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Pescara, lettera aperta di Odoardi a Luciano D’Alfonso

da Redazione

Luciano D'Alfonso in biciclettaPESCARA – Giancarlo Odoardi, Presidente FIAB Pescarabici, affida ad una lettera indirizzata  al Presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso,di seguito riportata, sue riflessioni sul tema della  Mobilità ciclistica periurbana.

Egregio Presidente, caro Luciano,

nella giornata di venerdì 5 giugno ho partecipato alla premiazione di un concorso di idee sul tema della “Mobilità sostenibile”, promosso da “Il Centro d’Abruzzo”, il centro commerciale di San Giovanni Teatino di Chieti, a cui hanno aderito le scuole di diversi comuni della vallata del Pescara.
Seppur socio dalla società Edènia che ha coordinato il progetto, mi hanno chiesto di essere presente in qualità di Presidente di FIAB Pescara Bici, per portare la testimonianza di una associazione impegnata sul fronte della promozione della mobilità ciclistica. In quella veste mi hanno pregato di arrivare in bicicletta fin dentro il centro commerciale. E così ho fatto.
Ebbene, quella mattina ho di nuovo sperimentato (benché per me non fosse la prima volta) la raggiungibilità della zona commerciale partendo da Pescara e verificando la disponibilità delle strade percorribili in bicicletta.
Ho fatto tesoro di questa esperienza e l’ho raccontata ai ragazzi, ai genitori e agli amministratori presenti, ponendo in evidenza che dal centro di una città popolosa come Pescara fino alla zona commerciale avevo impiegato appena 11 minuti, che potevamo diventare al massimo 15 procedendo più lentamente.
Ma ho sottolineato, nello stesso tempo, un problema: l’impossibilità di raggiungere quel luogo in così breve tempo se non percorrendo strade dedicate esclusivamente al traffico motorizzato, quindi in condizioni di promiscuità e quindi, per il mezzo che avevo scelto, di assoluta mancanza di sicurezza.
Alla fine solo 8 km circa separano Pescara da quella zona, quando in altri paesi europei ben altre distanze vengono complessivamente percorse con le biciclette.
Da noi, invece, capita ancora di imbattersi in adeguamenti viari dentro la città con opere di tipo autostradale, dove addirittura gli spazi per gli utenti deboli non sono previsti.
La tendenza all’ampliamento delle zone urbanizzate e il loro adeguamento a modelli metropolitani di mobilità vanno assecondati con nuove logiche organizzative: il riferimento a mezzi di trasporto innovativi è inevitabile, e fra questi la bicicletta nelle sue svariate articolazioni progettuali (basti pensare alle potenzialità dei mezzi a pedalata assistita) nonché quale strumento principe di riferimento per l’intermodalità.
Pochi giorni fa si è svolta la quinta edizione della “Biciclettata adriatica”, che ormai intreccia i suoi destini con il progetto regionale “Bike to coast”, e con il progetto più ampio “Bicitalia”, promosso da FIAB, che a sua volta ricade nel progetto europeo “Eurovelo”.
Ma dietro questo obiettivo, che possiamo dire a breve raggiunto, ci deve essere quello più grande di una rete regionale di itinerari ciclistici, non finalizzati solo allo svago, quindi turistici, ma armatura solida di un modello nuovo di mobilità di prossimità, basato su assi portanti leggeri e raccordi, e che abbia la bicicletta come cerniera dell’intermodalità (bus+bici e treno+bici).
Per fare tutto questo c’è bisogno di una robusta base organizzativa funzionale, a partire da quella interna regionale, fatta di persone preziose e pronte a saper indirizzare il cambiamento, e di risorse economiche certe, fronti su cui più di uno ti riconosce una significativa abilità dei sintesi.
E su entrambi sappiamo esserci “disponibilità” che vanno solo intercettate e portate a sinergia, partendo ad esempio dalla istituzione di un “Ufficio regionale per la mobilità ciclistica”.
Dal canto nostro, noi volontari della FIAB continueremo a svolgere la funzione di stimolo e di sostegno ad intraprendere con sollecitudine nuove vie, magari ciclabili, raccogliendo tutte le opportunità possibili, di interessi, di consapevolezze, perché le attese di tanti si trasformino quanto prima in fatti concreti.
I ragazzi che hanno partecipato al concorso di idee hanno sognato con i loro disegni e con i loro slogan, vincendo anche dei premi. Ma quello più grande che noi possiamo fare loro credo che sia il nostro impegno e realizzare quei sogni, prima che loro li dimentichino, come spesso accade quando si diventa adulti.

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