Il consigliere regionale interviene sul ‘caso’ immigrati e replica all’arcivescovo Valentinetti
PESCARA – “Fa bene l’arcivescovo di Pescara Valentinetti a difendere il principio della solidarietà, fa bene la politica a pretendere chiarezza e trasparenza sulla gestione dei 1.114 presunti profughi che verranno affidati su Pescara e provincia a una decina di organizzazioni, Caritas compresa, e che comunque frutteranno un business da oltre 23milioni di euro per 305 giorni.
E fa bene la politica quando chiede chiarezza sull’utilizzo di immobili comunali destinati ad accogliere quegli immigrati, come l, costruito con soldi pubblici per ospitare donne sole vittime di abusi e costrette a lasciare il tetto di casa, con o senza minori. Una struttura che la Caritas ha ora deciso di destinare a ospitare, appunto, presunti profughi senza che il Consiglio comunale o la città lo sapesse.
Qui non si tratta di ‘parlare alla pancia della gente’, ma piuttosto si tratta di prestare attenzione a quel fuoco che cova sotto la cenere perché purtroppo oggi molte di quelle pance parlano perché sono vuote”.
Lo ha detto il capogruppo di Forza Italia alla Regione Abruzzo Lorenzo Sospiri replicando alle parole dell’arcivescovo di Pescara, Monsignor Tommaso Valentinetti, sceso in campo sul tema dell’ospitalità ai presunti profughi.
“Evidentemente nella richiesta di trasparenza giunta da Forza Italia, l’arcivescovo di Pescara ha immotivatamente letto un attacco all’operato della Caritas diocesana, sbagliando – ha sottolineato il Capogruppo Sospiri -. La Caritas ha sempre potuto fare affidamento sul sostegno delle forze politiche di centro-destra dinanzi a qualunque necessità: insieme abbiamo condotto la battaglia, politica e finanziaria, per riuscire a dotare Pescara del dormitorio di via Alento, 80 posti letto per garantire un ricovero ai senzatetto accampati alla stazione ferroviaria, una struttura nata anche grazie a contributi regionali, giunta Chiodi, e comunali, giunta Albore Mascia.
Insieme abbiamo condotto la battaglia per la realizzazione del locale docce di via Gran Sasso; insieme, giunta Pace, abbiamo lottato per dotare Pescara di una casa per malati di Hiv, in via Caboto, una struttura oggi perfettamente integrata nel tessuto cittadino. Ma tutte le battaglie sono state condotte e concluse all’insegna della trasparenza, la stessa che pretendiamo oggi, a fronte di un business che solo su Pescara e provincia riverserà quasi 24milioni di euro per l’affare immigrati gestito da cooperative e società.
In questo ‘minestrone’ finisce dentro anche la Caritas che comunque ha partecipato spontaneamente, a quanto ci risulta, all’ultimo bando della Prefettura per gestire 1.114 immigrati per 305 giorni, dando la disponibilità non solo del dormitorio di via Alento e della struttura di Colle San Donato, ma anche di un edificio, denominato ‘La Volpe’, che è di proprietà comunale e che mai il sindaco Alessandrini aveva comunicato di aver assegnato alla stessa Caritas per ospitarvi non più donne in difficoltà ma presunti immigrati.
Ed è su questo punto che oggi pretendiamo chiarezza dal sindaco Alessandrini
perché i residenti di via Valle Furci hanno il diritto di sapere cosa sta per accadere accanto alle proprie case, hanno diritto di sapere se e quanti presunti profughi tra pochi giorni andranno ad abitare accanto alle loro case, hanno il diritto di essere informati. Siamo vicini all’arcivescovo Valentinetti quando parla di accoglienza, solidarietà, fratellanza – ha aggiunto il Capogruppo Sospiri -, ma i tre principi devono poggiare su basi solide, non su un’emergenza che Pescara e la sua provincia non possono più sostenere, soprattutto quando si parla di presunti profughi in fuga da presunte guerre da paesi in cui però la guerra non c’è, e piuttosto scappano dalla povertà per aggiungersi alla nostra povertà.
È difficile non prestare ascolto alla pancia della gente, quando si tratta della pancia di decine di famiglie che hanno perso casa e ogni effetto personale per l’emergenza terremoto, o quando si tratta di famiglie che hanno perso i propri cari sotto una valanga perché le Istituzioni pubbliche non avevano appena mille euro per comprare una turbina. O quando si tratta della pancia di una famiglia di Alanno senza lavoro che da quindici giorni vive accampata nel giardinetto di piazza Italia, sotto Comune e Prefettura, dopo aver perso la propria casa, e a cui nessuno ha sino a oggi offerto un tetto sotto cui ripararsi”.