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Pescara,Aurum :”Tu-Arte non mi basti mai”

da Redazione

Dall’8 al 15 febbraio 2014 un evento a cura di Erminia Turilli:bipersonale di Giuliano Cotellessa e LeonarTu-Arte non mi basti mai a cura di Erminia Turillido Santoli,un omaggio a Lucio Dalla

PESCARA – Sarà inaugurata l’8 febbraio 2014,alle  ore 18 .00,presso la Sala Tosti dell’Aurum, in Largo Gardone Riviera a Pescara, la Bipersonale d’arte: “Visual box” di Giuliano Cotellessa e “La musica del ragno” di Leonardo Santoli all’Aurum.Ingresso libero.Conduce l’evento Dante Quaglietta con i saluti di Nazario Pagano Presidente del Consiglio Regionale Abruzzo, Fabrizio Rapposelli Vice-Presidente Provincia di Pescara e Luigi Albore Mascia Sindaco di Pescara.
Aprirà la serata Erminia Turilli (Vice-Presidente Ente Manifestazioni Pescaresi) con una relazione su Il Futuro e la Felicità nell’universo poetico di Lucio Dalla .Continuerà l’artista Giuliano Cotellessa intervenendo su Dalla musica al segno. A seguire verrà proiettato il videoclip Puk-Tu non mi basti mai di Leonardo Santoli. Francesco Nuvolari (Presidente Italian Art and Culture of London) interverrà su Dalla e Cotellessa: affinità tra musicalità e scritture segrete. A seguire una performance poetico-musicale Mare d’anima con Dante Quaglietta, voce recitante, e con il pianista M° Claudio Liberati. Chiuderà la serata la proiezione dei videoclip Armonia ed E’soltanto questione di tempo, testi di Ezio Alessio Gensini e regia di Lelibro Tutta colpa dell'amoreonardo Santoli. Brani estratti dall’audiolibro Tutta colpa dell’amore , prodotto da Marinella e Roberto Ferri di Artisti per la Donazione Organi , Edizioni Centosuoni.

L’esposizione rimarrà fino al 15 febbraio 2014 nella Sala degli Alambicchi.

Biografia di Leonardo Santoli
Leonardo Santoli, classe 59, pittore, scultore, scenografo fiorentino, vive a Bologna. E’ docente di Tecniche Pittoriche presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino. Dirige riviste d’Arte. Dal 1990 è presente in rilevanti esposizioni d’arte con i testi critici di Renato Barilli, Achille Bonito Oliva, Enrico Crispolti, Danilo Eccher, Jakob Mayr, Peter W. Waentig. Realizza, a partire dal 2006, anche scenografie per i tour europei dei concerti di Francesco De Gregori, Luca Carboni e per le opere teatrali del regista Dimitri Pasquali. Nel 2013 realizza gli allestimenti scenici del concerto DallaClassica, direttore d’orchestra Beppe D’ Onghia, in ricordo di Lucio Dalla, al Teatro delle Celebrazioni di Bologna.

Opere in musei di Leonardo Santoli
Sue opere sono presenti in diverse collezioni pubbliche e private fra le quali: la Fondazione Cà La Ghironda (Bologna), la Fondazione Marino Golinelli (Bologna), la Biblioteca di San Giovanni in Monte (Vicenza), il Museo d’Arte di San Gimignano (Siena), il Museo di Cento (Ferrara), il Museo di Santa Sofia di Romagna (Cesena), la Collezione Alfa Wassermann Farmaceutica (Bologna), il Museo Sacram di Santa Croce del Magliano (Campobasso), il Museum di Bagheria (Palermo).
Testo critico di Erminia Turilli per Leonardo Santoli
De le future cose divinando

