In altre parole il Comune, anziché dilettarsi in dichiarazioni-farsa e mandare a spasso gli operai di Attiva, dovrebbe pretendere dall’Aca la bonifica di tutta la rete dei sottoservizi per scongiurare futuri allagamenti”.
“Innanzitutto far passare un’iniziativa che rientra tra i compiti ordinari assegnati alla Attiva, che viene pagata dal Comune, come un’attività straordinaria significa non solo prendere in giro i cittadini, ma vendere fumo e nascondere la realtà – ha sottolineato il consigliere Rapposelli -.
In sostanza il vicesindaco Blasioli e l’assessore Marchegiani oggi hanno confessato che per tre anni e mezzo di governo la Attiva non ha mai pulito tombini, caditoie e bocche di lupo, piene addirittura di erbacce cresciute dentro, pur essendo pagata per farlo. E questa confessione da parte dei due amministratori è gravissima, sicuramente chiederò di parlarne in Commissione Ambiente.
Oggi, anziché tacere la circostanza, i due assessori hanno esaltato l’iniziativa come un ‘fatto straordinario ed esempio di eccellenza’, mentre è semplicemente il simbolo della loro pessima gestione del territorio.
Ma non basta: i due assessori hanno omesso di confessare anche perché sono stati costretti a far partire tale lavoro, che comunque è inutile.
A far scattare sull’attenti il Comune non è infatti stata una diversa programmazione delle mansioni da svolgere, ma la sentenza emessa il 2 settembre scorso dal giudice Gianluca Falco, del Tribunale di Pescara che ha condannato l’Aca a pagare 39mila euro a titolo di risarcimento all’azienda Sisofo, con sede in via Marconi, accanto al Bar dello Stadio, per i danni subiti in occasione dell’allagamento registrato a fine luglio 2012.
Nella sentenza il giudice ha ritenuto che la causa degli allagamenti delle attività commerciali e delle strade, in seguito al fenomeno temporalesco, sia stato determinato da una cattiva gestione della manutenzione ordinaria della rete fognaria della città, che ricade su Aca, sulla base di un contratto di servizio stipulato dal Comune di Pescara. Per accertare le responsabilità, fugando ogni dubbio, il giudice si è avvalso di consulenti d’ufficio che hanno aperto i tombini per ispezionarli, e hanno verificato che la le condotte sottostanti erano occluse per più del 60 per cento delle proprie capacità, dunque mai avrebbero potuto assorbire e lasciar defluire la pioggia, che puntualmente è stata ‘vomitata’ all’esterno.
Alla luce di quella sentenza, oggi ci saremmo attesi un iperattivismo di Aca nel mettere in campo mezzi straordinari per pulire le condotte primo dell’attivo delle piogge. E invece ci ritroviamo con due assessori, Blasioli e Marchegiani, che annunciano l’utilizzo di due operai di Attiva per pulire esclusivamente il primo tratto dei tombini, che è competenza della società in house del Comune. Ma entrambi sanno che tale iniziativa è inutile se l’Aca non interviene per liberare le condotte dal fango, dalla melma e dalle radici degli alberi che gli stessi consulenti del Tribunale hanno verificato.
Ovviamente – ha aggiunto Rapposelli – il timore concreto del Comune, è che quella sentenza faccia ora da apripista per tutti quegli esercizi commerciali che, al pari della Sisofo, hanno subito danni gravissimi per l’acqua alta causata non dall’eccezionalità della pioggia, ma dalla inadempienza dell’Aca, ma, a nostro giudizio, anche dall’inerzia del Comune che non pretende l’intervento di Aca.
Alla luce di tale consapevolezza, ci pare assolutamente fuori luogo l’autoesaltazione degli assessori Blasioli e Marchegiani, alla quale, da delegata all’ambiente, chiederemo di spiegare alla città perché negli ultimi tre anni e mezzo della sua amministrazione quei tombini non sono comunque mai stati puliti”.
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