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Pescara, “Vendiamo la Rai, fuori i partiti dalla tv di Stato”

da Redazione

“STOP AL CANONE RAI, FUORI I PARTITI DALLA TV DI STATO”É il titolo della manifestazione silenziosa che si terrà giovedì prossimo presso la  Sede regionale della Rai

PESCARA – Le Forze Liberali scendono in campo per reclamare l’abolizione del canone Rai e un sistema televisivo aperto alla concorrenza e agli investimenti privati. Solo con la rimozione di qualunque controllo politico diretto e indiretto dalla tv di Stato, all’interno di un’economia di mercato che sia veramente libera e concorrenziale, i cittadini italiani avranno finalmente la possibilità di godere del pieno diritto di “cambiare canale”. Giovedì 25 settembre, dalle ore 18 alle ore 20, a Pescara si terrà un presidio silenzioso sotto la sede regionale della Rai di via De Amicis. La manifestazione unitaria, chiamata “Vendiamo la Rai, fuori i partiti dalla tv di Stato”, è stata organizzata in contemporanea con le città di Roma e Milano.

Le motivazioni alla base dell’iniziativa sono state illustrate ieri  nel corso di una conferenza stampa che è stata organizzata presso la sede del gruppo Pli (Partito liberale italiano) al secondo piano del Comune di Pescara, a cui hanno partecipato il Responsabile Provinciale di Alleanza Liberaldemocratica per l’Italia (Ali) Nicola Di Federico, il Responsabile Abruzzo e Molise di Fare per Fermare il Declino Luigi Pirozzi, il Segretario Provinciale di Pescara del Pli Renato Ranieri, il Referente Regionale del Tea Party Abruzzo David Mazzerelli e il segretario dei Radicali Abruzzo Alessio Di Carlo.

Le organizzazioni che hanno aderito alla manifestazione promuovono la richiesta di privatizzazione della Rai, per un sistema televisivo aperto alla concorrenza e agli investimenti privati, l’abolizione del canone, limiti alla concentrazione della proprietà delle reti televisive e un drastico abbassamento dei tetti per la raccolta pubblicitaria. Al presidio partecipano il Partito Liberale Italiano, insieme ad altri partiti e associazioni dell’area liberale (Alleanza Liberal Democratica per l’Italia, Fare per Fermare il declino, Gioventù Liberale Italiana, I liberali, Italiaperta, Lib Mov, Liberali Moderati per l’Italia, Liberi di ricominciare, Mit modernizzare l’Italia, Partito Federalista Europeo, Partito Repubblicano Italiano, Radicali Italiani, Riforma Federale, Right Blu la Destra Liberale, Risveglio Ideale, Società Libera e Tea Party Italia). L’iniziativa è di grande impatto: ricondurre il grande carrozzone della Rai nell’alveo di una sana concorrenza, senza far gravare i propri spropositati e ingiustificati costi sulle tasche dei già tartassati cittadini italiani. La contestazione muove dalle anomalie di cui gode la Rai, società per azioni controllata al 99,56% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e allo 0,44% dalla Siae. La Rai è un soggetto giuridico privato, ma economicamente pubblico, che si avvale di una concessione in esclusiva dello Stato per il servizio pubblico radiotelevisivo in Italia e allo stesso tempo beneficia del privilegio di una riscossione annuale del canone dai cittadini. La tassa è dovuta da chiunque disponga di apparecchi in grado di ricevere trasmissioni televisive, indipendentemente dall’interesse o meno a vedere i canali di Stato e indipendentemente dall’essere d’accordo o meno con i profumati onorari pagati a conduttori e ospiti di eventi non sempre ritenuti soddisfacenti. La norma che impone questo pagamento è addirittura il Regio Decreto n. 246 del lontano 1938, redatto in un’epoca in cui l’Italia era tutto tranne che liberale e quando non si aveva la fortuna di poter “cambiare canale”. A questo quadro si aggiunge la storica lottizzazione di cui la Rai è sempre stata accusata. Il controllo politico, in particolare di alcuni partiti, è sempre stato preponderante ed evidente, minando l’indipendenza e il pluralismo alla base di qualunque servizio pubblico.

Per tutte queste ragioni il mondo liberale ha deciso di promuovere la propria battaglia volta a smantellare i capisaldi di un struttura economica e di potere che si regge sulle tasche dei cittadini italiani, ma senza garantire loro una serie di diritti sacrosanti. La manifestazione silenziosa di giovedì sarà solo il punto di partenza di una protesta più ampia che coinvolgerà decine di città italiane.

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