PESCARA – Si è svolta ieri una conferenza stampa sul tema delle ipotesi di accorpamento delle Province abruzzesi così come formulate dal Governo Monti. Erano presenti il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia, il Senatore Andrea Pastore, il Presidente della Provincia di Pescara Guerino Testa, l’assessore regionale agli Enti locali Carlo Masci, il Presidente del Consiglio regionale Nazario Pagano, i consiglieri regionali Nicoletta Verì, Lorenzo Sospiri, Alessandra Petri e Ricardo Chiavaroli, e il capogruppo comunale del Pdl Armando Foschi.
Ha detto Albore Mascia:
condividiamo il principio della Spending Review che nasce dalla necessità di garantire un contenimento dei costi della pubblica amministrazione. Ma è evidente che la manovra non può tradursi in un taglio netto, asettico, di Province ed Enti che non tenga conto della specificità dei territori, della loro storia e del ruolo che recitano nel panorama regionale o nazionale. L’Abruzzo ora attende la pubblicazione, fra tre giorni, del Decreto che definirà in maniera precisa i criteri che verranno utilizzati per decidere quali Province accorpare e come farlo.
Ma, se proprio non sarà possibile mantenere gli equilibri attuali, siamo pronti, come coalizione di centro-destra, a presentare la nostra proposta di razionalizzazione delle Province, ossia mantenere quella de L’Aquila che, in quanto capoluogo di Regione, rimane fuori da ogni discorso, e costituire la nuova Provincia Appennino-Adriatica, accorpando le province di Teramo, Pescara e Chieti, con un ruolo di centralità per Pescara per la sua posizione baricentrica sul territorio e per lo stesso Statuto regionale che stabilisce che Pescara sia sede di importanti assessorati oltre che delle sedute invernali del Consiglio stesso. Ed è questa la controproposta che ho già personalmente inviato in una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio Monti e ai Ministeri interessati dalla manovra, senza campanilismo, ma argomentando le nostre ragioni.
Credo che , se nei prossimi giorni non ci saranno altri scivoloni su argomentazioni di sterile campanilismo o di pura provocazione, come già accaduto, il dibattito debba avere una dimensione razionale e ragionevole. L’iniziativa che io ho assunto è stata quella di aprire un’interlocuzione positiva con esponenti delle Istituzioni, compresi il Presidente della Provincia di Teramo e il sindaco di Teramo, inviando una lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti, al Ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, al Ministro dell’Economia e delle Finanze Vittorio Grilli e al Ministro per la Pubblica Amministrazione e Semplificazione Filippo Patroni Griffi, una lettera nella quale, partendo dalla condivisione assoluta dei contenuti della Spending Review e dalla necessità del contenimento della spesa pubblica, in un momento difficile per il paese, contenimento che ci vede tutti d’accordo, ritengo tuttavia che l’approccio al problema non possa non tener conto delle realtà specifiche e della storia dei territori interessati, dunque l’approccio non può essere asettico e deve ricordare che il processo innescato determinerà risultati sociali importanti. Nella lettera ho dunque chiesto un approfondimento di alcuni aspetti del Disegno di Legge.
