PESCARA – Ieri è stata approvata dal Consiglio comunale di Pescara, con 24 voti a favore ,la mozione presentata per impegnare sindaco e giunta ad avviare tutte le procedure necessarie e utili per impedire la chiusura della sede della Banca d’Italia nel capoluogo adriatico. Si vuole sollecitare in questo modo l’impegno di tutte le Istituzioni locali per scongiurare l’ennesimo scippo ai danni della città che, come prima conseguenza, avrebbe delle ricadute immediate sul piano occupazionale per il concentramento delle attività in un’unica sede regionale. Il Pdl ritiene un atto irresponsabile e sciagurato la chiusura di una struttura che testimonia, peraltro, la presenza dello Stato sul territorio e, su tale problematica, è pronto alla mobilitazione, coinvolgendo anche i propri parlamentari a difesa del capoluogo adriatico.
Ha ripercorso il capogruppo del Pdl Armando Foschi:
la Banca d’Italia ha avviato un progetto di riorganizzazione della rete periferica prevedendo la chiusura, nel biennio 2014-2015, di 29 realtà territoriali dell’Istituto, e tra queste è stata inserita la filiale di Pescara, con un’ennesima chiusura sul territorio abruzzese dopo quelle di Chieti e Teramo, senza escludere anche un’eventuale riorganizzazione della filiale de L’Aquila. L’abbandono del territorio determinerà una perdita secca di servizi richiesta dall’utenza locale, in altri la sostituzione con prestazioni fornite a pagamento da operatori privati, con il prevedibile aumento dei costi per le aziende; in altri casi ancora verrà meno una qualificata presenza pubblica, con l’indebolimento dei presidi di legalità. Un’eventuale chiusura della sede di Pescara, inoltre, avrebbe una ricaduta vasta sul territorio, a partire dall’indotto, e pensiamo agli Istituti di Vigilanza e a quelli dei Portavalori abitualmente occupati nel trasporto dei valori presso le filiali. E non basta: le operazioni di prelievo e versamento di consistenti quantità di valori verranno veicolate presso la sede de L’Aquila e questo significherà per gli Istituti di Vigilanza non solo l’aumento delle percorrenze di circa 300 chilometri, con tutti i pericoli connessi per i lavoratori, ma anche la forte preoccupazione che si svilupperà per i posti di lavoro messi in discussione a causa del considerevole aumento delle spese che le aziende addette alla vigilanza dovranno affrontare. Infine non mancheranno i disagi per imprese e banche abruzzesi con la ristrutturazione che la Banca d’Italia sta attuando: nelle analisi l’obiettivo è quello di risparmiare, ma i costi potrebbero invece aumentare e verrà a mancare quel punto di riferimento che l’Istituto rappresenta da sempre per il territorio, oltre a essere un baluardo di legalità per le aziende di credito. In ultimo, si prevedono forti disagi per chi dovrà spostarsi dalle altre province per raggiungere L’Aquila dove ci sarà l’unica filiale della Banca d’Italia aperta nella nostra regione. E a questo punto è lecito pensare che la riorganizzazione più che a un Piano industriale somiglia a un Piano commerciale, in cui ‘più si taglia, meno si spende’. Per tali ragioni ho presentato una mozione urgente, in cui abbiamo impegnato ‘sindaco e giunta ad avviare tutti gli atti affinchè Pescara non perda la sede della Banca d’Italia sollecitando l’impegno di tutte le Istituzioni locali per far sì che non venga inferto, alla nostra città, l’ennesimo scippo di un Istituto che rappresenta la presenza lo Stato sul territorio’. La mozione è stata approvata con i 24 voti favorevoli del Consiglio comunale.
In apertura di seduta è stata discussa anche l’interrogazione del Pd sul versamento dei canoni di depurazione da parte dei cittadini di via Colle Marino che non sarebbero dotati di condotte fognarie.
Ha dichiarato l’assessore ai Lavori pubblici Del Trecco:
del ‘caso’ abbiamo investito anche l’Aca, responsabile della gestione della rete idrica cittadina, la quale, in una nota, ha chiarito che il servizio di depurazione è dovuto per tutti gli utenti allacciati alla pubblica fognatura, che l’Aca non è tenuta a rimborsare l’eventuale avvenuto pagamento del servizio stesso se l’utente è allacciato alla pubblica fognatura, così come non deve rimborsare le spese di manutenzione degli impianti di sollevamento di pertinenza privata. Nel merito, gli uffici comunali hanno invece chiarito che in merito alla competenza sulla realizzazione della condotta delle acque bianche, l’amministrazione comunale sta seguendo un approfondimento legale in quanto quasi tutte le condotte attualmente esistenti sul territorio sono di acque miste, ossia acque nere e acque piovane. Nel passaggio della gestione del ciclo idrico integrato dal Comune all’Ato, è evidente che la competenza per la gestione e le nuove realizzazioni di condotte di acque nere o miste sia dell’Ato, e quindi dell’Aca. In altre occasioni, valutata la necessità di realizzare le nuove condotte di acque bianche, il Comune ha provveduto a realizzare con fondi propri tali opere.
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