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Pescara, inaugurata la Cittadella dell’Accoglienza

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PESCARA – Si è svolta ieri pomeriggio a Pescara, in via Alento, l’inaugurazione  della Cittadella della Carità realizzata dalla Caritas, diretta da Don Marco Pagniello, alla presenza di Sua Eminenza Cardinal Angelo Bagnasco, Presidente della Conferenza episcopale Italiana, che ha impartito la propria benedizione. Ad attendere l’evento centinaia di cittadini, tra cui i ragazzi dell’Associazione DiversUguali guidati dal Presidente Gianna Camplone. E poi decine di autorità tra cui il vicesindaco di Pescara Berardino Fiorilli, il Presidente del Consiglio regionale Nazario Pagano, l’assessore regionale Carlo Masci e il consigliere regionale Nicoletta Verì, il Presidente della Provincia di Pescara Guerino Testa, il Prefetto di Pescara Vincenzo D’Antuono, la senatrice Federica Chiavaroli, l’assessore alle Politiche sociali Guido Cerolini e i consiglieri comunali Armando Foschi e Vincenzo D’Incecco, oltre, ovviamente, all’arcivescovo di Pescara Monsignor Tommaso Valentinetti e il Presidente della Fondazione PescarAbruzzo Nicola Mattoscio, fondazione che ha donato il terreno di via Alento su cui è sorta la Cittadella, e il vicario generale Don Vincenzo Amadio.

Ha detto l’arcivescovo Valentinetti:

La Cittadella  fa parte delle tante opere di carità, cominciate con i miei predecessori, Monsignor Iannucci e Monsignor Cuccarese, opere che io ho ereditato e che fanno bene alla Diocesi e alla città. Conosciamo gli effetti della crisi sulle nostre famiglie, sappiamo che c’è tanto da fare, e allora ricordo che questa Cittadella è anche frutto dell’8 per mille.

Ha sottolineato  Fiorilli:

il  fatto straordinario oggi non è l’inaugurazione della nuova struttura in termini di opere edilizie; piuttosto l’importanza dell’evento è legata al significato che l’opera rappresenta per la nostra città. Una società che non è capace di dare dignità a tutti, non può essere considerata una società civile e la dignità delle persone passa anche attraverso la possibilità di avere garantite condizioni minime di vita decenti e decorose. Questa struttura rappresenta quindi, la piccola comunità all’interno della più grande, la città, capace di accogliere ognuno, senza distinzione alcuna. Ed è proprio il valore della “Accoglienza” la vera ricchezza di questo luogo, ricchezza legata soprattutto all’amore delle persone che presteranno servizio tra queste pareti e saranno capaci di far sentire a casa, tutti coloro che di qui passeranno. Anche la nostra amministrazione ha voluto e supportato con ogni sforzo possibile questo momento, proprio perché crediamo che rappresenti un passo avanti necessario in termini di civiltà per la città di Pescara, ma anche e soprattutto poiché se è vero, come diceva Madre Teresa, che “i poveri non fanno rumore”, il silenzio degli ultimi è un silenzio che non può lasciarci indifferenti, ancor prima come uomini che come amministratori. La felice scelta inoltre, di intitolare a Giovanni Paolo II la Cittadella dell’Accoglienza, ci deve ricordare continuamente quello che il Santo Padre diceva: “Il superfluo si misura dal bisogno degli altri“, e finché quindi nelle nostre città ci sarà bisogno di strutture come questa, significa che ognuno di noi ha ancora molto da donare agli altri. Non rimane ora che dare vita a questa casa, con le persone che la frequenteranno, le storie che si incontreranno, le vite che avranno nuova speranza. L’augurio quindi che mi sento di fare a tutti gli operatori, i volontari, ed a tutti coloro che incroceranno la propria strada in questa casa, lo prendo in prestito da S. Ignazio di Loyola: ‘Prega come se tutto dipendesse da Dio e lavora come se tutto dipendesse da te’.

Ha detto il Cardinal Bagnasco:

la Cei, che ha contribuito alla realizzazione odierna non è un’entità astratta, ma sono i vescovi: ricordo che nel 2007 per la prima volta il Parlamentino dei Vescovi parlò dei ‘pacchi viveri’, dell’avanzamento strisciante della povertà, nel 2007 i vescovi hanno lanciato sommessamente un appello e non perché fossero più intelligenti di altri, ma perché i vescovi vivono in mezzo alla gente con i nostri sacerdoti che hanno il polso di quanto accade sul territorio non per indagini statistiche, ma per conoscenza diretta e condivisione. Poi le cose si sono sviluppate, siamo entrati nella crisi presente che si protrae più del previsto. Oggi rinnoviamo il nostro auspicio, che si possa superare la grande crisi che non ha confini, per uscirne, ma non per tornare come prima, ma per essere più saggi di prima, per essere meglio di prima, o avremo sofferto per anni e non sarà servito a nulla. E poi voglio ricordarvi che l’Italia buona esiste, e lo dico perché certe rappresentazioni di maniera vorrebbero farci credere a uno sfascio generale, alla chiusura di ognuno nel proprio recinto individuale, per la serie ‘si salvi chi può’. Ma quando si vive in una società come la nostra non vale il ‘si salvi chi può’, ma si concepisce come una famiglia: o insieme o tutti affondiamo. L’Italia migliore esiste, un’Italia capace di andarsi incontro e voi oggi ce lo ricordate in modo visibile e date a noi Pastori linfa, stimolo. L’Italia buona esiste e dobbiamo essere fermi, dobbiamo finirla di denigrarci e di denigrare il nostro Paese come se fossimo gli ultimi della classe e della fila: su valori fondamentali come la famiglia e la vita se l’Italia non ha ancora fatto certe leggi non è perché siamo gli ultimi della fila, ma perché siamo i primi e dobbiamo dare l’esempio all’Europa. Negli altri Paesi la carità è intesa come rispondere a dei bisogni che esistono, come la fame, le malattie; in Italia è concepita come risposta a delle persone che hanno dei bisogni e il primo bisogno è il non sentirsi soli, è la solitudine che uccide più della fame. Mi auguro che la Cittadella dell’Accoglienza diventi sempre più ‘casa’, ‘famiglia’: noi sappiamo quali sono le cose vere, la famiglia è il luogo delle relazioni buone che ci permettono di avere fiducia, di non sentirci soli. La Cittadella allo stesso modo dovrà essere la ‘rete’ che mi pensa con benevolenza e mi accompagna nella vita.

A concludere gli interventi è stato il Direttore Don Marco che ha lasciato la parola a Francesco, ex utente della Caritas e oggi volontario nella Cittadella che ha raccontato la propria esperienza. Subito dopo il Cardinal Bagnasco ha impartito la propria benedizione per poi ripartire.

 

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