Ordinarono di “far fuori” le prostitute rivali. Emesse cinque misure cautelari in carcere
PESCARA – La sera del 27 maggio 2012, sulla riviera nord di Pescara, all’altezza di via Solferino, tre giovanissime prostitute rumene portavano a segno una vera e propria spedizione punitiva nei confronti di due “rivali” che avevano osato fare loro concorrenza in quel tratto di lungomare. Uno dei vari fatti di sangue che hanno costellato il 2012 della città di Pescara, su cui oggi si è fatta luce. Cristea Maria Cristina, rumena del 1990 e la sua conterranea Geambasu Ionela, di due anni più grande, poco dopo essersi portate in viale della riviera per svolgere la loro attività, venivano affrontate da tre connazionali le quali, armate di un bastone e di coltelli, le colpivano violentemente. Nel corso della colluttazione Cristea Maria Cristina veniva colpita da una coltellata al torace, a seguito della quale veniva ricoverata in prognosi riservata in ospedale. Sottoposta d’urgenza ad intervento chirurgico, la donna veniva dimessa qualche tempo dopo con una prognosi di 40 giorni. Meglio andava alla Geambasu Ionela, che riportava lesioni giudicate guaribili in 5 giorni. La polizia aveva arrestato in flagranza di reato le tre rumene autrici dell’aggressione (Vintila Daniela Iuliana del 1992, Plesa Loredana Ancuta del 1991 e Crusoveanu Mihaela Iuliana, sempre del ’91) che non avevano avuto il tempo di dileguarsi e di sequestrare, in un giardino adiacente la via Solferino, un coltello a scatto. Quella stessa notte gli agenti della Squadra Mobile della Questura di Pescara inziavano a raccogliere i primi elementi circa il coinvolgimento di altri soggetti nel cruento fatto di sangue. Una articolata attività d’indagine ha consentito di far luce sui mandanti di quella spedizione punitiva,portando alla luce l’esistenza di un sodalizio che a Pescara gestiva e sfruttava la prostituzione di numerose ragazze rumene sul lungomare nord della città di Pescara.
Nella giornata di ieri i poliziotti della Squadra Mobile hanno dato dunque esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. dr. Gianluca Sarandrea, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica che ha coordinato le indagini, dr.ssa Barbara Del Bono, nei confronti di: Arbanas Nicolae Sorin, nato in Romania il 01.12.1988 e residente a Genova di fatto senza fissa dimora.; Langa Iulian Alexandru, nato in Romania il 18.03.1986, di fatto domiciliato in Pescara.; Langa Petrica Cosmin, nato in Romania il 21.03.1988, di fatto domiciliato in Pescara; Marton Julianna Klaudia, nata in Romania il 20.02.1988, ivi residente, di fatto domiciliata in Pescara.
I primi tre sono gravemente indiziati di essere i mandanti del tentato omicidio della Cristea Maria Cristina, materialmente commesso dalle tre donne arrestate in flagranza, ma di fatto commissionato loro dai rispettivi “protettori” – presenti quella sera nei pressi della scena del crimine – per ripristinare il controllo del territorio e del racket della prostituzione messo a repentaglio dalla presenza delle due nuove arrivate. Inoltre l’Arbanas ed i fratelli Langa sono accusati anche di aver favorito e sfruttato, traendone profitto, la prostituzione delle succitate Vintila, Plesa e Crusoveanu, dedite al meretricio nel capoluogo adriatico. Anche la Marton Julianna Klaudia, seppur estranea alla spedizione punitiva del maggio scorso, è ritenuta essere, nello stesso tempo, sfruttata nel suo meretricio da un connazionale legato agli arrestati e destinatario anch’egli della medesima ordinanza di custodia e, d’altra parte, sfruttatrice in concorso con quest’ultimo di altre quattro ragazze rumene, che la Marton controllava per conto del lenone, di cui era di fatto il braccio destro nella gestione “su strada” delle prostitute. Le indagini della polizia hanno consentito di appurare che la sera del 27 maggio 2012 Arbanas Nicolae Sorin, Langa Iulian Alexandru e Langa Petrica Cosmin, intenti come di consueto a controllare i movimenti delle “loro” prostitute, avevano deciso di dare una lezione alle due “intruse” che avevano invaso il loro territorio. La “lezione” era stata poi materialmente impartita, con tanto di coltellate, dalle tre prostitute poi arrestate in flagranza, ma la regia era stata invece dei loro protettori, in contatto telefonico con le donne immediatamente prima e subito dopo l’aggressione, tanto da invitarle a fuggire perché stava arrivando la polizia.
Gli arresti della Vintila, della Plesa e della Crusoveanu rappresentavano un duro colpo per i tre rumeni, privati d’un tratto fatto di una sicura e redditizia (nonché unica) fonte di guadagno. Emblematico in tal senso è il colorito sfogo a cui degli indagati si lascia andare con la madre mentre al telefono commenta l’arresto delle donne, rammaricandosi del fatto che avrebbe voluto comperarsi un’autovettura da 13mila euro e che per colpa degli arresti la cosa, che sembrava ormai fatta, era sfumata. Sotto altro profilo, timorosi che qualcuna delle loro “protette” potesse – vinta dalla durezza della vita carceraria – parlare e metterli nei guai, all’indomani del tentativo di omicidio alcuni indagati decidevano di “scomparire” per un po’ in attesa che le acque si calmassero, rientrando chi in Romania chi presso familiari alloggiati nel milanese. Nel frattempo tentavano comunque di riorganizzarsi e di reclutare in patria nuove “capre” – questo il termine utilizzato per indicare nuove ragazze da far prostituire – da piazzare a Pescara nei posti rimasti temporaneamente scoperti. L’estrema mobilità sul territorio, non solo nazionale, del gruppo indagato, ha reso particolarmente difficile il lavoro degli investigatori. Tant’è che mentre, come detto, la Squadra Mobile è tuttora sulle tracce di uno dei destinatari delle misure, riuscito a sfuggire agli arresti di ieri, ad un altro degli indiziati il provvedimento restrittivo è stato notificato direttamente in carcere.
Arbanas Nicolae Sorin è stato infatti arrestato due giorni fa dalla Polizia Ferroviaria di Milano per un tentato furto di rame, segno che lo sfruttamento della prostituzione non era la sua unica specialità criminale. La Marton è stata invece rintracciata dai poliziotti della Squadra Mobile nei pressi della pineta sud di Pescara, intenta a prostituirsi, a riprova che l’organizzazione criminale era riuscita a riorganizzare le proprie fila ed era tuttora attiva e radicata in città. Anche i due fratelli Langa, dopo gli arresti di maggio delle loro donne, avevano ritenuto di averla fatta franca e riavviato a pieno regime la redditizia attività, tant’è che sono stati arrestati in un appartamento di via Maielletta a Pescara, condiviso con altre ragazze rumene solitamente dedite al meretricio nel capoluogo adriatico. Eppure proprio Langa Iulian, precedentemente, conversando al telefono con un suo connazionale in Romania intenzionato a trasferirsi a Pescara per far prostituire le sue donne, così lo metteva in guardia dai continui controlli delle forze dell’ordine: “e le forze dell’ordine … io ho girato molto fratello ma forze dell’ordine come qui non ho mai visto in tutta la mia vita!” … in tutta la mia vita! … la più forte Polizia! …”
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