PESCARA – Oggi, 17 aprile si inaugurerà all’Aurum, a Pescara, la personale fotografica di Stefano Schirato che alle 17.30 verrà aperta al pubblico. La mostra dal titolo ‘Chernobyl 25’ avrà per tema la distruzione della centrale nucleare e gli effetti nocivi sull’uomo e sull’ambiente.
Chernobyl riscoperta venticinque anni dopo la catastrofe, attraverso immagini, scatti veloci, nati dal racconto di un sopravvissuto, un anziano che, nei giorni dell’evacuazione, lasciò per ultimo la città distrutta dalla fuoriuscita di radiazioni dalla centrale nucleare per portare via, con il suo autobus, sino all’ultimo cittadino. Un anziano che dopo venticinque anni ha accettato di tornare nella sua casa per riscoprire i dettagli di una vita abbandonata.
L’assessore alla Cultura Elena Seller ieri, ricordando l’appuntamento di oggi promosso dall’amministrazione comunale in collaborazione con la Fondazione PescarAbruzzo del Presidente Nicola Mattoscio, ha sottolineato:
domani a Pescara verrà inaugurata una mostra fotografica su un tema purtroppo tornato di grandissima attualità dopo i fatti del Giappone, ossia la distruzione di una centrale nucleare e gli effetti devastanti prodotti dalle radiazioni su intere popolazioni costrette a un esodo biblico.
Sono 40 gli scatti e le immagini, 70 -100, che vedremo esposte sul dopo-Chernobyl a venticinque anni di distanza dalla tragedia, immagini catturate da un artista della fotografia, Stefano Schirato che grazie a quel reportage ha ottenuto un’importante collaborazione con il New York Times. La personale si aprirà alle 17.30 e proseguirà sino al prossimo 3 maggio.
Ha detto Mattoscio:
l’iniziativa ha dato vita a una partnership che proseguirà. Infatti Stefano Schirato ci farà omaggio di alcune foto artistiche che faranno parte del nostro archivio e che saranno accessibili on line. La mostra non è semplicemente il resoconto di un fotoreporter, ma è una rappresentazione del mondo più creativo dell’arte fotografica che al tempo stesso ci consente di riflettere su una tematica di grande attualità.
Ha ricordato Schirato:
Il progetto è nato ben prima che accadessero gli eventi in Giappone, era un tassello di un progetto più grande iniziato a Taranto mentre mi occupavo dei problemi dell’acciaieria Ilva e dei problemi dei cittadini che abitavano accanto all’industria e si ammalavano e morivano di tumore. Su Chernobyl volevo denunciare una problematica aberrante, ossia il traffico illegale di materiale radioattivo che veniva portato fuori dalla ‘zona rossa’ e venduto senza essere prima decontaminato.
Ho fotografato gli stalker e mentre ritraevo un bambino che aveva un handicap a causa delle radiazioni, mi sono imbattuto nella storia di suo nonno, uno degli ultimi ad andare via da Chernobyl perché in quegli anni era autista di pullman e ha avuto il compito di evacuare sino all’ultimo cittadino prima di poter lasciare la città. Con me ha accettato di tornare a Chernobyl, di farmi da guida in una città fantasma, e ha accettato di tornare nella sua casa che non vedeva da 25 anni e attraverso le immagini ho raccontato la sua storia prima dell’esplosione, cercando di catturare attraverso la macchina fotografica le emozioni dell’uomo e dell’anziano.