Introduce l’arte di Leonardo Santoli la poesia di un altro fiorentino, padre delle avanguardie del Novecento, dal Crepuscolarismo al Futurismo, Aldo Palazzeschi.
La poesia è “Chi sono?”. E la risposta che l’autore dà è la seguente: sono un pittore, che mette sempre una lente davanti al suo cuore per farlo vedere alla gente.
E proprio guardando attraverso la sua lente, illuminiamo e dilatiamo quel pulviscolo che, seguendo un rewind inarrestabile, s’addensa continuamente in modi diversi, andando a formare segni (tratti alfabetici, interpunzioni, crittogrammi), simboli mitici (labirinti, atlanti, costellazioni) e forme, che spaziano dai segni arcaici agli emoticon telematici, dai colori soffiati sulle mani-foglie dell’arte rupestre ai colori al neon dei cartoon, dalle reti geometriche ordinanti il caos metropolitano alle lunari mappe celesti, dalle clave preistoriche alle automobili dal sapore Pop.
Per cogliere l’originalità e la complessità della sua vasta produzione artistica, lungo un percorso che procede dalla fine degli anni Ottanta ad oggi, è doveroso un approccio volitivo, in cui far vibrare e sintetizzare parte delle Avanguardie del Novecento e dell’Arte contemporanea. Della sua variegata produzione saranno esposte soprattutto opere dedicate alle mappe geografiche, alla simbologia e alle costellazioni.
Con il soggetto Italia (1991-2013) Sàntoli si inserisce in quella riflessione critica, che i più interessanti artisti italiani hanno svolto negli ultimi quarant’anni: Italia Cosa Nostra (1968-1971), Italia d’oro (1968-1975) e Italia all’asta (1990) di Luciano Fabro, Il Bel Paese (1994) di Maurizio Cattelan, Carta geografica (1997) di Mario Schifano, TV Selen (2010) di Marco Gerbi, Cristalli (2010) di Stefano Arienti; Il volto dell’Italia (2011) di Marco Lodola, L’Italia in croce (2011) di Gaetano Pesce, L’Italia Riciclata (2011) di Michelangelo Pistoletto.
In queste opere Santoli rappresenta l’atmosfera incerta e sospesa del nostro paese: una penisola coperta di simboli, in cui fa scomparire i mari e fa emergere lettere alfabetiche distribuite caoticamente. In un display che coinvolge anche il tempo, oltre che lo spazio, con una successione di immagini e segni, l’ Italia viene evocata attraverso figure di concetti astratti; caleidoscopio di una nazione negata, incerta, di cui restano solo nostalgici reperti.
In “Simboli” del 1996 e in Arcaico del 2012 , l’artista rintraccia connessioni con il Casellario (1974) del neosurrealista e neodadaista Lucio Del Pezzo e riprende anche l’ispirazione dei segni e dei numeri di Ugo Nespolo in Semel in anno (2004). In tutte queste opere prevale una struttura a mensole, Wunderkammer, ovvero Camera delle meraviglie, dove il collezionista conserva raccolte di oggetti rari, straordinari per le loro caratteristiche intrinseche ed esteriori, mentre la delimitazione degli spazi a rete esprime la vocazione di dirimere il caos.
Sopra scaffali sono sistemati triangoli, boomerang, cuori schiacciati, ruote, lettere, bastoni, rombi. E’ questo l’archivio, illimitato e periodico della Biblioteca di Jorge Luis Borges, archivio chiuso in stanze, dove piccole comunità legiferano secondo riferimenti apparentemente sconosciuti.
I segni rimandano anche alla scrittura italica, greca o egizia:sono simboli tronchi, criptici, ermetici, spesso di difficile comprensione, assimilabili alla grafia onciale dell’alfabeto greco. I disegni sembrano invece di derivazione tribale (occhio, vortice, tattoo) dei gruppi etnici del west Africa.
La sistemazione ordinata in visual box rinvia anche ai piccoli recinti dei cartigli egizi, dove si riportava il nome del defunto. Box/cartigli, quindi, in cui racchiudere per memorizzare energie di popoli antichi o addirittura primordiali. E, mentre l’occhio attraversa i due metri della tela Simboli e la percorre in una qualsiasi direzione, si riappropria di flussi di energia potente di civiltà lontane.
Nello stesso periodo l’artista, nei dipinti della serie Costellazione , fa rivivere l’universo immaginativo dello Zodiaco di Dendera e del Disco di Festo. In particolare, in Costellazione – Coppia (1991-2013), il disco con i suoi fili di fibre naturali fa da fondale al rovesciamento del mito di Atlante, che non è più raffigurato, come nell’epica classica, schiacciato dal peso del mondo. Qui il semidio è sostituito da un uomo e una donna, entrambi eretti e di spalle, che insieme dominano il mondo. L’ambiguità della loro posizione fa dedurre un opposto destino, che, forse solo dopo un cammino circolare intorno al mondo, effettuato in solitudine, li porterà al temine a confrontarsi face to face.
In altri dipinti l’artista riproduce con scale diverse germinazioni di forme arcaiche o telematiche su fondi rossi, blu, grigio-giallo, terra-senape. L’alfabeto, costituito da semi, bastoni, aste, lettere, emoticon, riassorbe energie dal mondo tribale e onirico, mentre i flussi seminali riducono all’elementarità arcaica anche la geometria delle stelle. ? questa un’ interpretazione soggettiva, propria ed esclusiva dell’artista nel suo incontro con codici complessi, scoperti nella sua ricerca ed esaltati in seguito nelle forme, secondo l’ordine dell’astrazione e del simbolismo. ,
Alcune figure, come gli scudi, provengono dal primitivismo, altre, come il reticolato di una pulsanteria, dalla galassia tecnologica . L’artista galleggia di continuo alternando, nella rappresentazione figurativa, una terrosità indicante il passato, (la forza della terra madre o il reticolato delle stelle), e il futuro, ipersegnico, riluttante, oscurato ed inquietante.
Nei quadri realizzati nei primi anni Novanta sul filone della tecnica dell’arte rupestre incontriamo quel gioco di luci ed ombre sulle foglie e sui petali di fiore, che fanno rivivere la magia e la suggestione delle pitture rupestri delle Grotte di El Castillo di Altamira. In questi dipinti i soggetti sono diversi: un’ Italia (10) ritagliata in nero, guerrieri-sfinge confusi in atmosfere floreali, luminose ma irrisolte, rose dei venti marginali e quasi ornamentali: tutto appare svuotato del significato originario.

