PESCARA – L’assessore alla Cultura del Comune di Pescara Elena Seller ha replicato ieri alla conferenza stampa del Pd sul Festival internazionale dannunziano dicendo che l’opposizione dimostra di essere imprecisa, volontariamente confusa e decisamente poco informata in merito al Festival Dannunziano e agli incarichi conferiti nell’ambito della manifestazione.
Per questo l’assessore ha ritenuto opportuno precisare che Stefano Angelucci Marino non riveste la carica di ‘direttore artistico del Festival’, ruolo per il quale sarebbe stata necessaria una regolare gara, ma è il ‘consulente degli aspetti culturali delle attività di Governo’, in altre parole si occuperà di tutti gli aspetti artistici e culturali dell’amministrazione sino al prossimo 31 dicembre.
La cessione del logo non ha comportato alcuna spesa per l’Ente, neanche quelle notarili; infine il signor Marino non ha partecipato alla gara per l’individuazione della ditta che gestirà la comunicazione del Festival, gara espletata esclusivamente dai funzionari di ruolo interni all’Ente, come ravvisabile dalle carte, dunque ,secondo la Seller, non c’è stata alcuna illegittimità.
Ha commentato l’assessore Seller :
una conferenza che in realtà ci aspettavamo, a sottolineare il provincialismo di una frangia politica che non riesce a superare la barriera della sagra di paese e tenta di gettare l’ombra del sospetto su un progetto partorito da un governo che ha l’obiettivo di consentire a Pescara di fare quel salto di qualità che in sei anni è mancato. Ma procediamo con ordine sulle contestazioni mosse all’amministrazione: partiamo dalla nomina di Angelucci Marino che il Pd ha riportato in maniera errata. L’artista non è ‘supervisore’ o direttore artistico del Festival: per tale ruolo, infatti, l’amministrazione avrebbe dovuto fare un bando. Angelucci è stato invece incaricato come da articolo 90 quale ‘consulente degli aspetti culturali delle attività di Governo’ con durata sino al 31 dicembre e uno stipendio pari a 2.500 euro mensili lordi; nell’ambito di tale incarico Angelucci si occuperà anche delle edizioni del Festival Dannunziano, con compiti ben precisi: ossia promozione di iniziative atte alla elaborazione del programma artistico dell’edizione 2010; cura degli adempimenti tecnico-funzionali finalizzati all’attuazione degli eventi del festival; predisposizione di un percorso culturale e intellettuale per la definizione del tema dell’edizione 2011 e dei contenuti artistici a esso attinenti.
E anche per il Festival è evidente che il lavoro non poteva ridursi ai sette giorni di iniziative, ma piuttosto prevedevano l’impegno di Angelucci per la fase preparatoria-organizzativa e anche per il consuntivo successivo alla manifestazione stessa. E’ vero che Angelucci ha ceduto gratuitamente al Comune il logo del Festival Dannunziano, è falso sostenere che l’atto notarile relativo a tale cessione abbia determinato una spesa fuori bilancio per il Comune, visto che l’atto è stato redatto gratuitamente.
Infine la nomina dell’Agenzia che dovrà gestire la comunicazione del Festival: nessuna proposta è partita dal signor Angelucci Marino nella scelta delle cinque agenzie da invitare al bando, piuttosto è stato il Dirigente del Gabinetto del sindaco a chiedere a Marino il nome di cinque agenzie tra cui effettuare una gara a evidenza pubblica, pure non obbligatoria per gli incarichi inferiori a 20mila euro. Con la determina n.87 il Dirigente comunale non ha individuato la ditta stessa, come ha affermato erroneamente il Pd, ma ha piuttosto comunicato di voler effettuare la gara che si è poi svolta regolarmente alla presenza esclusivamente di funzionari di ruolo interni del Comune, gara alla quale invece non ha preso parte lo stesso Angelucci Marino.
E’ dunque evidente che non ci sono profili di illegittimità e l’intera procedura si è svolta nella massima trasparenza, mentre si continuano a intravedere chiari profili diffamatori nelle affermazioni del Pd, nell’intento di oscurare un evento che invece avrebbe dovuto vedere la partecipazione entusiasta di tutte le forze politiche del territorio. Ma tant’è: il livore del Pd continua a rivelarsi un boomerang, utile solo a far rimediare figuracce all’intero partito.