PESCARA – Liberamente ispirato ad «Arlecchino servitore di due padroni» che, allestito nel 1947 da Giorgio Strehler al Piccolo di Milano, divenne l’icona del teatro italiano nel mondo, quello di Rossi – scritto insieme a Riccardo Piferi e prodotto dal CRT di Milano – è un Arlecchino contemporaneo e un pò nevrotico in cui convivono nello stesso individuo l’attore, il personaggio, la maschera (ma senza maschera) e la persona che lo interpreta.
Paolo Rossi è in scena con Emanuele Dell’Aquila alla chitarra e Alex Orciari al contrabbasso, e come suo stile dialoga con il pubblico per trovare la strada migliore per adattare alla commedia dell’arte il mestiere dell’attore di oggi e il suo repertorio.
Calendario degli spettacoli:
TEATRO CIRCUS
Martedi 16 dicembre – ore 21
Mercoledi 17 dicembre – ore 17 e ore 21
Il titolo di questo spettacolo potrebbe anche essere Opinioni di un Arlecchino, sicuramente influenzato dal romanzo di Heinrich Böll. Così è. Capitano nella vita libri nei quali è inevitabile identificarsi con la vita del protagonista. E capita anche che ti venga voglia di riraccontarla, raccontando te stesso o viceversa. Certo, nell’opera di Böll, il clown si serviva di una maschera per far critica ad un paese che stava nel cuore di un miracolo economico; per il mio Arlecchino la situazione è capovolta. Ma il percorso di certi comici – quando scelgono di essere voce fuori dal coro e anche se ognuno prende la propria strada – parte comunque dalla stessa via.
Del resto spesso dietro ad un racconto, una commedia, un film, si nasconde la struttura di un’altra commedia, di un altro racconto, di un altro film. Nel mio mestiere, ho imparato che quando arriva qualcuno a propormi un’idea che non ha mai avuto nessuno, subito devo rispondere: se non l’ha avuta nessuno, un motivo ci dovrà pur essere!
Il mio Arlecchino, anche se suggestionato da un racconto, è una questione molto personale. Anni fa Giorgio Strehler, con cui ebbi l’onore di collaborare nei suoi ultimi anni di vita, mi spinse a confrontarmi con questa maschera. Mi diede alcuni consigli illuminanti: “cerca di adattare al saltimbanco i tuoi monologhi da stand-up. Che cosa resterà? Da lì improvvisa e assembla… non essere filologico, fallo tuo, se proprio vuoi pensa al primo Arlecchino, quello che andava e veniva dall’aldilà all’aldiquà, più infernale e sulfureo”.
Il destino non volle che si portasse a compimento questa impresa, ma ora si ripresenta l’occasione e chiaramente tengo a mente quei consigli lontani.
Non solo.
Voglio approfondire un mio modo di vedere e far conoscere il teatro popolare… Così come ho fatto nei miei ultimi lavori, come ho descritto nel mio libro “La commedia è finita”.
Per questo nel mio Arlecchino saranno presenti l’attore, il personaggio – o se volete la maschera, anche senza maschera – e la persona che lo interpreta.
Sarà uno spettacolo del tipo in prova. Assieme ad un paio di compagni d’avventura, saltimbanchi musicanti, cercheremo di immaginare insieme al pubblico come adattare a commedia dell’arte il nostro mestiere e anche parte del nostro repertorio; come possiamo trovare nuove strade, dati i tempi in cui vivono i nostri teatri.
Come capitò a molte compagnie nei tempi d’oro della commedia dell’arte, queste strade potrebbero portare anche all’estero, oppure per strada, punto e basta.
Il canovaccio avrà un tormentone: ma se andassimo in una birreria di Amburgo, come potremmo adeguare Arlecchino a quel luogo per sbarcare il lunario?
E se andassimo a Las Vegas? O a Khartoum? E così via… Alla fine sarà il pubblico che deciderà se dobbiamo rimanere o è meglio andare chissà dove.
Lo spettacolo sarà un assemblaggio di monologhi, canzoni in divenire, fatti personali, ricordi, sogni, storiellette e riflessioni sia sulla professione del comico oggi sia su quel che accade nel nostro Paese.
Quindi molta improvvisazione, interazione con il pubblico, per cui come sempre sarà uno spettacolo ogni sera sempre differente. Parental Advisory – Explicit Lyrics.
Paolo Rossi
Paolo Rossi, nato nel 1953 a Monfalcone, milanese d’adozione, spazia da trent’anni dai club ai grandi palcoscenici, dal teatro tradizionale al cabaret, dalla televisione al tendone da circo.
Esordisce come attore nel 1978 in Histoire du Soldat, regia di Dario Fo. A lungo con la compagnia del Teatro Dell’Elfo, alla fine degli anni ’80 si impone sulla scena con uno stile personale e riconoscibile con gli spettacoli Recital e Chiamatemi Kowalski. È del 1995 Il Circo di Paolo Rossi, spettacolo itinerante, che si sposta con una carovana e una serie di tendoni per tutta Italia insieme a 18 persone tra musicisti e attori/mimi. Seguono Rabelais (1996); Romeo & Juliet – Serata di Delirio Organizzato (1998); Questa Sera si Recita Molière – Dramma da ridere in due atti (2003). Tra il 2002 e il 2004 è in tournée con Il Signor Rossi e la Costituzione – Adunata Popolare di Delirio Organizzato e nel 2004-2005 con Il Signor Rossi contro l’Impero del male. Nel 2007 porta in teatro I Giocatori, liberamente ispirato al celebre romanzo di Dostoevskij, e nello stesso anno canta al Festival di Sanremo In Italia si sta male (si sta bene anziché no) di Rino Gaetano. Nel 2008 ritorna sulla scena con Sulla strada ancora e nel 2010 debutta con il titolo Il Mistero Buffo, nella versione pop 2.0. A novembre 2012 debutta con L’amore è un cane blu, la conquista dell’Est.
Per la televisione lavora a più riprese: dal 1992 con Su la Testa su Rai3: nel 1994-1995, partecipa a Il Laureato di Piero Chiambretti sempre su Rai3; nel 1997-98 conduce Scatafascio, su Italia1. Nel 2007 è ospite fisso della trasmissione Che tempo che fa di Fabio Fazio. A maggio 2012 Sky gli dedica uno spazio in tre puntate per il suo spettacolo Confessioni di un cabarettista di m.
Segnaliamo il prossimo appuntamento della Stagione:
Teatro Circus: 13 gennaio – ore 21 // 14 gennaio – ore 17 e 21
UNA PURA FORMALITA’ con Glauco Mauri e Roberto Sturno
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