L’ alchimista-sciamano dopo aver attraversato le porte del Simbolismo, della Pop Art , dopo essere stato ospitato nei luoghi del New Dada e del New Surrealismo, ha scoperto di avere nuove lenti e nuovi occhi. Dopo aver disciplinato l’immaginazione per mezzo di svariati linguaggi e mobili punti di osservazione, ha trovato finalmente la pietra filosofale capace di costruire un’impronta e, attraverso le sue opere, le ha dato forma. Si deduce, quindi, che l’artista, per la sua ricerca, ha preso come punti di riferimento i codici che l’uomo, nel corso dei millenni, ha depositato per comunicare la sua presenza sulla Terra.
L’alfabeto, l’ideogramma, il disegno: con questi segni, prima rituali e ora cibernetici, l’uomo ha marcato l’ignoto, ha sovrapposto l’ essere al divenire, al fine di controllare le sue angosce e perdurare nei secoli. Si può concludere, quindi, che i codici, dai primordiali ai telematici, sono stati attentamente scomposti e studiati da Santoli, ridotti a puri elementi basilari, e, in seguito, reinterpretati per tessere nuove trame e le future cose divinare.

Giuliano Cotellessa
Nato a Pescara il 1 novembre 1962, vive e lavora a Pescara in via Potenza, 26.
Telefono 085 295226
Galleria virtuale: http://cotellessa.interfree.it.

Mostre personali
1990: Palazzo degli affari, Firenze; 1990: Galleria Bottega d’Arte, Chieti; 1991: Galleria, L’idioma, Ascoli Piceno; 1992: Galleria del Vicolo Quartirolo, Bologna; 1992: Museo casa natale G. D’Annunzio, Pescara; 1993: Galleria Filippo Palazzi, Vasto; 1993: Metroquadro Architettura, Pescara; 1994: Fondazione F. P. Michetti, Francavilla al Mare; 1994: Galleria Disro Spazio, Chieti; 1995: Galleria Il Campo, Campomarino; 1995: Galleria Civica d’Arte Moderna, Avezzano; 1996: Pinacoteca Civica d’Arte, Roseto degli Abruzzi; 1997: Palazzo De Crecchio, Lanciano; 1997: Kulturinstitut, Koln (Germania); 1999: Palazzo Bominaco, L’Aquila; 2000: Castello Ducale d’Aragona, Crecchio; 2002: Palazzo Villa Sabucchi, Pescara; 2003: Galleria Comunale d’Arte Contemporanea, Teramo; 2004: Museo Genti d’Abruzzo, Pescara; 2005: Palazzo della Camera di Commercio, Chieti; 2005: Castello Svevo, Termoli; 2006: Casa della Cultura, Spoltore (PE); 2007: Palazzina Azzurra, San Benedetto del Tronto; 2007: Palazzo Coltella Santoro, Pratola Peligna (AQ); 2008; Museo Taverna Ducale, Popoli (PE); 2009: Galleria Piazza Dante, Giulianova; 2010 Museo d’Arte Contemporanea “Vittoria Colonna”, Pescara, Imact form :la generazione del segno, Aurum,Pescara, 2010.

