PESCARA – “Pezzi di mobilio e rifiuti ingombranti abbandonati sotto i ponti, in mezzo alla vegetazione naturale, a due passi dalla sponda del fiume, rifiuti inerti scaricati lungo metà del percorso, impianti della luce inservibili per il taglio e il furto dei cavi di rame, e, sul lato nord, una lunga baraccopoli, con ruderi costruiti con pezzi di lamiere di eternit a fiancheggiare quelli che sembrano piccoli orti sotto i tralicci dell’alta tensione, per finire con una stalla con i cavalli dentro e il letame lasciato all’aria aperta a rendere pestilenziale l’aria. Sono le condizioni in cui a oggi versa la pista ciclabile che, partendo dal lungofiume, attraversa tutta la parte ovest della città, sino a concludersi allo svincolo ovest dell’asse attrezzato, in via Raiale, poco dopo aver superato lo stabilimento della Fater. Una pista strutturalmente bella, ma oggi, di fatto, invivibile e non frequentabile. Dopo il sopralluogo odierno della Commissione, chiameremo attorno a un Tavolo i vari uffici per sollecitare interventi di bonifica e di manutenzione straordinaria, per quanto di competenza, per poi valutare le misure da adottare per garantire la reale e concreta fruizione di quella pista”. Lo ha annunciato il Presidente della Commissione Mobilità Armando Foschi ufficializzando l’esito della seduta odierna della Commissione in sopralluogo lungo tutta la pista, alla presenza dell’architetto Piergiorgio Pardi e di due agenti della Polizia municipale.
“É evidente che poter disporre di una pista ciclabile dedicata, realizzata su un percorso riservato, accanto al fiume, lunga chilometri, nel cuore del centro urbano della città, è un privilegio enorme che forse solo Pescara può offrire – ha constatato il Presidente Foschi -. Parliamo di un’opera straordinaria che il Comune sta completando di acquisire al proprio patrimonio dal Genio Civile, e comunque la manutenzione è già effettuata dall’amministrazione comunale. Ma, se l’infrastruttura è ottima quale soluzione anche turistica, permettendo ai cittadini di immergersi in un’oasi di verde e di natura pur restando dentro la città, la verità è che almeno la metà del percorso non è fruibile per assenza delle opportune condizioni di sicurezza.
Sul lato sud della pista ci sono discariche abusive di rifiuti che costeggiano tutto il percorso: parliamo di inerti e rifiuti edili scaricati in maniera fraudolenta evidentemente da chi opera nel campo delle costruzioni e delle manutenzioni e che certamente non merita né il titolo di imprenditore edile, né tantomeno di muratore, visto che non rispetta neanche le minime norme di legge inerenti lo smaltimento dei materiali di risulta. Non solo: oltre a mattoni, calcinacci, mattonelle e piastrelle, poco distante, ci sono le discariche abusive di mobili rimossi da qualche appartamento da smaltire, parliamo di poltrone, pezzi di armadio e cassoni di ogni genere. Sul lato nord della pista, proprio accanto al lungofiume, dunque nascosta tra la vegetazione, spunta poi la baraccopoli: una lunga fila di casupole, con pareti arrangiate alla meno peggio in muratura e tetti costituiti da lastre di amianto, che sembrano ruderi di servizio rispetto a pseudo-orti, che, anch’essi, non sappiamo se siano stati o meno autorizzati dal Demanio o dal Genio Civile, comunque proprietari e titolari delle aree. E dopo le baracche, dotate di tavoli e sedie per eventuali pic-nic domenicali, dulcis in fundo, spunta anche una stalla con tanto di cavalli all’interno, paglia e, ovviamente, il letame lasciato esposto all’aria aperta, resa irrespirabile.
