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Pescara, Unità di Strada: report sulla presenza delle persone senza fissa dimora

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Ieri riunione in Comune . Allegrino: “Sono circa 100 i senza fissa dimora sul nostro territorio”

PESCARA – Nella giornata di ieri si è svolta una riunione tecnica dedicata alle azioni svolte dalle Unità di Strada, nell’ambito dell’attuazione dei cosiddetti “servizi di prossimità”. Si tratta di un’attività frutto di un consolidato lavoro di rete fra Assessorato al Sociale e associazioni di settore, che l’estate scorsa si è espresso in modo diretto sulla presenza delle persone senza fissa dimora, cercando di affrontare gli aspetti sociali di tale realtà e in continuità con il lavoro avviato dall’Amministrazione sull’argomento sin dal suo insediamento.

Sono circa 100 i senza fissa dimora che gravitano sul territorio della città di Pescara. Lo hanno rilevato le unità di strada attivate dall’Amministrazione Comunale, in collaborazione con la Fondazione Caritas e l’associazione “On the Road”, nell’ambito del progetto sperimentale “Servizi di prossimità”, che ha preso il via nello scorso mese di agosto.

Alla riunione, coordinata dall’assessore alle Politiche Sociali Antonella Allegrino, hanno partecipato Antonello Salvatore, per l’associazione “On the Road”, Luigina Tartaglia, della Caritas, Marco Molisani, dirigente settore Politiche per il cittadino e programmazione sociale, Roberta Pellegrino, del settore Sociale del Comune e il maggiore Danilo Palestini, responsabile del Reparto Antidegrado della Polizia Municipale, che quasi giornalmente attua interventi nelle aree di risulta e nelle altre zone di accampamento della città e che affianca le unità di strada.

“Nello specifico il report ha riguardato persone avvicinate per lo più nelle zone dell’area di risulta, di Corso Umberto, della Tiburtina e sul Per un 30% dei soggetti contattati, per lo più italiani – spiega l’assessore Antonella Allegrino – l’Amministrazione si è già mossa per riattivare una condizione operativa, attraverso i lavori socialmente utili e ripristinare un percorso di inclusione sociale.

Sono in maggioranza persone che appartengono alla fascia delle nuove povertà, che sono precipitate in una condizione di particolare fragilità perché hanno perso il lavoro, hanno subito una separazione o un grave lutto.

Per un altro 30% dei senza dimora avvicinati nell’ambito del progetto, non è stato possibile effettuare una presa in carico perché vivono problematiche come l’alcolismo, la tossicodipendenza o il disagio psichico. Per loro favoriremo un accesso ai servizi socio-sanitari.

Per la parte rimanente, circa il 40%, è stata rilevata l’appartenenza a reti organizzate per lo sfruttamento dell’accattonaggio. Sono individui che si spostano spesso tra l’Italia e la Romania e sui quali è difficile intervenire perché sono presenze transitorie, sfuggenti e cicliche. Di frequente, arrivano da regioni limitrofe o da aree metropolitane importanti come Roma. Su questa criticità, è indispensabile che operino le forze dell’ordine.

Il report, quindi, evidenzia una realtà molto complessa, che impone interventi diversificati e la necessità di rafforzare un’azione integrata tra le istituzioni e le organizzazioni del privato sociale.

Questo report è un ponte fra le attività svolte dall’Assessorato in questo campo, che sono tante e concepite per conoscere meglio la realtà su cui intervenire, e il lavoro da mettere in campo nei prossimi mesi.

A tal fine ringrazio l’assessore Giuliano Diodati e gli uffici che hanno posto le basi di un intervento che sarà più agevole proprio grazie alla presenza e al dialogo stabiliti fra Amministrazione e realtà associative”.

Dall’analisi del report è emerso che le persone presenti in strada sono per lo più di sesso maschile e la fascia di età prevalente è quella che va dai 31 ai 45 anni. Per quanto riguarda la provenienza, il 20 % è costituito da cittadini italiani, il 70 % circa da cittadini rumeni, il 5% da magrebini, la parte restante è caratterizzata da altre nazionalità. L’attività progettuale ha consentito, inoltre, la costruzione di un percorso di presa in carico che ha portato al rimpatrio, su base volontaria, di 5 cittadini rumeni di etnia rom, di cui 2 donne in stato di gravidanza e 1 uomo disabile, vittima di forme di sfruttamento nell’ambito del fenomeno dell’accattonaggio. Sempre nel periodo in esame, 55 persone sono state accompagnate al centro diurno Train di vie e hanno usufruito dei servizi della struttura (ambulatorio medico, colazioni, servizi igienici, vestiario), 60 sono state accompagnate alla mensa Caritas .

“Dall’avvio del progetto la Fondazione Caritas ha ribadito la disponibilità dei posti letto all’interno della Cittadella – sottolinea Luigina Tartaglia – A riguardo va specificato che spesso chi vive in strada rifiuta di essere accolto in strutture come il dormitorio, sia per problemi di dipendenza e relazionali sia perché, essendoci una rotazione necessaria per dare la possibilità a molti di usufruire di questa opportunità, non sempre è possibile rispondere alla richiesta di ospitare interi nuclei familiari nello stesso tempo”.

“Allo stesso modo la disponibilità di strutture diurne come il nostro centro polifunzionale Trai de vie, ubicato alla stazione – aggiunge Antonello Salvatore – non può evitare che questi cittadini non scelgano liberamente di dimorare su alcune panchine o luoghi pubblici della città, oppure in stabili abbandonati di proprietà privata dove è molto difficile intervenire”.

“Per il prosieguo, in continuità con il lavoro svolto e in risposta all’esigenza manifestata dall’Amministrazione di intervenire – conclude Antonella Allegrino – la nostra attività non sarà connotata da interventi meramente repressivi o esclusivamente assistenziali, che non producono risultati oggettivi sul lungo periodo, ma punterà al consolidamento della rete, perché possiamo essere in grado di intensificare e di porre ulteriori strumenti sul percorso di inclusione sociale per le persone che vivono situazioni di fragilità e disagio e ad allontanare chi, invece, non possiede un valido titolo che possa giustificarne la presenza sul territorio”.

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