanza di divieto di balneazione, ma di aver autonomamente deciso di non divulgarla in alcuna maniera, quindi di fatto l’ha resa nulla, visto che non è stata neanche pubblicata sull’albo pretorio. Il vicesindaco ha tentato di dire che l’ordinanza era stata trasmessa ad alcuni Organi competenti, peccato che la città non dovesse saperne nulla, forse per non far fuggire i turisti, che oggi sono inferociti e non si azzardano neanche a bagnarsi un piede non sapendo qual è la reale situazione del nostro mare. La verità – ha ribadito Fiorilli – è che nei paesi civili i Capi di Stato si dimettono per molto meno, solo perché, come in questo caso, è venuto meno il rapporto di fiducia tra il sindaco e i cittadini, il sindaco Alessandrini ha tradito il mandato elettorale e deve andare a casa con la sua maggioranza. Non ha saputo affrontare né l’emergenza, né la comunicazione dell’emergenza, ma neanche la comunicazione ordinaria, si è dimostrato inadeguato al ruolo che ricopre e deve dimettersi”.

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