La seconda metà del percorso, ovviamente per chi decide comunque di avventurarsi senza lasciarsi scoraggiare dalle condizioni impraticabili della prima parte, è in buone condizioni, fatto salvo che è completamente al buio. La seconda sezione – ha aggiunto il Presidente Foschi -, infatti, è frutto dell’investimento eseguito anni fa dalla Fater, per incentivare i propri dipendenti a raggiungere il posto di lavoro in bicicletta, ed è dotata dei servizi, persino di panchine che costeggiano tutto il percorso a destra e sinistra, contro una elegante staccionata in legno naturale che si affaccia direttamente sul fiume. Peccato che agli impianti della pubblica illuminazione siano stati tagliati tutti i cavi per rubare i fili di rame, puntualmente sottratti, ciò significa che dal tramonto in poi l’asse ciclopedonale è off limits sia ai ciclisti che a chi pratica jogging per non correre il rischio di incappare in pessimi incontri. E a questo punto ci preoccupa anche il cantiere aperto dal Comune la scorsa settimana per l’ennesimo rifacimento del ponte ciclopedonale in legno realizzato per il collegamento tra le due sponde: parliamo di un investimento di circa 250mila euro di fondi SUS secondo lotto, e finalmente i progettisti hanno capito che il legno, esposto alle intemperie meteorologiche e all’umidità del sottostante fiume, non ha lunga vita, né è pensabile aprire al traffico il ponticello per due mesi e poi di nuovo chiuderlo, e infatti attualmente il ponte è chiuso ai potenziali fruitori da un anno e mezzo. Quindi, questa volta, si procederà a sostituire definitivamente le assi e la struttura portante oggi in legno con strutture in acciaio, ma comunque è evidente che occorre intervenire anche sulla pista ciclabile per non spendere inutilmente le risorse destinate al ponte.
A questo punto – ha detto ancora il Presidente Foschi – chiameremo in Commissione i vari uffici comunali, ciascuno per quanto di competenza, per decidere come intervenire per rendere fruibile e vivibile quell’asse ciclopedonale: innanzitutto inoltreremo le immagini ad Ambiente Spa per chiedere la rimozione dei rifiuti ingombranti. Nell’occasione chiederemo ad Ambiente anche di verificare la presenza degli inerti per attivare le relative procedure utili alla loro rimozione. Con l’assessore al Patrimonio Patrizia Martelli e l’assessore all’Urbanistica Isabella Del Trecco sentiremo il Genio Civile per capire se, nella baraccopoli individuata, ci sia qualche struttura autorizzata e, nel caso, quale. In caso negativo, chiederemo un’ordinanza sindacale immediata per imporre l’immediata bonifica dei luoghi e il ripristino dei siti naturali, coinvolgendo anche la Asl per quanto attiene alla stalla con i cavalli dentro, oltre che al deposito del letame, perché pare evidente che in quel caso vadano verificate anche le eventuali autorizzazioni sanitarie.
All’Ufficio Ambiente del Comune chiederemo di provvedere alla rimozione dei tronchi d’albero e dei rami spezzati dal vento che oggi ostacolano il transito delle bici lungo il percorso, oltre che la rimozione dell’eternit presente. Subito dopo cercheremo il coinvolgimento delle Associazioni ambientaliste per capire come rendere vissuta, conosciuta e frequentata quella pista ciclabile, opera altrimenti inutile: già in primavera potremmo organizzare momenti di incontro, iniziative e giornate conoscitive per portare gli utenti a esplorare il percorso, e pensiamo, ad esempio, a giornate dedicate alla pulizia dell’area dalla plastica, o a mini-tour organizzati da esperti del settore alla scoperta delle specie vegetazionali presenti lungo la sponda. Perché è evidente che non basta costruire un rettilineo con due cartelli per fare una ‘pista ciclabile’, poi occorre un’opera di divulgazione e di promozione per indurre il pubblico a conoscere quella pista e rendere utile un investimento finanziario. Infine con l’assessore alla Sicurezza Adelchi Sulpizio verificheremo la possibile installazione di telecamere per la videosorveglianza completa del percorso quale utile deterrente contro malintenzionati e a protezione di ciclisti e podisti”.