“Dante Marianacci, una vita per la cultura tra creatività e impegno professionale”, a cura di Angelo Piero Cappello, Franco Di Tizio e Simone Gambacorta, con prefazione di Gianni Letta (Ianieri Edizioni, pp. 914).
Dopo gli indirizzi di saluto del sindaco di Pescara, Carlo Masci e del sindaco di Ari, Marcello Salerno, interverranno, tra gli altri, Antimo Amore (giornalista Rai), che sarà il moderatore della serata, Angelo Piero Cappello (direttore del Centro per il libro e la lettura del Mibact e co-curatore dell’opera), Giovanni D’Alessandro (scrittore), Stefano Pallotta (Presidente dell’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo), Marco Patricelli (Storico e giornalista). Parteciperà anche la violinista Erica Loiacono con alcuni brevi intermezzi musicali.
“L’Italia gli deve molto.” – ha scritto Gianni Letta nella Prefazione al volume che verrà presentato – “ Io resto incantato e propongo la lettura di Marianacci nelle sue poesie, che qui sono ospitate per frammenti. Mi permetto di rintracciare suoi antecedenti tra diplomatici e poeti: dal francese Paul Claudel fino all’argentino Pablo Neruda. Ma più di tutto lo sento vicino a Charles Baudelaire, di cui si professa figlio e fratello, e al suo “horreur du domicile” espresso dal celeberrimo verso: “Che ci faccio qui?”. Marianacci è stato e sarà, anche oggi, tornato in Abruzzo, sempre in movimento, “mendicante in terra promessa”, a caccia di un mondo che nei suoi versi appare e scompare nei “muri dei non risorti”, come scrive in “Terra e pietra” con un’immagine profumata di mortale immortalità.”
Più di cinquanta volumi pubblicati, oltre tremila eventi organizzati, che hanno coinvolto migliaia di personalità del mondo della cultura internazionale, all’estero e in Italia. È questo il bilancio di un cinquantennio speso da Dante Marianacci tra creatività e impegno professionale, sempre tesi a favorire il dialogo tra le culture.
Poeta, narratore, saggista, giornalista, una laurea in Lingue e letterature straniere e un PhD in Letterature e culture comparate, dirigente del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ha svolto la propria attività in Italia e all’estero, dove ha trascorso un trentennio, come addetto e consigliere culturale in diverse ambasciate, oltre che addetto, direttore e coordinatore d’area, di Istituti Italiani di Cultura, tra i quali quelli di Praga, Dublino, Edimburgo, Budapest, Vienna, Il Cairo. Ha fondato e diretto diverse collane editoriali tra cui: Premio Francesco Petrarca a Praga, Italian Notebooks a Edimburgo, Settimane della lingua italiana nel mondo, a Budapest e a Vienna; due riviste internazionali: La Nuova rivista italiana di Praga, Italia & Italy a Edimburgo, Budapest, Vienna, Il Cairo; e, come direttore nel quinquennio 2003-2008, Nuova Corvina a Budapest. Ha inoltre pubblicato, su numerosi periodici e giornali italiani e stranieri, centinaia di saggi, articoli e inchieste occupandosi di letteratura, cinema, arti figurative, architettura, musica, scienza. Ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti in Italia e all’estero ed è tradotto in una quindicina di lingue.
Hanno tra l’altro scritto di lui:
Mario Luzi: “Marianacci ha fatto tesoro di tutto: luoghi, paesi, poeti di cui si è intimamente e variamente nutrito, facendo anche di loro, come di se stesso, amorevole leggenda. Ma non bisogna passare sotto silenzio la bella capacità affabulatoria pari solo all’arguzia benigna della sua affabile musa. L’una e l’altra virtù si fondono nell’incantevole registro del racconto che noi ascoltiamo a brani. La vita nomade ne ha ritmato le cadenza, ne ha infoltito la ricchezza.”
Hassan Teleb: “La vera poesia è sempre la rivelazione di qualcosa che ci sfugge. Ci mette davanti a realtà nascoste o, forse, realtà conosciute e finite nel dimenticatoio, poiché siamo abituati a saltare dalle premesse ai risultati. Il poeta italiano Dante Marianacci presenta questa vera poesia, e dunque non è una coincidenza che egli porti il nome del Sommo poeta italiano. Egli è un Dante contemporaneo, del terzo millennio, che non riscrive la Divina Commedia, ma la Commedia Umana, viva e intima, che coinvolge tutti noi.”
Luigi Amaduzzi, ambasciatore d’Italia a Londra, 2001:
“In questa sede vorrei sottolineare in forma solenne, affinché ne resti traccia nel fascicolo personale dell’interessato, che nella mia carriera non ho mai avuto modo di conoscere un operatore del settore culturale che riunisse in sé in modo così elevato e palese le qualità personali e professionali del dott. Marianacci.”
Maria Nicolai Paynter: “Il dono di Marianacci è di saper far sentire la presenza, ma non il peso, della poesia di tutti i tempi.”
Riccardo Campa: “Il Tamigi, il Danubio e il Nilo sono i fiumi del suo percorso istituzionale e letterario. I loro tracciati storici e le loro percorrenze identitarie tracciano una sorta di avventura filologica, rappresa nelle testimonianze, nelle narrazioni, che, per un’interferenza del caso, si concludono in Egitto, dove ha avuto didascalicamente la sede originaria la scrittura.”
Béla Szomráky: “I suoi lettori ungheresi restano colpiti dalla presenza, nelle sue poesie e romanzi, di angoli, strade, nomi di vie di città della Pannonia, delle regioni lungo il Tibisco, tutti palesemente familiari al nostro.”
Hussein Mahmoud: “Dante è veramente cittadino del mondo, scrive a tutti e su tutti, con un senso umano che richiama i grandi della letteratura universale.”
Dacia Maraini: “Ho conosciuto Dante Marianacci nelle sue mansioni di dirigente dell’area promozione culturale del Ministero degli Affari Esteri e della cooperazione internazionale. Ma quello che mi ha colpito è stata la sua carica umana così lontana dal piglio di un burocrate e la sua passione per la scrittura.”
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