Si legge nella nota a firma del sindaco :
‘Dopo aver esaminato, infatti, i contenuti della Proposta, relativi alla soppressione e razionalizzazione delle Province e delle loro funzioni ritengo legittimo, oltre che doveroso, quale sindaco di Pescara, sottoporre all’attenzione del Governo alcune considerazioni, partendo innanzitutto dal perfetto equilibrio territoriale oggi esistente, anche in termini demografici, con l’attuale divisione in quattro Province: la provincia de L’Aquila ha 310mila abitanti, Chieti ne ha 397mila, Teramo 312mila e quella di Pescara 323mila, con il capoluogo di provincia più popoloso, 123mila abitanti a fronte dei 72mila residenti della città de L’Aquila, 51.600 residenti nella sola città di Chieti, e 55mila a Teramo città. La Provincia di Pescara, ricavata nel 1926 ritagliando parti di territorio da quella di Chieti, da quella de L’Aquila minimamente, e soprattutto da quella di Teramo, si sviluppa e concentra intorno a una realtà metropolitana che trova il suo fulcro nell’area di Pescara-Montesilvano-Spoltore e che conta oltre la metà dell’intera popolazione della Provincia. Dal che si evince la reale consistenza del capoluogo adriatico che risulta essere, in termini di popolazione residente gravitante economicamente e strutturalmente sulla città di Pescara, di oltre 230mila abitanti, con esclusione degli enormi incrementi residenziali che si contano nel periodo estivo. Signor Presidente e signori Ministri – si legge ancora nella nota – vorrei sottolineare come il sostanziale equilibrio attuale tra le quattro province abruzzesi, sarebbe sicuramente stravolto da una così violenza rivoluzione territoriale. Da ciò nasce il giustificato timore che potrebbero ridestarsi antiche e devastanti rivalità campanilistiche, soprattutto tra le città di Pescara e L’Aquila, faticosamente superate attraverso una soluzione consacrata nello Statuto regionale, su cui è necessario riflettere in termini istituzionali. Infatti la Carta Costituzionale della Regione Abruzzo sancisce una sostanziale equiparazione delle funzioni se non dell’attribuzione formalmente istituzionale di Capoluogo di Regione in testa alle città de L’Aquila e di Pescara, in riconoscimento, in favore di quest’ultima, dell’oggettivo ruolo di propulsore economico e sociale dell’intera Regione, cosicchè le sedute del Consiglio regionale si svolgono in parte a L’Aquila e in parte a Pescara, ove hanno sede unica gli Assessorati economici e produttivi della Regione. Pertanto, un’auspicabile elasticità nella valutazione dei parametri che vorranno adottarsi, non potrebbe che portare al mantenimento della situazione attuale. Qualora comunque fosse ritenuta impercorribile tale strada, è da ritenersi ottimale la soluzione della Costituzione della Provincia Appennino-Adriatica, o Adriatico-Appenninica, da ottenersi attraverso l’accorpamento per fusione delle attuali Provincie di Pescara, Chieti e Teramo. Tale soluzione collimerebbe con la effettività geografica, orografica ed economica dei territori ricompresi i quali riconoscerebbero in un’unica realtà amministrativa coerente ed organica una omogeneità demografica e storica che favorirebbe la redistribuzione dei servizi burocratici e, infine, rappresenterebbe, attraverso l’eliminazione di due Province su quattro, un autentico contributo nel rispetto delle popolazioni interessate e coinvolte’. “E – ha aggiunto il sindaco Albore Mascia – nel nuovo accorpamento proposto, è evidente il ruolo di baricentro svolto da Pescara, grazie alla sua centralità geografica e istituzionale”.
Ha aggiunto il Senatore Pastore:
ritengo che quella proposta sia la soluzione più razionale, perché anche Chieti in realtà è sulla graticola nella valutazione dei criteri, e l’accorpamento delle tre Province sarebbe l’ipotesi più operativa non tanto per Pescara, ma perché salverebbe l’Abruzzo dalla frammentazione del territorio che deriverebbe dall’accorpamento di Teramo con l’Aquila, visto che molti Comuni del teramano andrebbero con le Marche, impoverendo il nostro territorio, e una parte con Pescara. Del resto consideriamo che, se c’è un’indicazione già chiara giunta dal Governo, è che, nell’accorpamento, il Capoluogo di Provincia sarà fissato nella città più popolosa, e detto questo penso che la questione del campanile possa essere archiviata.
Ha sottolineato Testa:
la fusione delle tre Province potrebbe essere una giusta intuizione per l’omogeneizzazione del territorio, per la dimensione ottimale sulla base dei criteri fissati dal Governo, per la densità abitativa e l’attrazione socio-economica.