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Pescara, nominato perito per Accertamento tecnico preventivo sul fiume

da Redazione

PESCARA – Il Comune di Pescara nominerà un proprio perito di parte per l’Accertamento tecnico preventivo richiesto da circa 27 aziende portuali, tra imprese e operatori marittimi, sui danni causati dalle condizioni del fiume in seguito alla sua mancata manutenzione dal 2008 a oggi. Sostanzialmente il Comune di Pescara non ha competenze sul fiume, ovvero non può provvedere alla sua bonifica, visto che la competenza fa capo a Regione e Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ma a questo punto verranno valutati  anche i danni arrecati alla città, in termini di immagine, derivati al capoluogo adriatico per vicende amministrativo-burocratiche che non hanno consentito di porre riparo, sino a oggi, all’insabbiamento del porto, fermo restando che nel frattempo l’amministrazione comunale sta accelerando quanto più possibile il Piano regolatore portuale dopo la ricezione delle osservazioni.

L’assessore alle Problematiche portuali e alla Difesa della Costa Vincenzo Serraiocco ha  ufficializzato il provvedimento approvato dalla giunta ed ha spiegato:

l’Accertamento tecnico è stato richiesto da circa 27 imprese che svolgono un’attività imprenditoriale direttamente connessa con l’utilizzazione delle acque del fiume Pescara, imprese che, come ben sappiamo, lamentano i danni subiti a causa dell’insabbiamento del porto canale, ossia del tratto terminale del fiume, e della conseguente modificazione del regime delle acque pubbliche. A detta delle imprese, tale compromissione sarebbe peggiorata a partire dal 2008 per il restringimento del corso naturale del fiume a causa della presenza di canneti e zone di accumulo, oltre che per l’abbassamento dei fondali che hanno reso quasi impossibile la navigabilità del porto. Colpa, ancora una volta, di quel dragaggio che, nonostante l’impegno e la pervicacia delle Istituzioni locali, ossia Comune e Provincia, quest’ultima anche per la nomina del Presidente Testa quale Commissario straordinario, comunque non siamo riusciti a ottenere, con due false partenze, la lievitazione dei costi e, in ultimo, i mille problemi legati alla qualità dei fanghi da dragare che, dopo aver fatto supporre per mesi la possibilità di uno sversamento a mare, con la riduzione delle spese di smaltimento, hanno improvvisamente imposto un dietro front che ancora oggi continua a non trovare risposte da parte delle Istituzioni sanitarie preposte, lasciando gli Enti locali con il cerino acceso in mano. E ancora una volta Comune e Provincia altro non possono fare che continuare con la propria costante azione di pressing istituzionale, attraverso continui pellegrinaggi a Roma, per il reperimento di fondi, ma soprattutto di sostegni per una problematica che in realtà non riguarda solo Pescara, ma l’Abruzzo intero. In seguito ai danni subiti e lamentati, le imprese hanno chiesto alla Corte d’Appello di Roma, presso il Tribunale regionale delle Acque pubbliche lo svolgimento di un Accertamento tecnico preventivo con la nomina di un perito esperto in materia idraulica al fine di disporre di una puntuale descrizione dello stato dei luoghi, delle condizioni di fatto e di quelle amministrative in cui versa l’intera struttura, nonché le possibili cause. Ovviamente anche l’amministrazione comunale di Pescara nominerà un proprio perito di parte per entrare nel merito della situazione che si è verificata a Pescara. La vicenda sarà seguita dall’avvocato Paola Di Marco che ha già avviato lo studio della pratica che, ancora una volta, lascerebbe emergere in maniera inequivocabile come l’amministrazione comunale, di fatto, non abbia mai avuto alcuna competenza in materia fluviale, visto che la gestione e manutenzione dei fiumi fa capo alla Regione e, nel caso specifico, anche al Ministero dei Trasporti che ha gestito il primo appalto del dragaggio, poi interrotto; lo stesso Comune ha un Ufficio Demanio, che ha però esclusiva competenza sulla costa. Ma a questo punto vaglieremo con i nostri legali la possibilità di valutare anche il danno d’immagine che l’intera vicenda del porto ha prodotto al nostro territorio, sia per gli evidenti problemi arrecati al lato turistico-portuale, sia alla stessa economia del capoluogo adriatico che si fonda sulla pesca e sul trasporto commerciale-marittimo, senza parlare del danno ambientale determinato dal mancato dragaggio e che pone a rischio la città stessa.

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