PESCARA – “Nell’estate 2023 la città di Pescara non vivrà alcuna emergenza idrica: le condizioni metereologiche dello scorso inverno hanno consentito la ricarica delle riserve idriche, dunque parliamo non della pioggia che ricarica le sorgenti in superficie, ma del freddo e della neve che è penetrata del manto roccioso ricaricando l’alveo sorgivo. Ora però, come suggerito da me e dal consigliere Di Pasquale, va aperto un confronto sulla possibilità di dotare Pescara di potabilizzatori per il riutilizzo dell’acqua depurata a uso irriguo o industriale e su questo convocherò un incontro con Ersi e Aca per verificare la fattibilità dell’iniziativa, anche per venire incontro alle difficoltà registrate dal Consorzio di Bonifica”. Lo ha detto il presidente della Commissione Ambiente Ivo Petrelli ufficializzando l’esito della seduta svoltasi alla presenza dell’amministratore Aca Giovanna Brandelli.
“Il quadro tracciato dal Presidente Brandelli è assolutamente positivo e opposto rispetto agli anni scorsi – ha detto il Presidente Petrelli -. Il 2020 e il 2021 sono stati gli anni peggiori sul fronte della disponibilità della risorsa idrica, con un biennio di siccità: nel 2020 la risorsa idrica aveva iniziato a ridursi per assenza di neve, condizione fondamentale per ricaricare i fossi; contemporaneamente è esploso il ‘caso’ Covid che ha determinato un sovraconsumo di acqua domestica del 20 per cento da parte degli utenti; nel 2021 ad appesantire il quadro è stata l’assenza di pioggia per almeno sei mesi. Quest’anno c’è stata una netta inversione di rotta: come emerge anche dal sito dell’Autorità del Distretto dell’Appennino Centrale, se c’è una situazione di scarsità idrica a livello nazionale, nel subambito pescarese la scarsità idrica è nulla grazie alle condizioni meteorologiche che sono state assolutamente favorevoli. Ed è un dato estremamente positivo se pensiamo che il nostro territorio è privo dei potabilizzatori di cui invece avremmo assoluta necessità.
Su questo fronte, come ha sottolineato il Presidente Brandelli, dovremmo fare attenzione al Decreto siccità numero 39, che detta le norme per il ripristino degli invasi nei quali, dopo anni di assenza di manutenzione, si registrano cumuli di detriti che riducono la portata della risorsa idrica. Oggi, grazie al Decreto, si apre la possibilità di riutilizzo di quegli stessi detriti, liberando gli invasi, e, una volta eseguiti gli esami di compatibilità ambientale, impiegando il materiale di risulta per la ristrutturazione degli argini o il ripristino delle cave. Allo stesso modo si potrebbe pensare a un utilizzo delle vasche di laminazione del fiume Pescara che servono per gestire le ondate di piena del fiume stesso: ora, se quelle vasche hanno parzialmente perso la loro forza dal punto di vista idraulico perché aprendo la diga foranea oggi il fiume ha uno sfogo naturale al largo, le stesse potrebbero essere utili come riserve idriche a uso irriguo.
Ovviamente il risultato odierno è il frutto della politica di razionalizzazione messo in piedi da Aca già dal 2016, innanzitutto con la riduzione della pressione sulle reti spingendo sull’installazione delle autoclavi nei palazzi, che ha significato anche una riduzione delle rotture delle condotte dunque una progressiva riduzione della dispersione dell’acqua. Oggi le riparazioni eseguite da Aca sono una media di 3-4 al giorno, ma a differenza che nel passato la società si è dotata di un sistema software gestionale che garantisce una mappatura sempre aggiornata delle rotture e delle relative riparazioni, quando su una stessa condotta si ripetono le riparazioni per tre o quattro volte a distanza ravvicinata Aca sa che deve intervenire con una sostituzione. Infine Aca oggi può fare affidamento su 15milioni di euro di investimenti fondi PNRR per la digitalizzazione della rete. Resta dunque il nodo del potabilizzatore che consentirebbe al Consorzio di Bonifica il riutilizzo dell’acqua depurata dal depuratore di Pescara a uso industriale o irriguo, ma su tale scelta occorre necessariamente il coinvolgimento dell’Ersi con il quale andremo a proporre la creazione di un Tavolo istituzionale di confronto e di lavoro”.