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Pescara, utilizzo Oxystrong: Foschi chiede delucidazioni

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PESCARA – Armando Foschi, esponente dell’Associazione ‘Pescara – Mi piace’, autore del primo esposto alla Procura in riferimento alla rottura della condotta di via Raiale, del 28 luglio scorso, e del divieto di balneazione tenuto nascosto alla popolazione dal sindaco Alessandrini,torna a parlare dell’emergenza balneazione che non si arresta a Pescara.In particolare richiama l’attenzione sull’utilizzo dell’Oxystrong per la depurazione diretta dell’acqua. Dopo l’iniziale ammissione di aver immesso 350 litri di acido peracetico nell’emergenza del 28 luglio stesso, l’Aca stessa ha corretto il dato facendo sapere che il quantitativo usato sarebbe stato pari a 450 litri sversati in 17 ore. Oggi, però, circolano voci sempre più insistenti secondo cui nella sola giornata del 29 luglio sarebbero stati sversati quasi 600 litri di acido, quantitativo non indifferente che, se confermato, richiederebbe  di interpellare direttamente il Ministero della salute e la Asl per un parere di competenza.

“In realtà – ha osservato Foschi – l’episodio di luglio e, di nuovo, il ‘caso’ di Fosso Pretaro, che ha imposto il divieto di balneazione anche a Pescara sud proprio a Ferragosto, rappresentano solo la punta dell’iceberg di una situazione esplosa ad aprile scorso, con il cedimento della condotta fognaria di via Raiale, e che la giunta Alessandrini è stata amministrativamente incapace di gestire sin dal primo giorno. Tutti gli episodi denunciano una incapacità nella programmazione della manutenzione e del monitoraggio delle reti, un completo scollamento tra l’amministrazione comunale e l’Aca, e il disinteresse e l’indifferenza della giunta e del sindaco Alessandrini nei confronti della città. Ormai però i pescaresi hanno aperto gli occhi e non c’è giorno in cui non arrivino segnalazioni per la presenza effettiva, e non presunta, di rifiuti di ogni genere, persino feci, che galleggiano nell’acqua, sulla riviera sud come in quella nord, generando una vera fuga dal nostro litorale, con danni economici incalcolabili di cui la giunta Alessandrini dovrà rendere conto. Ma ora è fondamentale anche chiarire altri aspetti inerenti l’uso dell’Oxystrong, l’acido peracetico che, per ammissione dell’Aca e dell’Arta, viene abitualmente utilizzato per la depurazione diretta delle acque di fogna dallo scorso 14 maggio, acido quindi non usato più solo per la pulizia delle vasche di disinfezione. In riferimento alla rottura della condotta del 28 luglio, l’Aca ha inizialmente ammesso di aver sversato 350 litri di Oxystrong nella fogna di Fosso Cavone. Dopo qualche giorno la stessa Aca, in Commissione Vigilanza al Comune, ha fatto lievitare quel quantitativo di 100 litri, dunque 450 litri di acido peracetico sversato in 17 ore nella fogna. Ma i conti non tornano: secondo le stesse dichiarazioni dell’Aca, sono stati sversati circa 35 litri di Oxystrong all’ora, per 17 ore, per contrastare lo sversamento di 30milioni di litri di liquami nel mare, ovvero, fatti due calcoli, ben 595 litri di acido peracetico, e non 350 né 450. A questo punto è chiaro che tanta confusione e incertezza sui dati non trova giustificazioni: se l’Aca sta usando Oxystrong deve possedere anche un registro aggiornato in cui annota con esattezza e precisione i quantitativi di acido scaricati, dunque com’è possibile che dalla stessa azienda giungano numeri tanto diversi? Perché la giunta Alessandrini non ha chiesto, sino a oggi, una relazione precisa e dettagliata delle procedure seguite dall’Aca? Se invece già dispone di quella relazione, perché non la rende pubblica? E soprattutto quale Organismo sanitario sta sovrintendendo all’impiego dell’Oxystrong direttamente sul fiume e nel mare, non potendo certamente essere sufficiente una singola e generica autorizzazione rilasciata il 14 maggio? Ovviamente sollecitiamo una nuova riunione della Commissione comunale Vigilanza per far luce su tali aspetti della vicenda, al fine di non abbassare la guardia dinanzi a un episodio di gravità inaudita, nell’attesa che la Magistratura faccia il proprio corso, facendo chiarezza sulle decisioni del sindaco che, a fronte di un divieto di balneazione acclarato, ha scelto di non informare la cittadinanza che per giorni si è fatta il bagno tra feci e liquami”.

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