PESCARA – Il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia, commentando la decisione ufficializzata ieri dal Presidente Testa di dimettersi dalla carica di Commissario per il dragaggio, ha detto:
esprimo un plauso e un ringraziamento personali nei confronti del Presidente della Provincia di Pescara Guerino Testa per tutto l’impegno profuso nelle vesti di Commissario del dragaggio, carica che oggi ha deciso di lasciare dinanzi al muro di gomma che sino a questo momento si è trovato dinanzi, tanto da non poter svolgere il proprio ruolo. A questo punto è evidente che la partita sul porto di Pescara si deve giocare su altri tavoli, che non sono né comunali né provinciali, ma sono regionali e nazionali. Tutti abbiamo provato a livello locale, ma le ultime vicende che hanno riguardato il mancato dragaggio dello scalo, pur disponendo dei finanziamenti necessari, hanno reso evidente che il problema non è in Abruzzo, ma a Roma.
So bene quanto sia stata sofferta tale decisione da parte del Presidente Testa, che però ha avuto la lucidità necessaria per capire di dover in qualche modo dare uno scossone per far comprendere l’urgenza e la gravità della situazione che stiamo attraversando . Nei mesi scorsi, come Commissario, ha dato il massimo, trovandosi dinanzi a barriere insormontabili. Ora, dopo le sue dimissioni, già lunedì chiederò un incontro con il Presidente della Regione Abruzzo Chiodi perché il porto di Pescara è una problematica regionale e nazionale. Chiederò al presidente Chiodi di attivarsi per la nomina urgente di un nuovo Commissario, richiesto anche dalle associazioni di categoria, e per sottoporre l’intera vicenda alla Conferenza Stato-Regioni perché è lo Stato che deve trovare subito, con la massima tempestività, soluzioni per consentire il dragaggio del porto di Pescara e il ripristino delle condizioni di piena navigabilità. Chiodi e tutti i consiglieri regionali di Pescara dovranno necessariamente farsi carico della vicenda e sono pronto ad accompagnarli sino al Presidente del Consiglio e al Ministro delle Infrastrutture per far sentire la nostra voce, per costringere Roma a sbloccare il fascicolo inerente il porto di Pescara, impantanato in una palude grottesca. Su una vicenda tanto assurda ritengo non possa esserci spazio per strumentalizzazioni di sorta: ora dobbiamo pensare a rendere di nuovo agibile il porto, non possiamo farlo da soli, come pure abbiamo tentato di fare sino a oggi, e non possiamo farlo partendo da Pescara. Poi, una volta risolta la problematica e restituito il porto ai nostri operatori, potremo pensare a Commissioni d’indagine o a polemiche politiche di provincia, oggi tutti i nostri sforzi devono essere uniti per ridare alla città il suo scalo.