Testo critico di Erminia Turilli per Giuliano Cotellessa
Impact form: la generazione del segno
Che sia l’Astrattismo il versante artistico di Giuliano Cotellessa è evidente subito. Al primo contatto con le sue opere, si rivive quell’esperienza artistica nata nei primi anni del XX secolo, che nega la rappresentazione oggettiva della realtà. E vicino ai capiscuola dell’Astrattismo internazionale , al moscovita Vasilij Kandinskij , all’olandese Piet Mondrian e all’ucraino Kasimir Malevich, respirano le sue opere che sprigionano una dirompente forza concettuale. Da Vasilij Kandinskij distilla il rapporto musica/pittura con le opere ispirate alla musiche di Ennio Morricone. I suoi flussi geometrici, realizzati con tinte accese, riproducono in forma gestuale i suoi sentimenti . Con Piet Mondrian l’artista approda al rifiuto della natura per rifugiarsi nella perfezione intellettuale delle forme astratte. L’oggetto viene sintetizzato in linee e colori, pur partendo da forme reali, fino a giungere alle campiture geometriche di colori primari o seecondari. Grazie agli studi su Malevich, fondatore del Suprematismo, Cotellessa si propone di raggiungere l’assoluta purezza dei colori nelle forme attraverso l’abolizione estrema degli elementi figurativi.
Cotellessa esalta il sentire immediato e si proietta nel futuro attraverso forme-colore, geometrie variabili, fili inanellati a shema labirintico, scariche di luce, sagome incastrate in un muro concettuale di mattoni/scatole irregolari, bianco e nero, verde-bosco e rossoblu, linee a intarsio, ideogrammi, cartigli, fascette lunghe a pacchetto, lettere di luce disegnate e contornate di nero, un’implosione di nuvole allineate, flussi cromatici. E crea un codice di comunicazione inedito, effetto di una parafrasi nuova. E’ questa un’interpretazione del reale soggettiva, propria ed esclusiva dell’artista nel suo incontro col mondo, che si esalta attraverso l’uso non tradizionale del colore, mentre persegue la semplificazione delle forme secondo l’ordine della geometria.
Le sue forme provengono da un un tuffo empatico verso la realtà, da cui al contatto si ri-trae, si a-strae quasi immediatamente, rifiutandola e rifiutando di conseguenza ogni sua possibile rappresentazione figurativa.
L’artista inizia a dipingere negli anni Ottanta in Italia quando le idee astratte sono accolte ormai da circa cinquant’ anni nelle sue varie sfaccettature: geometrico, informale, spaziale. Infatti nel 1934 la galleria “il Milione” di Milano ospita una personale di Kandinsky e la scintilla di quella modalità d’espressione esplode in forme nuove e originalissime, con un astrattismo geometrico puro, in apparenza vicino al suprematismo russo.
Si annoverano, in Italia, vicini all’astrattismo artisti del calibro di Mauro Reggiani, del giovane Lucio Fontana, Atanasio Soldati e Luigi Veronesi. L’astrattismo geometrico europeo di Mondrian e Malevic, invece in Italia viene seguito da Rho e Radice, mentre quello marcatamente informale,creativo , dove il colore veniva liberamente portato sulla tela con gesto spontaneo da Emilio Vedova, Giulio Turcato, Toti Scialoja.
Nel 1947 si costituisce a Roma il gruppo artistico (e la rivista) FORMA che si scioglie nel 1950. Gli artisti che aderiscono al gruppo, e si collocano sul versante dell’Astrattismo, sono fra gli altri Achille Perilli, Pietro Consagra, Carla Accardi, Antonio Sanfilippo, Piero Dorazio e GiulioTurcato. Sicuramente questo gruppo di artisti è quello più studiato da Giuliano Cotellessa, allievo, al Liceo artistico a Pescara, del maestro Ettore Spalletti dal quale apprende la difficile lezione del rapporto fra spazio, colori e forme.
Cotellessa nasce nel 1962 e negli anni Ottanta inizia la sua esperienza artistica con una pittura astratta che si innesta nelle attuali avanguardie internazionali quali i Nuovi -Nuovi (1980)di Renato Barilli con Marcello Iori e Felice Levini, i Nuovi Futuristi nipotini di Balla-Depero. la Transanvanguardia italiana di Nicola de Maria, ma soprattutto le sue opere da un decennio guardano ai grandi artisti europei e statunitensi : al finlandese Peter Halley, all’irlandese Sean Scully, allo statunitense del New Iersey Jhonatan Lasker. La delimitazione degli spazi riquadrati esprime una vocazione di delineazione geometrica, ricalco a specchio della crescente geometrizzazione degli spazi sociali in cui viviamo in una forma ossessiva di imballaggi (box, auto, monolocale, blocco scrivania/computer). I dipinti di Cotellessa, spesso composti in grandi pannelli, sono sempre frutto di un’astrazione colta di simboli.
Dipinge ad olio, a volte deposita la tintura leggermente fitta per creare una superficie strutturata, in altre occasioni si rivolge ad un’altra tecnica preferita, quella della striatura e costruisce uno stile geometrico con striature dense e lussuose. Benché frequentemente lavori su scala 100/120,120/140,120/150, i suoi lavori rimandano a microscopici protozoi ingranditi da una lente, che emanano una vitalità seminale straordinaria. Nelle ultime opere queste caratteristiche sono ricorrenti, anche decifrando un modo di comporre che punta sulla ripetizione ma non sulla serialità. La sua opera non è infatti sottoposta a un gesto meccanico (come nella serialità della pop art di Andy Warhol) ma è frutto della relazione fisica con la tela. Senza dubbio Cotellessa può essere inserito in quella categoria di artisti che, pur riflettendo sul significato di a-strazione, innova il genere stesso.Il suo tipico segno o l’ insieme di segni complesso e aggrovigliato strutturano una dialettica nuova fra ispirazione stilistica e contraddizioni culturali .I lavori recenti presentano infatti degli elementi di innovazione anche all’interno di griglie organizzate. Ideale, utopico, tragico, ironico, sempre più simbolico, resettato in ordine sacrale/laico, è il suo modo di essere e di fare arte.

