Il Comune deve individuare altre aree; quelle dell’ex fonderia Camplone rientrano nel Piano del rischio aeroportuale.
PESCARA – L’assessore alla Gestione del Territorio del Comune di Pescara Marcello Antonelli durante la seduta della relativa Commissione consiliare convocata dal presidente Gianni Santilli, ha annunciato, ieri mattina, che la futura sede della Regione a Pescara non potrà essere realizzata sulle aree dell’ex Fonderia Camplone perché le stesse rientrano ufficialmente nella zona del Piano del rischio aeroportuale.
Questo strumento, secondo la legge, doveva essere redatto entro il 2007, ma solo oggi la nuova giunta di centro-destra lo sta predisponendo dato che la precedente amministrazione di centro-sinistra non l’aveva fatto. Il Piano suddetto vieta l’insediamento di obiettivi sensibili, come ufffici pubblici, a ridosso degli scali, per cui si dovranno individuare altre superfici all’interno del Piano particolareggiato 7, dove realizzare i nuovi palazzi della Regione, che però non ha ancora prodotto alcun atto formale in merito.
L’assessore ha inoltre detto:
La Commissione ha oggi preso in esame due proposte di accordo di programma inserite all’interno del Pp7, una vasta area di sviluppo compresa tra via Tiburtina, via Tirino e via Salara Vecchia, e nella quale era prevista anche la costruzione dei futuri Palazzi della Regione Abruzzo al posto dell’ex Fonderia Camplone.
Oggi però abbiamo chiarito in modo definitivo che nel 2007 è stata emanata una legge che imponeva ai Comuni di redigere il Piano del Rischio aeroportuale, definendo con esattezza i perimetri delle aree ricadenti a ridosso degli scali aeroportuali in cui vietare, per ovvie ragioni di sicurezza, la realizzazione di strutture sensibili, come ad esempio uffici pubblici.
La nuova amministrazione comunale, preso atto dell’esistenza dell’obbligo di legge, lasciato chiuso in un cassetto per ben due anni, sta ora completando la redazione del Piano stesso e nella definizione delle superfici è emerso che l’area dell’ex Fonderia Camplone, compresa tra via Tiburtina e via Lago di Campotosto, rientra nel Piano di rischio aeroportuale, dunque i Palazzi della Regione non potranno essere ubicati su quelle superfici.
Nello specifico, tra l’altro, le due proposte esaminate oggi comunque non potevano essere prese in considerazione perché non rispettavano completamente il nostro Regolamento urbanistico e perchè, per coerenza con la nostra impostazione politica, la nostra amministrazione comunale non è favorevole agli accordi di programma di iniziativa privata, ma piuttosto stiamo promuovendo solo accordi di iniziativa pubblica, in cui sia in altre parole il Comune a decidere le aree in cui intervenire, stabilendo anche cosa realizzare in quelle superfici.
Resta però confermata l’urgenza e la necessità dell’amministrazione comunale di favorire la costruzione della nuova sede della Regione Abruzzo a Pescara, attraverso però un’operazione di serietà e di realismo, senza prendere in giro i cittadini, senza quei proclami che sino a giugno 2009 non hanno consentito alla passata amministrazione comunale di fare un solo passo in avanti, generando solo confusione.
Il Comune accelererà ora le procedure per la redazione del Piano particolareggiato 7, individuando, sempre nella zona ovest della città, le nuove aree da destinare ai futuri Palazzi della Regione, perché vogliamo che quegli uffici nascano in un quartiere dalle potenzialità ancora inespresse e che, grazie alla presenza di strutture pubbliche, vivrà un’incredibile fase di sviluppo.
In altre parole il Comune può creare le condizioni affinchè la Regione faccia il proprio investimento, aiutando lo stesso Ente regionale anche a superare qualche riserva politico-amministrativa: progettare la nuova sede dell’Ente nel capoluogo adriatico dopo il terremoto che ha devastato L’Aquila potrebbe essere erroneamente interpretato come una volontà di dismettere le attività nel capoluogo di regione per trasferirle a Pescara.
In realtà tale operazione nasce solo dalla necessità di razionalizzare l’uso delle risorse pubbliche, considerando che oggi la Regione spende più di un milione di euro l’anno solo per sostenere il costo degli affitti degli uffici sparsi sul territorio della città adriatica, con notevoli disagi anche per l’utenza.
E’ quindi evidente che prima di procedere con un accordo di programma o un programma integrato dovremo verificare la disponibilità a intervenire della stessa Regione che sinora non ha mai dato il proprio consenso formale, non esiste un atto né una delibera in tal senso. Né possiamo dire ai cittadini che la Regione utilizzerà i 10milioni e mezzo di euro derivanti dalla dismissione delle aree ex Cofa per costruire i propri nuovi uffici, visto che nel bilancio quella somma è già stata inserita nel capitolo del risanamento del debito sanitario.