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Pescara onora la Memoria dei Decorati e di Vermondo Di Federico

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PESCARA – Si è svolta ieri  la Cerimonia promossa in piazza Italia, in onore dei Decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare, dinanzi alla lapide che ne riporta i nomi, alla presenza del sindaco Luigi Albore Mascia, del Presidente della Provincia di Pescara Guerino Testa, del vicesindaco Berardino Fiorilli, degli assessori Eugenio e Massimo Filippello, e dei consiglieri comunali Armando Foschi, Massimo Pastore e Antonio Sabatini, e, infine, delle massime Autorità civili e Militari cittadine. L’apertura della cerimonia poco prima delle 11 con l’ingresso nella piazza dei Labari del Comune e dell’Istituto del Nastro Azzurro, seguito, dopo l’Inno Nazionale, dalla Corona lasciata ai piedi della Lapide dal sindaco Albore Mascia, Corona benedetta da Padre Costante Baron, sulle note de Il Piave e, dopo la lettura della preghiera del Decorato, Il Silenzio. Quindi il saluto dell’Ammiraglio Guido Natale, decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare e del sindaco di Pescara.Ha detto il sindaco:

“In occasione del 98° Anniversario dell’entrata dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale, celebriamo un solenne momento di raccoglimento e di silenzio per onorare la Memoria dei Decorati caduti di tutte le guerre. Dopo circa un anno di sofferto neutralismo, all’alba del 24 maggio 1915, dal Forte Verena, sull’Altipiano di Asiago, fu sparato un primo colpo di cannone verso le fortezze austriache, situate sulla Piana di Vezzena: l’Italia inizia ufficialmente le operazioni militari nella Prima Guerra Mondiale. Non intendiamo oggi ricordare la guerra, ma gli uomini che in essa vissero e morirono, le loro sofferenze, le loro aspirazioni che erano aspirazioni di tutto un popolo, la loro semplice e patriottica generosità, le loro gioventù. E non intendiamo celebrare solo quelle degli uomini di quella Guerra, ma di tutte le guerre e soprattutto coloro che, in esse, con lucida e magnifica follia, offersero se stessi per un Ideale o per la vita di altri. Non si può – ha proseguito il sindaco Albore Mascia -, non si deve incasellare l’eroismo in una avara e sterile definizione ideologica, pur legittima poiché, quando si offre la propria vita, non conta l’ottica attraverso cui la Storia leggerà quell’episodio, purchè ovviamente il sacrificio sia consumato ‘per’ e non ‘contro’. Oggi, nell’ambito della nostra cerimonia, intendiamo ricordare il sacrificio di Vermondo Di Federico, un ragazzo di 19 anni che da Picciano, suo piccolo paese natale, fu arruolato nell’11° Reggimento di Fanteria ‘Forlì’ del Regio Esercito e catapultato nella tragedia della Seconda Guerra Mondiale. La tragedia nella tragedia, rappresentata dall’8 settembre 1943, lo colse a Ravenna da cui, insieme a un civile, Renato Berardinucci, un italo americano di origini abruzzesi, tornò verso Pescara a piedi. Ma non scelse di rientrare a casa e nascondersi. Preferì con il suo amico Berardinucci entrare in clandestinità, nella quale operò per oltre dieci mesi. Nel luglio 1944, furono catturati dalle truppe tedesche e condannati a morte, unitamente a Umberto Collepalumbo e a Giuseppe Padovani. Ed ecco che, nel cimitero di Arischia, vicino L’Aquila, con le spalle al muro della fucilazione e di fronte alle armi del plotone di esecuzione, scattò quella generosa e disperata follia. Di Federico e Berardinucci, cogliendo di sorpresa tutti, si lanciarono a mani nude contro i soldati, sbigottiti dalla irragionevolezza dell’atto. Seguì una breve lotta nella quale Berardinucci fu ucciso all’istante e Di Federico, colpito più volte, rimase agonizzante per ore, ma grazie alla quale Collepalumbo e Padovani riuscirono a fuggire e a salvarsi. Oggi il Comune di Pescara, dopo aver dedicato già da alcuni anni una strada cittadina alla memoria di Vermondo Di Federico, rende un profondo, commosso e fiero omaggio al suo atto di eroismo, limpido e disperato, consegnando un Attestato d’Onore al nipote che porta il suo stesso nome.

Subito dopo il sindaco Albore Mascia ha consegnato al nipote di Vermondo Di Federico, suo omonimo, una pergamena in memoria, con la motivazione ‘generoso, disperato eroe della Libertà. Nobile e furente ribellione alla prevaricazione e alla crudeltà, giovanissima vita ancora oggi, scagliata contro i portatori di Morte. La Città di Pescara rinnova la Testimonianza’, consegna che ha chiuso la cerimonia.

 

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