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L’analisi di Pescara-Perugia: il Delfino si prostra al Grifone

da Alessio Evangelista

Pescara-Perugia

Serata decisamente negativa per la compagine di Zeman che cade, meritatamente, sotto i colpi di Kouan e Di Carmine, a segno per la squadra di Breda.

PESCARA – E’ un bianco-azzurro sbiadito e spento quello che si prostra al Grifone nell’anticipo della seconda giornata di ritorno del campionato di Serie B. Dopo il successo di Foggia il Pescara perde meritatamente, tra le mura amiche, contro un Perugia padrone del campo per larghi tratti del match. Serata amarissima e da dimenticare soprattutto sul piano del gioco dove gli abruzzesi, al contrario delle parole del suo allenatore, hanno mostrato lacune non indifferenti soprattutto nella seconda frazione di gioco. Termina 2-0 per gli umbri che portano a casa la seconda vittoria consecutiva grazie ad un gol per tempo del giovane Kouan e dell’esperto Di Carmine.

La sfida la vince già in partenza Breda, nel momento in cui vengono annunciate le formazioni: il Perugia si schiera con il suo nuovo 3-5-2 con un centrocampo folto e di sostanza e un attacco di peso, con l’accoppiata Cerri-Di Carmine, mentre il Delfino va in campo con il classico 4-3-3 con Carraro e Campagnaro a sostituire Proietti e Coda. I primi minuti bastano per delineare l’andamento del match: il Pescara non riesce ad avere un possesso fluido ed il giro palla è solo, ed esclusivamente, orizzontale e lento, macchinoso e a tratti narcotizzante per gli stessi spettatori.

La seconda linea umbra domina e pressa in blocco recuperando molti palloni nella linea mediana del campo. Il 3-5-2 di Breda immobilizza la manovra degli abruzzesi tanto che sulle fasce, essendo in superiorità numerica, tre giocatori del Grifone chiudono ogni linea di passaggio a uno del Pescara. Non è un caso che il solo Kouan abbia recuperato una decina di palloni solo nel primo tempo. Il vantaggio degli umbri, infatti, nasce proprio da un cross dalla destra di Del Prete proprio per il giovane Kouan che, tutto solo, deposita in rete. La compagine di Zeman ha un sussulto d’orgoglio nel finale quando prova l’unica soluzione che il Perugia concede: il tiro da fuori. Ci prova prima Carraro ma la conclusione termina a lato e, a un minuto dal termine, Capone ma il suo mancino centra il palo

Saranno gli unici due lampi della brutta recita del Delfino perché nella ripresa il Grifone continua a controllare agevolmente grazie alla superiorità numerica a centrocampo al cospetto di una prevedibilità imbarazzante dell’undici di Zeman. Questa non è affatto una novità visto che nelle ultime vittorie contro Novara, Venezia e Foggia la prestazione è stata sempre la stessa e, non a caso, i successi sono arrivati grazie a due tiri da fuori e un’azione sporadica. Troppo poco per una squadra che, dopo cinque mesi e un mercato di riparazione rivedibile (ceduti Benali, Zampano e Ganz) non ha trovato ancora una propria identità di gioco. La seconda frazione, come detto, è un allenamento difensivo per il Perugia che controlla e sfiora il raddoppio con Di Carmine il quale, a pochi minuti dalla fine, mette il suo sigillo correggendo in rete un cross dalla sinistra: 0-2, cala il sipario. Il Perugia espugna l’Adriatico, ottiene il suo secondo successo di fila e sale a quota 30 mentre il Pescara resta con l’amaro in bocca e la consapevolezza che la continuità è un’oasi nel deserto.

Fonte foto: Twitter Perugia

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