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Pescara, Di Pillo: “cosa c’è nei sacchi di rifiuti lasciati sulle sponde del fiume?”

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Il consigliere comunale M5S , sottolineando che un   insostenibile pressapochismo da troppo tempo impera a Palazzo di Città ,chiede chiarezza e trasparenza 

PESCARA  – Il Consigliere comunale del MoVimento 5 Stelle,Massimiliano Di Pillo interviene sui sacchi di rifiuti speciali abbandonati sulle sponde del fiume Pescara.

Recita la sua nota:

“Pochi giorni fa dopo la segnalazione di un cittadino, ho scoperto che sulle sponde del fiume Pescara all’altezza del canile municipale e a pochi passi dalla pista ciclabile, erano stati depositati 25 sacchi bianchi con il simbolo “R” di rifiuto speciale. Avvisata telefonicamente la sala operativa della Polizia Municipale, la stessa mi chiedeva di contattare la ATTIVA.

Ho deciso invece di chiamare un Maggiore della stessa Polizia Municipale avvisandolo della gravità di ciò che avevo rinvenuto a pochi passi dalle sponde del fiume. Oltre un’intervista a Rete 8, un silenzio “assordante” dei media ha annichilito questa brutta storia, come se fosse una notizia di cui doversi dimenticare.

Una fonte mi racconta che si tratta di resti di baracche con tetti in eternit adibite a stalle per cavalli, gestite da immigrati dell’est europeo, ma ci torneremo dopo. Una risposta è arrivata informalmente dalla portavoce del Sindaco che descriveva il contenuto, alla giornalista di Rete 8, come lana di vetro e eternit e che la ditta che aveva scaricato tale materiale era stata rintracciata e successivamente sanzionata.

Questa versione però contrasta con quanto da me scoperto attraverso un accesso agli atti, dai cui documenti emerge che la Polizia Municipale non potrebbe rispondere ai miei quesiti, poiché sussiste un’indagine in corso coperta dal segreto istruttorio. Questa indagine ha un indagato e i reati contestati sono quelli riferiti all’articolo 256 del D.Lvo 152/2006 ed in modo specifico al 544 bis e al 727 del Codice Penale.

Lo scenario si fa surreale e vi spiego perchè. Il 544 bis parla sostanzialmente di chi “usa crudeltà o provoca lesione ad un animale”, mentre il 727 fa riferimento a “chiunque abbandona animali domestici”, tutti e due i reati sono punibili con ammende e quest’ultimo anche con l’arresto fino ad un anno di reclusione.

Allora dentro questi sacchi cosa c’è davvero? Animali morti nelle baracche e abbandonati sulle sponde del fiume o lana di vetro ed eternit? A questo punto riporto l’attenzione a quanto mi aveva riportato la già citata fonte: resti di baracche e stalle per cavalli.

Se fosse vero che quei sacchi sono su quello spazio addirittura da febbraio di quest’anno, dobbiamo ritenerci fortunati se una piena del fiume finora non abbia portato via quei contenitori, facendoli approdare sulle nostre spiagge come pacchi regalo di un insostenibile pressapochismo, che da troppo tempo impera a piazza Italia.

Quel pressapochismo che ha fatto sì che per mere e puerili beghe burocratiche in duecentoquaranta giorni non si è riusciti a spostarli o forse non li si è voluti spostare, evitando per poco l’ennesimo disastro ambientale.

Oggi i sacchi sono stati rimossi e naturalmente mi chiedo anche che fine abbiano fatto.

Ecco perchè, senza voler fare allarmismo, è necessario andare a fondo a questa storia poiché l’omertà genera illazioni e false notizie.

E’ certo che il mio intervento di chiarezza e trasparenza non si fermerà davanti ad un diniego di leggere le carte, cosa che a tutt’oggi sembra impossibile ma che andrà verificata nei minimi dettagli, sempre nel rispetto delle prerogative e nel ruolo ispettivo che ogni Consigliere Comunale ricopre durante la sua consiliatura”.

 

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