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Pescara, Riserva dannunziana: sopralluogo Commissione Ambiente

da Redazione

commissione con operai comunali
PESCARA – “Bagni pubblici inaccessibili, in cui la puzza di urina sovrasta qualunque altra esigenza fisiologica; giochi danneggiati e che vanno immediatamente sostituiti; un cancello d’ingresso chiuso inspiegabilmente da mesi, ma soprattutto un parco sterminato affidato alla cura di 4 soli operai comunali e una borsa lavoro, troppo pochi per poter fronteggiare tutte le esigenze. Sono queste le condizioni del lotto numero 2 della Riserva Naturale dannunziana, antistante lo stadio ‘Adriatico-Cornacchia’, un’area per la quale entro pochi mesi spetterà alla nostra amministrazione rivedere modalità di gestione, destinazione dei vari lotti e soprattutto gli interventi da realizzare anche sulla scorta del PAN oggi all’esame della Regione”.

Lo ha detto il Presidente della Commissione Ambiente Ivo Petrelli, al termine del sopralluogo odierno della Commissione.

“Cominciamo col dire che Riserva naturale non può significare avere una ‘giungla’ selvaggia in pieno centro urbano – ha spiegato il Presidente Petrelli –, ingestibile e ingovernabile, un’area verde straordinaria e forse unica nel suo genere, che di fatto, però, oggi non è connessa al resto del tessuto cittadino, non è un luogo vissuto. È dunque chiaro che va sicuramente rivisto il concetto di ‘riserva’, senza che questo faccia sollevare le polemiche degli ambientalisti: nessuno vuole toccare le radure, né violare le specie protette, ma va trovata una mediazione perché la verità è che oggi il parco dannunziano è frequentato solo da anziani per una partitella a carte o una passeggiata con il cane, da alcuni amanti dello jogging, che però frequentano solo alcuni sentieri, sempre gli stessi, occasionalmente studiosi e ricercatori, quindi appassionati, alcune scolaresche per visite guidate da Cooperative di settore e, purtroppo, anche vandali e persone equivoche, avvistati negli spazi più riservati e interni. Manca però l’anima di ogni parco, ossia mancano i bambini, le famiglie che visitino l’area per un pic nic nel verde la domenica, e manca l’idea di un turismo immerso nel verde in mezzo alla città, come invece accade ovunque nel mondo da Hide Park a Londra a Central Park a New York. Entro poche settimane concluderemo in Commissione il giro per tutti i lotti della Riserva per poi trarre le nostre conclusioni, e oggi siamo partiti dal comparto numero 2, antistante lo Stadio, e la situazione trovata non è stata rassicurante. Appena entrati si accede, a destra e a sinistra, a un’area di bagni pubblici, che sono inutilizzabili: già a cinque metri di distanza si viene accolti da una puzza di urina insopportabile, colpa sicuramente di chi usa quei servizi e spesso lascia i propri bisogni a terra, ma anche, è inevitabile, della scarsa pulizia.

Non basta: dentro i bagni abbiamo trovato di tutto, da un girello per diversamente abili a bottiglie di varichina vuoti e gettati a terra, i bagni sono senza porte, manca la luce, quindi già dal pomeriggio, col buio, è impossibile accedervi ed è anche rotto il sistema di ventilazione interno. A breve distanza dall’ingresso c’è l’area giochi con scivoli, altalene e girelli. Peccato che anche quei giochi siano nella maggioranza dei casi inservibili visto che sono rotti, scheggiati, ovvero sono un pericolo per i bambini. Dall’area bambini si entra nei vari sentieri dove la Riserva diventa, appunto, una giungla con l’erba ovunque alta due metri, alberi crollati e intoccabili, feci dei cani lasciate a terra ovunque, e ogni tanto un’indicazione della specie rara e protetta transennata a destra o a sinistra, informazioni per qualche scolaresca che ha il coraggio di addentrarsi nel parco o comunque per pochi intenditori perché è evidente che una mamma non porterà mai il suo bambino a spasso tra rovi, arbusti e insetti lungo quei sentieri. Poi c’è l’area per i vandali, verso l’ingresso più a sud, dove ci sono panchine distrutte, e c’è invece il cancello d’ingresso più a nord, dinanzi a un’attività commerciale, che è chiuso inspiegabilmente da mesi. Sembra che già due settimane fa, durante un sopralluogo, l’ingegner Caudullo, responsabile del Verde in Comune, avesse assunto l’impegno di una immediata riapertura di quel varco, ma dopo due settimane quelle inferriate sono quotidianamente serrate.

La  gestione

Ha proseguito il Presidente Petrelli –: oggi l’intera Riserva dannunziana è affidata alle amorevoli cure di appena 5 operai, tra cui due part time per problemi di salute, più un giovane in servizio con una borsa lavoro. Quindi a Pescara la manutenzione ordinaria di una riserva di circa 53 ettari, di cui 35 di selva, 18 ettari aperti alla fruizione del pubblico, è affidata a 5 operai che cercano di fare del proprio meglio, spazzare, raccogliere le cartacce e i rifiuti, svuotare i cestini, ma è umanamente impossibile coprire tutte le attività tutti i giorni. Tutto ciò rischia di rendere la Riserva naturale dannunziana un corpo estraneo al tessuto cittadino, e non possiamo consentirlo, né quel parco può vivere per 10 giorni l’anno per le attività ricreative di qualche Associazione o cooperativa impegnata nel settore ambientale che svolge sicuramente un’opera meritoria di valorizzazione degli spazi naturali, ma non basta per rendere fruibile e realmente fruito un patrimonio di quelle dimensioni.

Due le strade che ora percorreremo: da un lato chiederemo l’intervento dell’Ufficio Verde per la rimozione delle anomalie, ovvero l’apertura del cancello d’ingresso a nord, il ripristino della piena agibilità dei bagni, la sostituzione dei giochi rotti e delle panchine vandalizzate, l’incremento del personale addetto alla manutenzione ordinaria e magari anche l’installazione di nuovi cestini portarifiuti per agevolare la raccolta delle feci dei cani da parte dei proprietari. E sono certo di registrare, su tale fronte, l’impegno dell’assessore Santilli nel porre rimedio a tali problematiche. Dall’altro lato, però, apriremo un’interlocuzione con la Regione, in attesa che venga approvato il PAN, per aprire nuove possibilità di utilizzo di alcuni lotti della Riserva naturale, occasioni che non siano sicuramente dannose per l’ambiente, ma che comunque rendano vivibile la Riserva”.

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