Erminia Turilli-curatore dell’evento: Tu-Arte non mi basti mai
Erminia Turilli nata a Pescara , si è laureata a L’Aquila con la prima tesi italiana su Carmelo Bene, per il quale successivamente ha curato numerose recensioni critiche su importanti riviste internazionali. Nel 1988 ha ideato e curato la mostra di poesia visiva e non Verde Verticale ’90. Spazio,visualità e scrittura nella poesia italiana: 1988-1965, Mazzotta, Milano,1988. Nel 1986 ha fondato il Centro di ricerca sui nuovi linguaggi artistici Byblos, nel 2002 le Edizioni Byblos e Bybloseventi. Ha vinto a Milano nel 1990 il primo premio per la Critica con il saggio Fisiologia di un atto creativo. Dal 1986 è inserita fra i poeti sperimentali del secondo Novecento in varie antologie e riviste di letteratura italiana con le opere: La strada, Metropolis, New York, Le città del suono. E’ autore dei seguenti libri: Work music nell’area metropolitana pescarese. Analisi, ricerche, modelli di sviluppo culturale, 2009, Pescara Jazz: 1969-2004 , I ed. 2004 , Pescara Jazz: 1969-2007 , II ed. 2007, Simmetria Warhol-Warhol symmetry, 2008, Il Cielo in una Città. Cultura e nuove prassi, 2010. Ha ideato e curato volumi bilingue, italiano-inglese e italiano-francese, di grande successo, per le case editrici Electa e Mazzotta di Milano e ha pubblicato una cinquantina di saggi per Mondadori, Mazzotta, Laterza e case editrici di ricerca. Nel 2004 ha curato la Direzione artistica della Biennale di Venezia a Pescara e la mostra Sensi contemporanei. Autrice di numerosi progetti editoriali, cinematografici, esibizioni d’arte, ha prodotto negli ultimi anni importanti eventi culturali: Pescara All Stars:1969-2007 (2007), Incontri fatali (Film sulla vita di Aldo Rossi, 2006), La galassia della creatività (2006), Ragazzi come noi (Film, 2007), Anni ’70 (2005), Warhol symmetry (2008), L’uomo e il nero (2010), Impact form: la generazione del segno, 2010, Tempus fugit, 2011, El viaje profundo (2012), Tre’s Got Talent (2013), De le future cose divinando, 2013, Cantiere Abruzzo_Elogio del talento e della creatività (2013), Tu-Arte non mi basti mai (2014).È Vice Presidente dell’Ente Manifestazioni Pescaresi. Dal 2005 è membro del Comitato scientifico della rivista transnazionale Creative Class e Direttore di Ricerca del Progetto europeo Equal Odé-on, legato alla nascente Città della Musica di Pescara. E’ Direttore editoriale delle Edizioni Byblos dal 2002.

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